di Pierfranco Bruni
Avevi meno dell'età che ho oggi io. Ti vedevo stanco con il viso un po' provato. Mi avevi accompagnato alla stazione dei treni di Spezzano Albanese. I miei viaggi per Roma.
A quel tempo però ero studente universitario. Mi riempivi le tasche di gettoni telefonici. Erano un lusso in quel tempo. Dovevo essere io a telefonarvi.
Sì, perché alla casa dello studente non vi erano telefoni riceventi. Poi io cambiavo letto ogni notte. Non avevo diritto alla casa dello studente perché il nostro reddito non lo permetteva, ma io avevo scelto di vivere con quel gruppo di amici, e non avendo la possibilità di una stanza o di un letto fisso, ero destinato a fare già da allora l'errante.
Questo fatto che non avessi fissa dimora mia madre e mio padre mai lo hanno saputo.
Si è sempre erranti.
Ti vedevo stanco e avevi meno della mia età di oggi. Padre mio.
Con te ho imparato la pazienza come coraggio e saggezza nel tempo della vita che scorre tra le mani e il silenzio e si fa cammino. Hai atteso la tua sposa meno di tre anni. Non siete mai cambiati.
Io ricordo mia madre con la malinconia e il sorriso e la sua capacità di non fingere mai scorrendo granelli di verità. Guardava negli occhi e non ci pensava due volte a sbattere le verità sul tavolo.
Due personalità diverse. In entrambi la grandezza portante è stata la lealtà e la coerenza.
Io e Giulia, mia sorella poco più grande di me, abbiamo avuto due grandi pilastri che hanno formato la nostra coscienza e la nostra vita. Sempre nel segno dell'eleganza ci siamo incamminati sulle vie di una testimonianza misurata negli anni.
Sono passati gli anni.
Mia madre e mio padre non ci sono più con noi, ma i loro segni e la loro presenza non smettono di farci compagnia.
Mi fanno compagnia nelle notti di sonno. Mi fanno compagnia tra i giorni con un pensare che non smette di essere forte e fragile in tutto ciò che vivo.
Ci sono immagini che ritornano. Ed io ritorno a quelle immagini. Mia Madre aveva visto giusto dopo la morte di papà. Ci sono solitudini insondabili e che non possono essere colmate.
Con la morte di mio padre lentamente anche lei è cominciata ad assestarsi. Erano una unica leggenda favola storia destino verità.
Si è lasciata andare tra un orizzonte e un'alba, tra un silenzio e un ricordo. Non c'era notte che lo sognava. La mattina presto mi telefonava per dirmi: "Stanotte mi ha fatto compagnia tuo padre. Aveva il viso appena rasato e il suo solito dopobarba. Era molto bello. L'ho sognato vivo. Lo sogno sempre vivo".
Ogni giorno tante molte telefonate.
L'altra sera lasciando il mio ufficio ho preso il telefono dicendomi sovrappensiero: devo chiamare mamma...
Poi poi ma poi mi sono reso conto che mia madre non c'e' più... A dire il vero mi capita spesso ciò... Ora leggo e rileggo le vostre lettere del 1949. Quanto amore. Quanta nostalgia. Vi siete amati con forza.
Queste lettere faranno il mio prossimo romanzo. Mi hanno permesso di conoscervi andando oltre ad all'essere figlio o meglio non considerandomi soltanto carne della vostra carne.
A quel tempo però ero studente universitario. Mi riempivi le tasche di gettoni telefonici. Erano un lusso in quel tempo. Dovevo essere io a telefonarvi.
Sì, perché alla casa dello studente non vi erano telefoni riceventi. Poi io cambiavo letto ogni notte. Non avevo diritto alla casa dello studente perché il nostro reddito non lo permetteva, ma io avevo scelto di vivere con quel gruppo di amici, e non avendo la possibilità di una stanza o di un letto fisso, ero destinato a fare già da allora l'errante.
Questo fatto che non avessi fissa dimora mia madre e mio padre mai lo hanno saputo.
Si è sempre erranti.
Ti vedevo stanco e avevi meno della mia età di oggi. Padre mio.
Con te ho imparato la pazienza come coraggio e saggezza nel tempo della vita che scorre tra le mani e il silenzio e si fa cammino. Hai atteso la tua sposa meno di tre anni. Non siete mai cambiati.
Io ricordo mia madre con la malinconia e il sorriso e la sua capacità di non fingere mai scorrendo granelli di verità. Guardava negli occhi e non ci pensava due volte a sbattere le verità sul tavolo.
Due personalità diverse. In entrambi la grandezza portante è stata la lealtà e la coerenza.
Io e Giulia, mia sorella poco più grande di me, abbiamo avuto due grandi pilastri che hanno formato la nostra coscienza e la nostra vita. Sempre nel segno dell'eleganza ci siamo incamminati sulle vie di una testimonianza misurata negli anni.
Sono passati gli anni.
Mia madre e mio padre non ci sono più con noi, ma i loro segni e la loro presenza non smettono di farci compagnia.
Mi fanno compagnia nelle notti di sonno. Mi fanno compagnia tra i giorni con un pensare che non smette di essere forte e fragile in tutto ciò che vivo.
