La devozione si vive anche in silenzio ma con la presenza e mai con la assenza
Il tempo cammina dentro la storia, perché la storia decifra gli accadimenti, gli eventi, le nobiltà e le miserie. Il tempo cammina tra la singolarità dei simboli e i simboli sempre si dichiarano. In essi c’è l’alchimia dei destini. L’alchimia e i destini.
Il tempo cammina dentro la storia, perché la storia decifra gli accadimenti, gli eventi, le nobiltà e le miserie. Il tempo cammina tra la singolarità dei simboli e i simboli sempre si dichiarano. In essi c’è l’alchimia dei destini. L’alchimia e i destini.
Il simbolo dell’aquila mi accompagna. Ed è un parlare sottovoce tra i vicoli di un paese che hanno segnato i miei passi e spesso penso a mio padre che ha stretto le mie mani sino ad una sera prima e poi le sue mani erano senza più attesa.
È come rivederlo, quando ritorno ad osservare le piante del suo giardino. È rivederlo quando osservo tutto ciò che ha lasciato. Lì, come lo ha lasciato. Con la polvere che ruga ogni oggetto.
Ho ritrovato addirittura le sue pagelle scolastiche. Lui ha frequentato la scuola del Fascismo. Pagelle che sembravano fogli immensi. Dentro le sue pagelle, per classe, aveva inserito le mie pagelline verdognole delle Elementari. Ogni virgola al punto giusto. Ordine e disciplina, diceva. Ordine, disciplina, dignità e orgoglio di vivere una nobiltà di idee, di comportamenti, di stile e di devozione sempre alla famiglia.
La devozione si vive anche in silenzio, ma con la presenza e mai con la assenza, diceva mio padre. Ma questa è la storia della famiglia Bruni – Gaudinieri – Guaglianone.
È unitile negarlo: quando la vita diventa stile è stile ed ha la sua rappresentazione proprio quando il richiamo alla pietà diventa una religiosità del cuore.
Il colonnello Gaudinieri ha combattuto nella Grande Guerra ed ha lasciato segni di eleganza nelle sue gesta. Si ricorda la sua eleganza e il suo vissuto.
Don Ferdinando Guaglianone, il gesuita morto nel 1927, ha frequentato i salotti napoletani e con il suo essere filo borbonico non ha mai rinnegato e non conosce il tradimento.
Don Ferdinando aveva stile nel linguaggio ma saggezza nel suo essere presente tra la gente. Il suo culto mariano è una costante frequentazione alla tradizione.
I cinque fratelli sono stati gli eredi di queste generazioni passate che hanno fatto la storia vivendo la vita con il coraggio della nobiltà e con la nobiltà delle idee. Le parole non hanno mai avuto senso se mancano le azioni, i gesti, gli incontri.
Agostino Gaudinieri ha vissuto l’onore della Patria testimoniandosi sempre e non negandosi mai. Come la sorella Giulia.
Don Ferdinando Guaglianone, nel Regno di Napoli, era diventato il protagonista di una teologia della tradizione in una cattolicità che cominciava ad innovarsi, ma egli fedele sempre ad un pensiero dell’abitare il senso del suo tempo nel tempo della cristianità ha scritto una delle pagine importanti su Maria ed è stato un riferimento, in tempi non più vicini, per “Civiltà Cattolica”.
È vero che il tempo è un trascinamento di altro tempo e di ti altri tempi, ma anche vero che nulla dovrebbe essere dimenticato.
Chi dimentica è perduto e chi si perde e non ha il coraggio di urlare di essersi perduto diventa soltanto una maschera triste. Neppure tragica, il senso del tragico è nella nobiltà dell’ironia.
I cinque fratelli ben conoscevano l’ironia e ben conoscevano il filo del tragico che si lega al coraggio della dignità e della parole che è la sfida nel vivere con la lealtà degli orizzonti che cadono sul limitare della linea sul mare e tracciano crepuscoli.
Mio padre coltiva ancora le rose e il roseto che circonda le aiuole del nostro giardino è nato da un seme che l’aquila ha depositato in una zolla di terra tra la palma e le orchidee.
Zio Pietro naviga tra il mare di Sardegna ed ha compreso che l’isola custodisce il mistero dell’aquila.
Zio Gino ha abbandonato i suoi atti amministrativi e legge poesie che parlano di tramonti rossi.
Zio Adolfo conosce la storia e appunta il vissuto su cartigli che permettono di ricostruire un viaggio tra la cronaca e l’antico.
Zio Mariano si è stancato di annotare equazioni sui libretti notes e osserva la pioggia battere sulla vetrata della sua casa di Cosenza, in quel balcone che era un giardino pensile e dove da ragazzo più volte, con Pina, ho giocato con il mio vestitino da festa con i pantaloncini corti.
Siamo questi perché siamo stati questi, sempre.
Giulia Gaudinieri aveva nel sangue i Guaglianone. Ermete Francesco Bruni sposandola ha disegnato un destino in generazioni che continuano a vivere l’ironia e la nobiltà.
Ma la vita ha le sue rappresentazioni. Ha il suo teatro oltre ad essere teatro.
Quel giorno mio padre, stringendo la mia testa alla sua, mi ha semplicemente detto: “Mai, mai, mai… non dimenticare il nome che porti… Dammi i tuoi pensieri ed io ti darò i miei pensieri…”.
Sono giorni di nostalgie.
Mentre scrivo ascolto voci, cerco voci che mi giungono da lontano. E queste voci sono destino.
