Cosa è una stirpe una razza una
dinastia…
Una famiglia nel religioso che racconta vite
Cosa è una stirpe una razza una dinastia...
La vita passeggera tra generazioni e generazioni che attraversano pezzi di tempi per raccontare una due tre vite... Ma noi non siamo una storia. Non abbiamo mai disegnato una storia.... Piuttosto siamo stati la storia, ma forse neppure questo è vero. Noi siamo stati una vita. Siamo stati un destino.
Lo siamo ancora.
La vita è intrecciata al destino e il destino è una vita tra le maglie delle vite personali. A raccontare una storia non è la stessa avventura dei destini. Non è come se si raccontasse un destino.
Camminiamo spesso con nel cuore le nostalgie che si intrecciano nei suoni della sera.
Se il tempo è passato c’è sempre una religiosità che è diventata àncora e attraversa i nostri mari tracciando linee tra le onde.
Questa mia famiglia ha radici.
Anche io ho rimorso. Noi siamo impastati di rimorsi. Piccoli grandi infiniti rimorsi. Sono i rimorsi, in fondo, che spaziano nell’anima e danno un senso agli specchi nei quali ci specchiamo quotidianamente.
Mia madre ancora mi dice che non sono stato fedele alla promessa fatta sia a mio padre che a lei. Quella di portarli al Santuario di San Francesco di Paola.
Io sono cresciuto avendo accanto sempre il Santo di Paola. È stata l’icona più forte che ha dominato la nostra stirpe. È stato il Santo nelle nostre ricerche per le vie delle salvezze.
Avevamo un appuntamento segnato nella storia, ma il destino entra sempre nella vita. Sarebbe bastato poco.
Ero ragazzo. Mia madre pregava più volte al giorno. Ero stato colpito da una endocardite. Rischiavo. E di grosso. Ci fu una promessa che era quella che diventato più grande avrei dovuto comprare un cuore d’argento e regalarlo a San Francesco, a Paola.
Un ex voto.
Dopo anni sono riuscito a trovare questo cuore di argento. Ma è ancora in un tiretto della stanza da letto che è stata di mia madre e di mio padre.
È l’unica infedeltà consumata nei confronti di mia madre e di mio padre. L’unica. Ed ho rimpianto. Unica infedeltà consumati nei confronti di papà e mamma.
Ci andrò da solo a Paola. Dal nostro Santo che ha sempre protetto le generazioni della mia stirpe.
Già, San Francesco è dentro i nostri destini. Non smette di essere nella mia vita e non perché è parte integrante di una tradizione. Perché oltre ad essere tradizione è il mio compagno di viaggio e spesso mi rivolgo a lui e lui mi osserva e ogni sguardo è una parola un linguaggio un viaggio.
Ci sono segni e bisogna cercare di afferrarli.
Quel suo sguardo, la sua barba che sembra muovere i venti tra le montagne della Calabria e le onde dei mari, tra Ionio e Tirreno e il suo bastone.
Mi ascolta. Con pazienza. L’ho sempre considerato un Santo che non ha mai temuto di dire la verità delineando quell’eresia che non smette di vivere anche nella mia vita.
Tutta la mia stirpe è devota al Santo di Paola.
I Gaudinieri hanno in Francesco una devozione che nasce già dal Seicento.
Questo Santo che ha segnato i nostri passi.
Era nella nostra tradizione.
Almeno una volta all’anno si andava a Paola. Mio padre con la Millecento rossa fiammeggiante… Quanti ferragosti trascorsi proprio nei pressi del Santuario… Ricordo che tutto aveva una sua religiosità.
A casa mia erano frequenti gli incontri, nei tempi di preghiera e di don Salvatore, con i Focolarini.
Ritrovare frammenti di vita come ricordi e giocarli nel cammino di una vita è sempre più capire.
Tra i Bruni e i Gaudinieri c’è un incontro di devozioni in una religiosità popolare.
