La luna potrebbe diventare profezia
di Pierfranco Bruni
Un racconto che è un frammento di Diario inedito di Pierfranco Bruni.
Luglio 2016. Il viaggiatore è consapevole di tutto.
Il lettore si renderà partecipe o si rifiuterà di leggere. Non cambierà nulla per chi queste pagine le ha scritte. La luna potrebbe diventare profezia.
di Pierfranco Bruni
Un racconto che è un frammento di Diario inedito di Pierfranco Bruni.
Luglio 2016. Il viaggiatore è consapevole di tutto.
Il lettore si renderà partecipe o si rifiuterà di leggere. Non cambierà nulla per chi queste pagine le ha scritte. La luna potrebbe diventare profezia.
Fece silenzio. Si avvicinò alla mia porta. Non bussò. Sentii il suo respiro. Io non aprii. Restò lì per un po' di tempo.
Poi attraversò il tempo e andò via. Capii tutto in un attimo calcolabile come attimo.
Non colsi l'occasione. Il mio volto si trasformò in maschera.
Fu l'inizio di un viaggio che conobbe la partenza. Guardai dalla finestra e l'Aquila volò via tra gli spazi infiniti di un canto sciamano.
C'è sempre un tempo che cammina dentro. Un tempo che non si vede. Un tempo che ha la lentezza del volo.
Una farfalla?
La farfalla muore nel vento delle stagioni e la luce del viandante illumina il cammino che nella sera si compie.
Una voce mi sussurra:
"Quando comincia il giorno nuovo e ti senti aggredire dall'ansia per ciò che è accaduto la sera prima non scivolare subito nell'angoscia. Non cercare di capire soltanto perché è accaduto. Fai in modo che non accada più".
Restiamo alla ricerca dell'alba del silenzio per poter capire il tramonto che annuncia nel suo rosso la sera.
Mio padre mi cammina accanto. Mi racconta l'antica storia dei sette sacchi di sale che io non trasciverò per le troppe volte raccontata. Mi accompagna per tutta la durata del viaggio.
Ad un certo improvvisato incrocio della vita bisogna fermarsi e aspettare. Sì, bisogna sempre aspettare. Aspettare che giunga un risveglio.
Ci si risveglia per continuare il viaggio. Non restare mai sconfitti davanti all'abisso. Non restare mai stanchi davanti al giorno che avanza.
Siamo guerrieri che non nascondono la verità e la morte.
Sono stato a Monaco.
Non ho parlato soltanto di letteratura. Ho recitato la mia vita come se fosse un racchiuso di vite dentro le malinconie ed ho parlato dei miei amori in una allegoria di giochi di linguaggi che mi isolano dalle isole di mare, e mi lasciano vivere le isole dell'anima.
Le isole dell'anima hanno sempre segreti.
Mia madre mi ha sempre detto che i segreti non bisogna confidarli a nessuno altrimenti si arrabbieranno.
Lasciarli depositati nella propria anima. E così ho sempre fatto. Comprendo. Lascio sulla pagina parole in libertà e poi si vedrà.
Comunque sono stato a Monaco ed ho incontrato una donna misteriosa che mi ha preso per mano e mi ha condotto alla foce di un fiume che non è stato mai attraversato.
Forse è vero. Forse no. Ma resta il fatto che si porta dietro una maledizione.
La maledizione della Luna perduta.
Ecco. In un giorno di tempesta quando tutte le navi hanno fatto naufragio e i venti hanno spezzato le querce giunse la Luna.
Credette di portare un po' di luce e pensò di illuminare le acque del fiume.
Il fiume ebbe una violenza inaudita.
La rapi e la avvolse nelle sue acque. La sprofondo' nel suo letto.
Così la luna sparì.
Non venne più trovata dalle parti del fiume anche quando le notti sembravano serene.
Cosa ho scritto? Frammenti.
La scrittura non è forse un insieme di frammenti?
E la vita?
Non è forse un frammentario di giorni di ore di segni di silenzi e di altro?
Amore mio tu che mi ascolti prendimi per mano e conducimi dove la bellezza ha gli occhi della luna rapita dal fiume.
Poi...
C'è sempre un poi...
Mio padre mi accompagna. Mia madre mi ascolta.
La maledizione della Luna non è una leggenda. È un accaduto vero. Dopo tante epoche si trasformò in sortilegio.
