La Magna Grecia delle lingue: gricanica e grecanica, arbereshe e franco-provenzale
di Pierfranco Bruni
di Pierfranco Bruni
Le comunità di minoranza etnico linguistiche sono un patrimonio culturale, la cui identità è rappresentata dal ricco bagaglio storico presente, attraverso vari modelli e contributi, sul territorio nazionale. Sono stati e sono testimonianze che tramandano tradizioni i cui valori costituiscono tracciati di civiltà. Un dialogo tra quelle dimensioni il cui senso e il cui orizzonte richiamano destini che hanno appartenenze profondamente radicate nella storia del Mediterraneo.
Il Mediterraneo diventa così non solo una identità depositata nella storia ma si fa trasmissione di tradizioni. La letteratura è uno di quei modelli che trasmette codici e registri esistenziali proprio attraverso un rapporto straordinario tra la parola e il sentimento. Ma tra la parola e il sentimento fa da sfondo l’indefinibile memoria che cattura la nostra dei popoli. Anche in un tale contesto il dato archeologico può risultare fondamentale ma questo dato non può essere considerato soltanto come un elemento da visitare storicamente e scientificamente.
Una Magna Grecia che si avvalora sia sul piano geografico che storico. Ed è proprio in questa affermazione di eredità magno – greca che il tema del Mediterraneo trova una sua chiave di lettura straordinaria. Il linguaggio e la storia. Tra il linguaggio e la storia la letteratura trova una sua dimensione testamentaria significativa e la spiritualità letteraria è un codice genetico che è dentro la coscienza del popolo.
Un percorso che ci rivela l'affascinante viaggio di un popolo che non ha mai dimenticato il suo passato, i suoi riti, i suoi costumi ma che ha sempre sposato i valori della comunità italiana, ovvero della comunità nazionale.
D'altronde Italia, Grecia ed Albania (mi riferisco, appunto, alle minoranze italo – albanesi e grecaniche, come si può notare) sono una antica tradizione, pur nella loro diversità, che testimonia un paesaggio di dimensioni etiche, estetiche, spirituali, sociali e culturali. In un contesto in cui la presenza Occitana offre una chiave di lettura che pone a confronto le eredità provenzali con le matrici “mistraliane”. Gli Occitani - provenzali sono un documento fondamentale.
Intrecci di civiltà e di culture. Testimonianze che si leggono grazie ad un patrimonio culturale che intreccia lingua ed elementi antropologici. Il Mediterraneo come chiave di lettura all’interno di un contesto che presenta dei tasselli che hanno tuttora una loro particola importanza. Pensiamo ai territori dell’Arberìa e della Grecìa. Due "arcipelaghi" in cui la cultura della tradizione e l'affermazione di una identità costituiscono modelli di civiltà, di storia e di cultura. sia la minoranza italo - albanese che quella grecanica sono all'interno di un contesto che è profondamente radicato in un intreccio non solo geografico ma anche profondamente geopolitico. Della cultura arbereshe ne abbiamo discusso e comunque non si smette di tenere viva l'attenzione.
Due contesti, si diceva, il cui processo di identificazione è proprio in un radicamento che ha modelli di cultura mediterranea. Per quella grecanica la Puglia salentina e la Calabria aspromontana sono riferimenti che danno espressione a spaccati territoriali e che provengono da ceppi che hanno la loro dimensione nella definizione ionico - mediterranea. I nuclei abitativi grecanici sono poli identitari ben distinti. Nelle stesse Regioni il mondo arbereshe è ben rappresentato sia come isole tuttora esistenti e vitali sia come isole di memoria storica ben consolidata. Il metro Occitano – Provenzale è una dimensione territoriale nella quale vive una geografia della tradizione. Calabria e Puglia sono un costante incontro. Il mondo Occitano si presta ad un intreccio di eredità. Il passato e il presente costituiscono non solo chiavi di lettura da offrire ad un sommerso antropologico ma il passato e il presente sono una riconciliazione con l'affermazione di una identità che continua a raccontare tradizioni.