San Francesco, la Madonna di Pompei, la Madonna delle Grazie con la sua imponenza nel Santuario di Spezzano Albanese e Sant’Antonio, che ha il chiarore dei gigli.
I gigli li ho ritrovati illuminanti nel mio giardino accanto al roseto di Santa Rita.
Ancora oggi hanno la bellezza che porta il sole.
C’era un filare di gigli nella vigna di Spezzano Albanese. In alto sul cancello c’era una piccola statua di San Francesco, Una Icona in una bifora. Ora la statuetta è nel mio studio della casa di Calabria.
I gigli di Sant’Antonio, un Santo molto caro anche a mia madre perché nel suo paese, Terranova, si celebrava e si festeggiava con grandi celebrazioni il 13 di giugno.
C’erano i gigli nelle terre di San Salvadore (o San Salvatore, non ho mai capito se d o t) e le viole nelle terre della Chiusa. Poi un’altra tradizione è quella di Santo Biagio. A Bisignano. Sì. Perché i Gaudinieri hanno radici a Bisignano… Ma la vita è un ricorrere di religiosità e magie.
Questa dinastia è una stirpe?
Non smetto di camminare tra le parole che si intrecciano nei pensieri.
Ascolto mio padre che mi racconta il paese.
Zio Adolfo che mi conforta.
Zio Gino che mi ricorda.
Zio Pietro che mi invita.
Zio Mariano che mi richiama ai miei doveri.
Sono impastato di un gioco infinito di vite. Ma queste vite hanno fatto la mia vita.
E mia madre si affaccia alla finestra che butta sul giardino e mi chiama dicendomi: “Non costruire più casette di terra e di sabbia… Il pranzo è pronto…”.
Ed erano giorni d’estate quando trascorrevo ore e giornate tra gli spazi del mio giardino con il profumo di menta e di citronella, ovvero “cetradella”…
Anche questa vita è passata e tutto passa nella memoria che resta…
Ma cosa è una stirpe una razza una dinastia…Un destino…
Io vivo la dinastia nel destino nella vita che mi incontra…
Una famiglia nel religioso che racconta vite
Cosa è una stirpe una razza una dinastia...
La vita passeggera tra generazioni e generazioni che attraversano pezzi di tempi per raccontare una due tre vite... Ma noi non siamo una storia. Non abbiamo mai disegnato una storia.... Piuttosto siamo stati la storia, ma forse neppure questo è vero. Noi siamo stati una vita. Siamo stati un destino.
Lo siamo ancora.
La vita è intrecciata al destino e il destino è una vita tra le maglie delle vite personali. A raccontare una storia non è la stessa avventura dei destini. Non è come se si raccontasse un destino.
Camminiamo spesso con nel cuore le nostalgie che si intrecciano nei suoni della sera.
Se il tempo è passato c’è sempre una religiosità che è diventata àncora e attraversa i nostri mari tracciando linee tra le onde.
Questa mia famiglia ha radici.
Anche io ho rimorso. Noi siamo impastati di rimorsi. Piccoli grandi infiniti rimorsi. Sono i rimorsi, in fondo, che spaziano nell’anima e danno un senso agli specchi nei quali ci specchiamo quotidianamente.
Mia madre ancora mi dice che non sono stato fedele alla promessa fatta sia a mio padre che a lei. Quella di portarli al Santuario di San Francesco di Paola.
Io sono cresciuto avendo accanto sempre il Santo di Paola. È stata l’icona più forte che ha dominato la nostra stirpe. È stato il Santo nelle nostre ricerche per le vie delle salvezze.
Avevamo un appuntamento segnato nella storia, ma il destino entra sempre nella vita. Sarebbe bastato poco.
Ero ragazzo. Mia madre pregava più volte al giorno. Ero stato colpito da una endocardite. Rischiavo. E di grosso. Ci fu una promessa che era quella che diventato più grande avrei dovuto comprare un cuore d’argento e regalarlo a San Francesco, a Paola.
Un ex voto.