Ci sono immagini che ritornano. Ed io ritorno a quelle immagini. Mia Madre aveva visto giusto dopo la morte di papà. Ci sono solitudini insondabili e che non possono essere colmate.
Con la morte di mio padre lentamente anche lei è cominciata ad assestarsi. Erano una unica leggenda favola storia destino verità.
Si è lasciata andare tra un orizzonte e un'alba, tra un silenzio e un ricordo. Non c'era notte che lo sognava. La mattina presto mi telefonava per dirmi: "Stanotte mi ha fatto compagnia tuo padre. Aveva il viso appena rasato e il suo solito dopobarba. Era molto bello. L'ho sognato vivo. Lo sogno sempre vivo".
Ogni giorno tante molte telefonate.
L'altra sera lasciando il mio ufficio ho preso il telefono dicendomi sovrappensiero: devo chiamare mamma...
Poi poi ma poi mi sono reso conto che mia madre non c'e' più... A dire il vero mi capita spesso ciò... Ora leggo e rileggo le vostre lettere del 1949. Quanto amore. Quanta nostalgia. Vi siete amati con forza.
Queste lettere faranno il mio prossimo romanzo. Mi hanno permesso di conoscervi andando oltre ad all'essere figlio o meglio non considerandomi soltanto carne della vostra carne.
Un uomo e una donna innamorati.
Ciò che mi sorprende e rattrista è il fatto che siete andati via senza avvisarmi senza aspettarmi eppure ero li a 200 chilometri .
E senza la mia presenza.
Sì questo resta il tragico che vivo. Non ero presente alla vostra morte. Non prevista soprattutto quella di mamma e non prevedibile. Il tempo passa e voi non siete distanza lontananza distacco. Siete sempre più vicini.
Io mi comporto come se voi ci foste ancora. In quella casa e con il giardino da curare. Ma non è così. Non è più così.
La vita cambia. Nonostante questa apparenza io vi trovo in quella casa con i vostri oggetti i vostri abiti con la vostra voce.
Tanto da chiedermi se sono io che vado via o siete voi.
Il tempo passa. Il tempo ci cambia. Il tempo misura le linee e il cerchio del viaggio.
Io sto sempre a pensarci e non riesco ancora ad avere le parole giuste per raccontarvi raccontandoci.
Raccontarvi per raccontarci.
Siete qui. Ci sono promesse non mantenute. Mie promesse. Le vostre tutte le avete mantenute. Sono io ad essere carente. Appuntamenti perduti che mai più potrò colmare. Rimpianti tanti rimorsi nessuno nostalgie nella vita.
Mio padre era nato a San Lorenzo del Vallo il 23 febbraio del 1920 e mia madre era nata a Terranova di Sibari il 27 febbraio 1927. Mio padre è morto il 21 dicembre del 2012. Mia madre è morta nel 2015. L'11 di ottobre.
Ora cosa resta?
L'assenza e tutto.
La memoria che si fa vita. La morte che custodisce mia madre e mio padre. Nostra madre nostro padre.
Sono viaggio.
O sono soltanto in viaggio.
Tu mamma hai sempre cantato "Avvinta come l'edera... ".
E tu papà intonaci "Granada... ".
Ciò che mi sorprende e rattrista è il fatto che siete andati via senza avvisarmi senza aspettarmi eppure ero li a 200 chilometri .
E senza la mia presenza.
Sì questo resta il tragico che vivo. Non ero presente alla vostra morte. Non prevista soprattutto quella di mamma e non prevedibile. Il tempo passa e voi non siete distanza lontananza distacco. Siete sempre più vicini.
Io mi comporto come se voi ci foste ancora. In quella casa e con il giardino da curare. Ma non è così. Non è più così.
La vita cambia. Nonostante questa apparenza io vi trovo in quella casa con i vostri oggetti i vostri abiti con la vostra voce.
Tanto da chiedermi se sono io che vado via o siete voi.
Il tempo passa. Il tempo ci cambia. Il tempo misura le linee e il cerchio del viaggio.
Io sto sempre a pensarci e non riesco ancora ad avere le parole giuste per raccontarvi raccontandoci.
Raccontarvi per raccontarci.
Siete qui. Ci sono promesse non mantenute. Mie promesse. Le vostre tutte le avete mantenute. Sono io ad essere carente. Appuntamenti perduti che mai più potrò colmare. Rimpianti tanti rimorsi nessuno nostalgie nella vita.
Mio padre era nato a San Lorenzo del Vallo il 23 febbraio del 1920 e mia madre era nata a Terranova di Sibari il 27 febbraio 1927. Mio padre è morto il 21 dicembre del 2012. Mia madre è morta nel 2015. L'11 di ottobre.
Ora cosa resta?
L'assenza e tutto.
La memoria che si fa vita. La morte che custodisce mia madre e mio padre. Nostra madre nostro padre.
Sono viaggio.
O sono soltanto in viaggio.
Tu mamma hai sempre cantato "Avvinta come l'edera... ".
E tu papà intonaci "Granada... ".