Bisogna non dimenticare di sparire per non essere dimenticati...
C'è un Oriente sommerso nelle nostre anime. Resta racchiuso in un silenzio che è fatto di colori. I colori non sono immagini. Ci regalano il sogno dell'immaginario. Quando questo immaginario si spezza ogni realtà incontra la storia.
Sono ancora all'ingresso della Medina. Non mi bastano le parole. O forse non sono mai sufficienti per catturate quel tempo che fugge tra i ricordi e la memoria.
Un giorno. Nadine mi ha detto, stringendomi le mani, che fino a quando cercherò di legare la bellezza all'armonia vivrò la mia inquietante impazienza.
Ho molto pensato a queste parole anche se, come sempre, toccano l'insufficienza.
C'è un Oriente sommerso nelle nostre anime. Resta racchiuso in un silenzio che è fatto di colori. I colori non sono immagini. Ci regalano il sogno dell'immaginario. Quando questo immaginario si spezza ogni realtà incontra la storia.
Sono ancora all'ingresso della Medina. Non mi bastano le parole. O forse non sono mai sufficienti per catturate quel tempo che fugge tra i ricordi e la memoria.
Un giorno. Nadine mi ha detto, stringendomi le mani, che fino a quando cercherò di legare la bellezza all'armonia vivrò la mia inquietante impazienza.
Ho molto pensato a queste parole anche se, come sempre, toccano l'insufficienza.
Cammino evitando le ferite del tempo. Cammino strappando ogni gesto di nostalgia dal mio cuore. Perché so che bisogna evitare la lacerazione tra i ricordi e la memoria.
Per evitarla bisogna capire cosa si nasconde dentro ogni ascolto. Si può ascoltare ma si può essere traditi anche dall'ascolto.
Mia madre ha il viso della memoria anche se chiede ai ricordi di non andare via. Mio padre è ormai un'aquila ed io cerco di capire il volo che tocca i silenzi e le parole.
Nadine è una danzatrice che mi sfiora la pelle e tenta di non legarmi al tempo. Mi chiede di fare l'amore. Mi accarezza il viso ed io ho tra le mani i suoi piccoli seni.
Dove mi trovo?
Nella stanza con la tenda gialla e i profumi arabi che inebriano i sogni e le ore o ancora vivo l'attesa tra le le strade di ingresso della Medina?
Ma sì, il viaggio è un dimenticare.
Una volta credevo alle partenze e ai ritorni e sempre chiedevo di sostare sull'isola del mio mare. Non è più così. Non ci sono isole alle quali affidiamo il ritorno.
C'è il viaggio nel quale ci perdiamo e non basta un incendio del cuore o una tempesta dell'anima.
Ritrovo Nadine che mi dice: "Non fare in modo che le illusioni attraversino lo spazio dei tuoi labirinti. Custodisciti nei labirinti perché in ogni emozione che ti tocca vivere ci sono i segni del vissuto. Il tuo vissuto. Ora vai fin dove il vento non strapperà le vele dei tuoi occhi. Poi non avrai più la possibilità di vedere ma soltanto di osservare...".
Non capisco. Resto fermo bloccato tra pensieri. Non vedere ma osservare. Non smetto di camminare e vado oltre.
I mercanti hanno stoffe di seta sulle spalle. La città è popolata di voci. Il silenzio è sparito. Sparito.
C'è bisogno di sparire per non dimenticare di restare.
Nadine misura distanze. Io con la mano destra accenno un saluto. È l'ora della preghiera. È già un canto.
Negli Orienti le danzatrici hanno i piedi scalzi e ti guardano negli occhi. Mentre i Sufi dialogano con le ombre e le luci. Oltre gli orizzonti del cielo.
Domani incontrerò ancora Nadine. Ma io non vivo più l'isola e lo spazio è un infinito.
Bisogna non dimenticare di sparire per non essere dimenticati. Dirò a Nadine di non cancellare mai questa frase. Forse è già notte. Il vento va verso il deserto ed io non ho bisogno di vedere.
Nelle mie solitudini con il mare tra i silenzi osservo. Non ho nostalgie. Non ho ricordi. Non ho foto in bianco e nero.
Gli antichi sciamani non ascoltavano soltanto. Cercavano nelle conchiglie il mistero delle lune.
Per evitarla bisogna capire cosa si nasconde dentro ogni ascolto. Si può ascoltare ma si può essere traditi anche dall'ascolto.
Mia madre ha il viso della memoria anche se chiede ai ricordi di non andare via. Mio padre è ormai un'aquila ed io cerco di capire il volo che tocca i silenzi e le parole.
Nadine è una danzatrice che mi sfiora la pelle e tenta di non legarmi al tempo. Mi chiede di fare l'amore. Mi accarezza il viso ed io ho tra le mani i suoi piccoli seni.
Dove mi trovo?
Nella stanza con la tenda gialla e i profumi arabi che inebriano i sogni e le ore o ancora vivo l'attesa tra le le strade di ingresso della Medina?
Ma sì, il viaggio è un dimenticare.
Una volta credevo alle partenze e ai ritorni e sempre chiedevo di sostare sull'isola del mio mare. Non è più così. Non ci sono isole alle quali affidiamo il ritorno.
C'è il viaggio nel quale ci perdiamo e non basta un incendio del cuore o una tempesta dell'anima.
Ritrovo Nadine che mi dice: "Non fare in modo che le illusioni attraversino lo spazio dei tuoi labirinti. Custodisciti nei labirinti perché in ogni emozione che ti tocca vivere ci sono i segni del vissuto. Il tuo vissuto. Ora vai fin dove il vento non strapperà le vele dei tuoi occhi. Poi non avrai più la possibilità di vedere ma soltanto di osservare...".
Non capisco. Resto fermo bloccato tra pensieri. Non vedere ma osservare. Non smetto di camminare e vado oltre.
I mercanti hanno stoffe di seta sulle spalle. La città è popolata di voci. Il silenzio è sparito. Sparito.
C'è bisogno di sparire per non dimenticare di restare.
Nadine misura distanze. Io con la mano destra accenno un saluto. È l'ora della preghiera. È già un canto.
Negli Orienti le danzatrici hanno i piedi scalzi e ti guardano negli occhi. Mentre i Sufi dialogano con le ombre e le luci. Oltre gli orizzonti del cielo.
Domani incontrerò ancora Nadine. Ma io non vivo più l'isola e lo spazio è un infinito.
Bisogna non dimenticare di sparire per non essere dimenticati. Dirò a Nadine di non cancellare mai questa frase. Forse è già notte. Il vento va verso il deserto ed io non ho bisogno di vedere.
Nelle mie solitudini con il mare tra i silenzi osservo. Non ho nostalgie. Non ho ricordi. Non ho foto in bianco e nero.
Gli antichi sciamani non ascoltavano soltanto. Cercavano nelle conchiglie il mistero delle lune.