Sono cultura della minoranza le cui radici hanno sottolineature in cui il valore mediterraneo sottolinea una presenza di codici non solo linguistici ma basati su insistenze di tradizioni, di usi e di costumi. E c'è anche di più. Il mondo bizantino è un incrocio che pone come risultante quella versione grecanica antica che accomuna un sapere non solo culturale ma anche esistenziale.
Il mondo greco o il mondo greco - bizantino è un riferimento le cui radici hanno matrici ancora indelebili sia per ciò che concerne i processi artistici sia per una visione culturale d'assieme. Mi pare fondamentale una versione di comunanze di istanze in cui la cultura della tradizione è centralità pur in una diversità di esperienze epocali. La cultura grecanica è portatrice di modelli che hanno rimandi non solo in termini dialettologici ma anche storici.
La cultura delle minoranze grecaniche è uno sviluppo di una tradizione che ha una eredità risalente al contesto relativo alla colonizzazione greca. Oggi si parla di isole linguistiche che convivono con la cultura nazionale pur non smarrendo quelle radici che si traducono nella lingua, in alcuni riti, nella musica e in quelle forme di cultura popolare che costituiscono, tutto sommato, l'anima vera di alcune comunità. Il Salento e paesi della provincia di Reggio Calabria sono i portatori di queste istanze grecaniche.
In provincia di Lecce (da Sternatia a Calimera, da Corigliano a Castrignano dei Greci, da Zollino a Martano, da Martignano a Soleto a Melpignano) c'è un nucleo consistente che si richiama ad una identità i cui codici linguistici rimandano ad una sottesa grecità. In provincia di Reggio Calabria l'insistenza grecanica la si osserva in comunità come Bova, Bova Marina, Roccaforte del Greco, Palazzi, Roghudi, Condofuri,. Testimonianze che hanno richiami antichi. Gli Occitani – Provenzali di Guardia Piemontese in Calabria e Faeto in provincia di Foggia sono un raccordo significativo.
Nonostante il passaggio epocale delle civiltà questi "arcipelaghi linguistici" costituiscono un humus importante che non va disperso ma tutelato attraverso una cultura della salvaguardia della loro tradizione. Sono un bene culturale non perché rappresentano una memoria storica e quindi una cultura depositata ma è dentro questa civiltà depositata che vanno rintracciati gli elementi di collegamento tra quella che definiamo stato di appartenenza e capacità valorizzante non solo di forme antropologiche ma di forme vitali che permettono di non smarrire una identità.
D'altronde quella grecità è parte integrante di un processo che è dentro un modello complessivo di civiltà mediterranea. Sull'identità di questa minoranza ci sono state interpretazioni residuali che spostano le origini su due chiavi di lettura. Si afferma da più parti che le minoranze grecaniche sono il risultato di una immigrazione risalente all'epoca bizantina: questa è una tesi, quella più suffragata. Un'altra tesi è quella che pone tale minoranza (etnico - linguistica) come modello cultura risalente alla Magna Grecia: questa tesi è avvalorata dallo studioso tedesco Gerhard Rohlfs.
Entrambi le chiavi di lettura hanno una matrice che è quella profondamente mediterranea. E' chiaro che il concetto di Mediterraneo è abbastanza ampio ma trattandosi di "isole" all'interno di una particolare area geografica il discorso sia per un verso che per l'altro risulta storicamente importante e significativo non solo dal punto di vista linguistico ma in un orizzonte in cui insistono raccordi culturali più complessivi. Ma le due versioni possono essere integrabili in una chiave di definizione non solo storica ma anche antropologica. Infatti in I dialetti delle Regioni d'Italia di Giacomo Devoto e Gabriella Giacomelli si legge: "…popolazioni che potrebbero essere sopravvissute alla dissoluzione delle colonie greche della Magna Grecia. La parlata di queste popolazioni (…) sono fortemente influenzate dai modelli bizantini" (Bompiani, pag. 141).
Una sintesi che ha una sua interpretazione sia dal punto di vista di una sistemazione storica ma nello stesso tempo, considerate le forme di tradizioni che sono passaggi di identità, si catturano forme di antropologie basate su una rilettura della storia, appunto, non soltanto attraverso dati ma anche attraverso espressioni e valenze in cui la cultura popolare è da considerare, soprattutto in questi casi, una esperienza necessaria.