I cinque fratelli non smetteranno di raccontare e di trasmette ricordi. il tempo cammina dentro la storia, ma la storia non può fare a meno di camminare nei nostri vissuti e nel nostro essere.
Aspetto sempre l’alba e l’alba ha la sua luce la sua grazia il suo chiaro dopo la notte. L’aquila ha il suo senso. San Francesco di Paola è un cammino tra la storie, tra le storie…
È come rivederlo, quando ritorno ad osservare le piante del suo giardino. È rivederlo quando osservo tutto ciò che ha lasciato. Lì, come lo ha lasciato. Con la polvere che ruga ogni oggetto.
Ho ritrovato addirittura le sue pagelle scolastiche. Lui ha frequentato la scuola del Fascismo. Pagelle che sembravano fogli immensi. Dentro le sue pagelle, per classe, aveva inserito le mie pagelline verdognole delle Elementari. Ogni virgola al punto giusto. Ordine e disciplina, diceva. Ordine, disciplina, dignità e orgoglio di vivere una nobiltà di idee, di comportamenti, di stile e di devozione sempre alla famiglia.
La devozione si vive anche in silenzio, ma con la presenza e mai con la assenza, diceva mio padre. Ma questa è la storia della famiglia Bruni – Gaudinieri – Guaglianone.
È unitile negarlo: quando la vita diventa stile è stile ed ha la sua rappresentazione proprio quando il richiamo alla pietà diventa una religiosità del cuore.
Il colonnello Gaudinieri ha combattuto nella Grande Guerra ed ha lasciato segni di eleganza nelle sue gesta. Si ricorda la sua eleganza e il suo vissuto.
Don Ferdinando Guaglianone, il gesuita morto nel 1927, ha frequentato i salotti napoletani e con il suo essere filo borbonico non ha mai rinnegato e non conosce il tradimento.
Don Ferdinando aveva stile nel linguaggio ma saggezza nel suo essere presente tra la gente. Il suo culto mariano è una costante frequentazione alla tradizione.
I cinque fratelli sono stati gli eredi di queste generazioni passate che hanno fatto la storia vivendo la vita con il coraggio della nobiltà e con la nobiltà delle idee. Le parole non hanno mai avuto senso se mancano le azioni, i gesti, gli incontri.
Agostino Gaudinieri ha vissuto l’onore della Patria testimoniandosi sempre e non negandosi mai. Come la sorella Giulia.
Don Ferdinando Guaglianone, nel Regno di Napoli, era diventato il protagonista di una teologia della tradizione in una cattolicità che cominciava ad innovarsi, ma egli fedele sempre ad un pensiero dell’abitare il senso del suo tempo nel tempo della cristianità ha scritto una delle pagine importanti su Maria ed è stato un riferimento, in tempi non più vicini, per “Civiltà Cattolica”.
È vero che il tempo è un trascinamento di altro tempo e di ti altri tempi, ma anche vero che nulla dovrebbe essere dimenticato.
Chi dimentica è perduto e chi si perde e non ha il coraggio di urlare di essersi perduto diventa soltanto una maschera triste. Neppure tragica, il senso del tragico è nella nobiltà dell’ironia.
I cinque fratelli ben conoscevano l’ironia e ben conoscevano il filo del tragico che si lega al coraggio della dignità e della parole che è la sfida nel vivere con la lealtà degli orizzonti che cadono sul limitare della linea sul mare e tracciano crepuscoli.
Mio padre coltiva ancora le rose e il roseto che circonda le aiuole del nostro giardino è nato da un seme che l’aquila ha depositato in una zolla di terra tra la palma e le orchidee.
Zio Pietro naviga tra il mare di Sardegna ed ha compreso che l’isola custodisce il mistero dell’aquila.
Zio Gino ha abbandonato i suoi atti amministrativi e legge poesie che parlano di tramonti rossi.
Zio Adolfo conosce la storia e appunta il vissuto su cartigli che permettono di ricostruire un viaggio tra la cronaca e l’antico.
Zio Mariano si è stancato di annotare equazioni sui libretti notes e osserva la pioggia battere sulla vetrata della sua casa di Cosenza, in quel balcone che era un giardino pensile e dove da ragazzo più volte, con Pina, ho giocato con il mio vestitino da festa con i pantaloncini corti.
Siamo questi perché siamo stati questi, sempre.
Giulia Gaudinieri aveva nel sangue i Guaglianone. Ermete Francesco Bruni sposandola ha disegnato un destino in generazioni che continuano a vivere l’ironia e la nobiltà.
Ma la vita ha le sue rappresentazioni. Ha il suo teatro oltre ad essere teatro.
Quel giorno mio padre, stringendo la mia testa alla sua, mi ha semplicemente detto: “Mai, mai, mai… non dimenticare il nome che porti… Dammi i tuoi pensieri ed io ti darò i miei pensieri…”.
Sono giorni di nostalgie.
Mentre scrivo ascolto voci, cerco voci che mi giungono da lontano. E queste voci sono destino.
I cinque fratelli non smetteranno di raccontare e di trasmette ricordi. il tempo cammina dentro la storia, ma la storia non può fare a meno di camminare nei nostri vissuti e nel nostro essere.
Aspetto sempre l’alba e l’alba ha la sua luce la sua grazia il suo chiaro dopo la notte. L’aquila ha il suo senso. San Francesco di Paola è un cammino tra la storie, tra le storie…