Il sortilegio della luna. Un antico canto recita:
"Quando il fiume diventa specchio la luna diventa ombra. Quando l'ombra scompare il fiume è invisibile perché è soltanto una macchia nera. La luna e il fiume non divennero amiche ma il fiume si prosciugò tutto e la luna in un angolo di terra si addormentò. Ancora abita il sonno".
La luna potrebbe diventare una profezia.
Poi attraversò il tempo e andò via. Capii tutto in un attimo calcolabile come attimo.
Non colsi l'occasione. Il mio volto si trasformò in maschera.
Fu l'inizio di un viaggio che conobbe la partenza. Guardai dalla finestra e l'Aquila volò via tra gli spazi infiniti di un canto sciamano.
C'è sempre un tempo che cammina dentro. Un tempo che non si vede. Un tempo che ha la lentezza del volo.
Una farfalla?
La farfalla muore nel vento delle stagioni e la luce del viandante illumina il cammino che nella sera si compie.
Una voce mi sussurra:
"Quando comincia il giorno nuovo e ti senti aggredire dall'ansia per ciò che è accaduto la sera prima non scivolare subito nell'angoscia. Non cercare di capire soltanto perché è accaduto. Fai in modo che non accada più".
Restiamo alla ricerca dell'alba del silenzio per poter capire il tramonto che annuncia nel suo rosso la sera.
Mio padre mi cammina accanto. Mi racconta l'antica storia dei sette sacchi di sale che io non trasciverò per le troppe volte raccontata. Mi accompagna per tutta la durata del viaggio.
Ad un certo improvvisato incrocio della vita bisogna fermarsi e aspettare. Sì, bisogna sempre aspettare. Aspettare che giunga un risveglio.
Ci si risveglia per continuare il viaggio. Non restare mai sconfitti davanti all'abisso. Non restare mai stanchi davanti al giorno che avanza.
Siamo guerrieri che non nascondono la verità e la morte.
Sono stato a Monaco.
Non ho parlato soltanto di letteratura. Ho recitato la mia vita come se fosse un racchiuso di vite dentro le malinconie ed ho parlato dei miei amori in una allegoria di giochi di linguaggi che mi isolano dalle isole di mare, e mi lasciano vivere le isole dell'anima.
Le isole dell'anima hanno sempre segreti.
Mia madre mi ha sempre detto che i segreti non bisogna confidarli a nessuno altrimenti si arrabbieranno.
Lasciarli depositati nella propria anima. E così ho sempre fatto. Comprendo. Lascio sulla pagina parole in libertà e poi si vedrà.
Comunque sono stato a Monaco ed ho incontrato una donna misteriosa che mi ha preso per mano e mi ha condotto alla foce di un fiume che non è stato mai attraversato.
Forse è vero. Forse no. Ma resta il fatto che si porta dietro una maledizione.
La maledizione della Luna perduta.
Ecco. In un giorno di tempesta quando tutte le navi hanno fatto naufragio e i venti hanno spezzato le querce giunse la Luna.
Credette di portare un po' di luce e pensò di illuminare le acque del fiume.
Il fiume ebbe una violenza inaudita.
La rapi e la avvolse nelle sue acque. La sprofondo' nel suo letto.
Così la luna sparì.
Non venne più trovata dalle parti del fiume anche quando le notti sembravano serene.
Cosa ho scritto? Frammenti.
La scrittura non è forse un insieme di frammenti?
E la vita?
Non è forse un frammentario di giorni di ore di segni di silenzi e di altro?
Amore mio tu che mi ascolti prendimi per mano e conducimi dove la bellezza ha gli occhi della luna rapita dal fiume.
Poi...
C'è sempre un poi...
Mio padre mi accompagna. Mia madre mi ascolta.
La maledizione della Luna non è una leggenda. È un accaduto vero. Dopo tante epoche si trasformò in sortilegio.
Il sortilegio della luna. Un antico canto recita:
"Quando il fiume diventa specchio la luna diventa ombra. Quando l'ombra scompare il fiume è invisibile perché è soltanto una macchia nera. La luna e il fiume non divennero amiche ma il fiume si prosciugò tutto e la luna in un angolo di terra si addormentò. Ancora abita il sonno".
La luna potrebbe diventare una profezia.