La donna che fece un cerchio sulla sabbia e visse l’attesa di Pierfranco Bruni |
La donna fece un cerchio sulla sabbia.
Portava un velo di seta blu ai fianchi. Sino ai malleoli.
Il mare era distante. Il deserto trovava i suoi racconti nel vento.
La donna era giunta da terre distanti. Si era fermata ad abitare l’assenza e viveva i tramonti e le albe nel raccogliere le attese.
Nello sguardo portava la storia di un amore abbandonato negli anni di una giovinezza antica.
Continuò a disegnare un cerchio sulla sabbia.
Nonostante le pieghe che gli anni avevano tracciato sul viso e sul corpo presentava la sua bellezza. Era bella.
I capelli slegati cadevano sulle spalle e il soffio del respiro spostava ciocche sul viso.
Viveva da tempo nella casa del deserto e la sabbia era la sua compagna.
Il vento era la sua abitazione. Il ricordo era nella sua trasparenza.
C’era una volta, forse c’era una volta, un amore, una storia nell’amore, che custodiva sempre più amore.
Lei si chiamava Miriakian e lui Antionakain.
Si amarono con ardore e vivevano in una casa di roccia dove il mare era suono e la schiuma delle onde aveva il chiarore delle albe annunciate.
Ma arrivarono i cavalli. Arrivarono non dal mare. Arrivarono in frotte con i soldati del Principe e avevano spade taglienti.
I soldati si accorsero che tra rocce abitavano Miriakian e Antionakain.
Pur nascosti dietro pietre e arbusti vennero scoperti.
Lui venne trafitto dalle spade del Principe e morì. Da morto lo decapitarono e buttarono la testa nel mare. Le onde accolsero la testa di Antionakian.
Lei venne prese per essere portata in dono dal Principe.
Durante il viaggio verso il castello, Miriakian riuscì a scappare.
Scappò tanto che fece perdere ogni traccia.
Non venne più ritrovata.
Vennero fatte ricerche ma di lei non si seppe più nulla.
Quando i soldati riferirono l’accaduto, il Principe si infuriò. Tanto si infuriò che fece uccidere tutti i soldati che non riuscirono nell’impresa. E fece uccidere anche i cavalli.
Si narra, forse si narra, che da quel giorno al Principe i capelli divennero tutti bianchi e le mani cominciarono a tremare e la voce divenne incomprensibile.
In un pomeriggio di rosso pungente, in cui il sole non riusciva a tramontare, il Principe morì e alla sua morte si udì una voce provenire dal mare.
Era la voce di Antionakain che cantava:
“Giunse il vento
e le parole si persero
e lo sguardo rimase incredulo
mentre la lama tagliava le acque
e con le acque tagliò un destino:
quello di un giovane
che amò profondamente una donna
che ora disegna
un cerchio sulla sabbia
e aspetta custodendo l’attesa.
Quella donna fuggì
e non volle più ascoltare le onde
e non volle più avere sulle labbra il sale
non volle più dialogare con il mare
ma volle raccogliere
nella sabbia
la memoria di un amore.
Lei continua ad abitare il ricordo
e la mia voce
ancora oggi
non smette di cantare un sogno
che divenne tristezza in un dolore
che mai dimentica
mai dimenticò
mai dimenticherà.
Lei abita la sabbia e il deserto
ed io continuo a navigare
con gli occhi
la voce
il viso
il mare
in una solitudine
che a lei mi congiungerà”.
La donna non smise di cerchiare la sabbia costruendo dune nel cerchio. Cerchiando la sabbia visse l’attesa. Portava un velo di seta ai fianchi.
Poi un tempo si saprà e in quel tempo si dirà che forse c’era una volta una storia che il vento soffiò, il mare custodì e il deserto raccolse.
E ad un tratto dalla luna caddero tre rose:
la prima per la donna che fuggi dalle spade del Principe
la seconda per l’uomo che cantò e canta e canterà l'amore
la terza per chi ha raccolto questa storia che ha del misterioso ma non è mistero.