Il richiamo alla Magna Grecia costituisce sia per i grecanici che per gli arbereshe uno scavo nella esistenzialità dei popoli, le cui matrici sono stati raccordi di civiltà. Insomma è sempre più necessario riconsiderare la cultura delle minoranze grecaniche in una visione che deve essere chiaramente linguistica ma la lingua, in una dimensione della tutela, deve essere un esempio per un processo di salvaguardia di una comunità nella sua interezza. Così la tradizione provenzale è un rimando reale.
I rimandi e i richiami stessi sono una chiave di lettura che culturalmente intreccia l’Oriente e l’Occidente. Soprattutto su questi territori il Mediterraneo si legge tra i graffi di quelle identità che sono radici. Radici dentro l’hunus di civiltà che qui sono vitali per sottolineare una affermazione, appunto, identitaria. Una tradizione che oggi la si recupera anche attraverso una affermazione di cultura popolare. La cultura popolare, infatti, è una riconsiderazioni delle radici. Di quelle radici che sono appartenenza.
I grecanici e gli italo – albanesi e gli occitani - provenzali sono un documento di civiltà, di storia, di percorsi letterari. tracce di un vissuto presente nei processi linguistici contemporanei ma questi processi sono forme di una identità che continua a vivere dentro di noi grazie ad una diversità di aspetti. Sono dentro il territorio ma il territorio costituisce il vero modello di quell’agorà che è dentro l’anima dei popoli.
Un raccordo che non solo ci fa rileggere i territori ma ci fa riscoprire processi di civiltà che sono veri e propri modelli esistenziali. L’arte stessa è una espressione di civiltà che annovera una tradizione che sfida la modernità. In fondo le minoranze etnico – linguistiche restano una sfida nella cultura del quotidiano. In questa cultura archeologia e linguaggi non sono una nostalgia di un tempo sono, invece il tempo che è non è trascorso invano ma ha caratterizzato la geografia delle genti e dei luoghi.
Il concetto di etnia viene ad essere avvalorato dalla fedeltà a delle matrici che trovano nella lingua, e quindi nella letteratura e nelle strutture letterarie stesse, non solo una esperienza ma una espressione che diventa umanizzazione tra territorio e cultura. Anche da questo punto di vista non si può prescindere da una chiarificazione anche in termini etno – archeologici. Ancora di più letteratura, musica e arte sono il messaggio che lega tradizione e storia. Quella Magna Grecia, quei residui di Magna Grecia, quelle parlate rappresentano una maglia culturale in cui i destini del Mediterraneo sono voci nell’identità di questi popoli.
Il Mediterraneo diventa così non solo una identità depositata nella storia ma si fa trasmissione di tradizioni. La letteratura è uno di quei modelli che trasmette codici e registri esistenziali proprio attraverso un rapporto straordinario tra la parola e il sentimento. Ma tra la parola e il sentimento fa da sfondo l’indefinibile memoria che cattura la nostra dei popoli. Anche in un tale contesto il dato archeologico può risultare fondamentale ma questo dato non può essere considerato soltanto come un elemento da visitare storicamente e scientificamente.
Una Magna Grecia che si avvalora sia sul piano geografico che storico. Ed è proprio in questa affermazione di eredità magno – greca che il tema del Mediterraneo trova una sua chiave di lettura straordinaria. Il linguaggio e la storia. Tra il linguaggio e la storia la letteratura trova una sua dimensione testamentaria significativa e la spiritualità letteraria è un codice genetico che è dentro la coscienza del popolo.
Un percorso che ci rivela l'affascinante viaggio di un popolo che non ha mai dimenticato il suo passato, i suoi riti, i suoi costumi ma che ha sempre sposato i valori della comunità italiana, ovvero della comunità nazionale.