Dopo anni sono riuscito a trovare questo cuore di argento. Ma è ancora in un tiretto della stanza da letto che è stata di mia madre e di mio padre.
È l’unica infedeltà consumata nei confronti di mia madre e di mio padre. L’unica. Ed ho rimpianto. Unica infedeltà consumati nei confronti di papà e mamma.
Ci andrò da solo a Paola. Dal nostro Santo che ha sempre protetto le generazioni della mia stirpe.
Già, San Francesco è dentro i nostri destini. Non smette di essere nella mia vita e non perché è parte integrante di una tradizione. Perché oltre ad essere tradizione è il mio compagno di viaggio e spesso mi rivolgo a lui e lui mi osserva e ogni sguardo è una parola un linguaggio un viaggio.
Ci sono segni e bisogna cercare di afferrarli.
Quel suo sguardo, la sua barba che sembra muovere i venti tra le montagne della Calabria e le onde dei mari, tra Ionio e Tirreno e il suo bastone.
Mi ascolta. Con pazienza. L’ho sempre considerato un Santo che non ha mai temuto di dire la verità delineando quell’eresia che non smette di vivere anche nella mia vita.
Tutta la mia stirpe è devota al Santo di Paola.
I Gaudinieri hanno in Francesco una devozione che nasce già dal Seicento.
Questo Santo che ha segnato i nostri passi.
Era nella nostra tradizione.
Almeno una volta all’anno si andava a Paola. Mio padre con la Millecento rossa fiammeggiante… Quanti ferragosti trascorsi proprio nei pressi del Santuario… Ricordo che tutto aveva una sua religiosità.
A casa mia erano frequenti gli incontri, nei tempi di preghiera e di don Salvatore, con i Focolarini.
Ritrovare frammenti di vita come ricordi e giocarli nel cammino di una vita è sempre più capire.
Tra i Bruni e i Gaudinieri c’è un incontro di devozioni in una religiosità popolare.
San Francesco, la Madonna di Pompei, la Madonna delle Grazie con la sua imponenza nel Santuario di Spezzano Albanese e Sant’Antonio, che ha il chiarore dei gigli.
I gigli li ho ritrovati illuminanti nel mio giardino accanto al roseto di Santa Rita.
Ancora oggi hanno la bellezza che porta il sole.
C’era un filare di gigli nella vigna di Spezzano Albanese. In alto sul cancello c’era una piccola statua di San Francesco, Una Icona in una bifora. Ora la statuetta è nel mio studio della casa di Calabria.
I gigli di Sant’Antonio, un Santo molto caro anche a mia madre perché nel suo paese, Terranova, si celebrava e si festeggiava con grandi celebrazioni il 13 di giugno.
C’erano i gigli nelle terre di San Salvadore (o San Salvatore, non ho mai capito se d o t) e le viole nelle terre della Chiusa. Poi un’altra tradizione è quella di Santo Biagio. A Bisignano. Sì. Perché i Gaudinieri hanno radici a Bisignano… Ma la vita è un ricorrere di religiosità e magie.
Questa dinastia è una stirpe?
Non smetto di camminare tra le parole che si intrecciano nei pensieri.
Ascolto mio padre che mi racconta il paese.
Zio Adolfo che mi conforta.
Zio Gino che mi ricorda.
Zio Pietro che mi invita.
Zio Mariano che mi richiama ai miei doveri.
Sono impastato di un gioco infinito di vite. Ma queste vite hanno fatto la mia vita.
E mia madre si affaccia alla finestra che butta sul giardino e mi chiama dicendomi: “Non costruire più casette di terra e di sabbia… Il pranzo è pronto…”.
Ed erano giorni d’estate quando trascorrevo ore e giornate tra gli spazi del mio giardino con il profumo di menta e di citronella, ovvero “cetradella”…
Anche questa vita è passata e tutto passa nella memoria che resta…
Ma cosa è una stirpe una razza una dinastia…Un destino…
Io vivo la dinastia nel destino nella vita che mi incontra…