La prima rossa è rossa. La seconda è azzurra. La terza è gialla.
Portava un velo di seta blu ai fianchi. Sino ai malleoli.
Il mare era distante. Il deserto trovava i suoi racconti nel vento.
La donna era giunta da terre distanti. Si era fermata ad abitare l’assenza e viveva i tramonti e le albe nel raccogliere le attese.
Nello sguardo portava la storia di un amore abbandonato negli anni di una giovinezza antica.
Continuò a disegnare un cerchio sulla sabbia.
Nonostante le pieghe che gli anni avevano tracciato sul viso e sul corpo presentava la sua bellezza. Era bella.
I capelli slegati cadevano sulle spalle e il soffio del respiro spostava ciocche sul viso.
Viveva da tempo nella casa del deserto e la sabbia era la sua compagna.
Il vento era la sua abitazione. Il ricordo era nella sua trasparenza.
C’era una volta, forse c’era una volta, un amore, una storia nell’amore, che custodiva sempre più amore.
Lei si chiamava Miriakian e lui Antionakain.
Si amarono con ardore e vivevano in una casa di roccia dove il mare era suono e la schiuma delle onde aveva il chiarore delle albe annunciate.
Ma arrivarono i cavalli. Arrivarono non dal mare. Arrivarono in frotte con i soldati del Principe e avevano spade taglienti.
I soldati si accorsero che tra rocce abitavano Miriakian e Antionakain.
Pur nascosti dietro pietre e arbusti vennero scoperti.
Lui venne trafitto dalle spade del Principe e morì. Da morto lo decapitarono e buttarono la testa nel mare. Le onde accolsero la testa di Antionakian.
Lei venne prese per essere portata in dono dal Principe.
Durante il viaggio verso il castello, Miriakian riuscì a scappare.
Scappò tanto che fece perdere ogni traccia.
Non venne più ritrovata.
Vennero fatte ricerche ma di lei non si seppe più nulla.
Quando i soldati riferirono l’accaduto, il Principe si infuriò. Tanto si infuriò che fece uccidere tutti i soldati che non riuscirono nell’impresa. E fece uccidere anche i cavalli.
Si narra, forse si narra, che da quel giorno al Principe i capelli divennero tutti bianchi e le mani cominciarono a tremare e la voce divenne incomprensibile.
In un pomeriggio di rosso pungente, in cui il sole non riusciva a tramontare, il Principe morì e alla sua morte si udì una voce provenire dal mare.
Era la voce di Antionakain che cantava:
“Giunse il vento
e le parole si persero
e lo sguardo rimase incredulo
mentre la lama tagliava le acque
e con le acque tagliò un destino:
quello di un giovane
che amò profondamente una donna
che ora disegna
un cerchio sulla sabbia
e aspetta custodendo l’attesa.
Quella donna fuggì
e non volle più ascoltare le onde
e non volle più avere sulle labbra il sale
non volle più dialogare con il mare
ma volle raccogliere
nella sabbia
la memoria di un amore.
Lei continua ad abitare il ricordo
e la mia voce
ancora oggi
non smette di cantare un sogno
che divenne tristezza in un dolore
che mai dimentica
mai dimenticò
mai dimenticherà.
Lei abita la sabbia e il deserto
ed io continuo a navigare
con gli occhi
la voce
il viso
il mare
in una solitudine
che a lei mi congiungerà”.
La donna non smise di cerchiare la sabbia costruendo dune nel cerchio. Cerchiando la sabbia visse l’attesa. Portava un velo di seta ai fianchi.
Poi un tempo si saprà e in quel tempo si dirà che forse c’era una volta una storia che il vento soffiò, il mare custodì e il deserto raccolse.
E ad un tratto dalla luna caddero tre rose:
la prima per la donna che fuggi dalle spade del Principe
la seconda per l’uomo che cantò e canta e canterà l'amore
la terza per chi ha raccolto questa storia che ha del misterioso ma non è mistero.
La prima rossa è rossa. La seconda è azzurra. La terza è gialla.