D'altronde Italia, Grecia ed Albania (mi riferisco, appunto, alle minoranze italo – albanesi e grecaniche, come si può notare) sono una antica tradizione, pur nella loro diversità, che testimonia un paesaggio di dimensioni etiche, estetiche, spirituali, sociali e culturali. In un contesto in cui la presenza Occitana offre una chiave di lettura che pone a confronto le eredità provenzali con le matrici “mistraliane”. Gli Occitani - provenzali sono un documento fondamentale.
Intrecci di civiltà e di culture. Testimonianze che si leggono grazie ad un patrimonio culturale che intreccia lingua ed elementi antropologici. Il Mediterraneo come chiave di lettura all’interno di un contesto che presenta dei tasselli che hanno tuttora una loro particola importanza. Pensiamo ai territori dell’Arberìa e della Grecìa. Due "arcipelaghi" in cui la cultura della tradizione e l'affermazione di una identità costituiscono modelli di civiltà, di storia e di cultura. sia la minoranza italo - albanese che quella grecanica sono all'interno di un contesto che è profondamente radicato in un intreccio non solo geografico ma anche profondamente geopolitico. Della cultura arbereshe ne abbiamo discusso e comunque non si smette di tenere viva l'attenzione.
Due contesti, si diceva, il cui processo di identificazione è proprio in un radicamento che ha modelli di cultura mediterranea. Per quella grecanica la Puglia salentina e la Calabria aspromontana sono riferimenti che danno espressione a spaccati territoriali e che provengono da ceppi che hanno la loro dimensione nella definizione ionico - mediterranea. I nuclei abitativi grecanici sono poli identitari ben distinti. Nelle stesse Regioni il mondo arbereshe è ben rappresentato sia come isole tuttora esistenti e vitali sia come isole di memoria storica ben consolidata. Il metro Occitano – Provenzale è una dimensione territoriale nella quale vive una geografia della tradizione. Calabria e Puglia sono un costante incontro. Il mondo Occitano si presta ad un intreccio di eredità. Il passato e il presente costituiscono non solo chiavi di lettura da offrire ad un sommerso antropologico ma il passato e il presente sono una riconciliazione con l'affermazione di una identità che continua a raccontare tradizioni.
Sono cultura della minoranza le cui radici hanno sottolineature in cui il valore mediterraneo sottolinea una presenza di codici non solo linguistici ma basati su insistenze di tradizioni, di usi e di costumi. E c'è anche di più. Il mondo bizantino è un incrocio che pone come risultante quella versione grecanica antica che accomuna un sapere non solo culturale ma anche esistenziale.
Il mondo greco o il mondo greco - bizantino è un riferimento le cui radici hanno matrici ancora indelebili sia per ciò che concerne i processi artistici sia per una visione culturale d'assieme. Mi pare fondamentale una versione di comunanze di istanze in cui la cultura della tradizione è centralità pur in una diversità di esperienze epocali. La cultura grecanica è portatrice di modelli che hanno rimandi non solo in termini dialettologici ma anche storici.
La cultura delle minoranze grecaniche è uno sviluppo di una tradizione che ha una eredità risalente al contesto relativo alla colonizzazione greca. Oggi si parla di isole linguistiche che convivono con la cultura nazionale pur non smarrendo quelle radici che si traducono nella lingua, in alcuni riti, nella musica e in quelle forme di cultura popolare che costituiscono, tutto sommato, l'anima vera di alcune comunità. Il Salento e paesi della provincia di Reggio Calabria sono i portatori di queste istanze grecaniche.
In provincia di Lecce (da Sternatia a Calimera, da Corigliano a Castrignano dei Greci, da Zollino a Martano, da Martignano a Soleto a Melpignano) c'è un nucleo consistente che si richiama ad una identità i cui codici linguistici rimandano ad una sottesa grecità. In provincia di Reggio Calabria l'insistenza grecanica la si osserva in comunità come Bova, Bova Marina, Roccaforte del Greco, Palazzi, Roghudi, Condofuri,. Testimonianze che hanno richiami antichi. Gli Occitani – Provenzali di Guardia Piemontese in Calabria e Faeto in provincia di Foggia sono un raccordo significativo.
Nonostante il passaggio epocale delle civiltà questi "arcipelaghi linguistici" costituiscono un humus importante che non va disperso ma tutelato attraverso una cultura della salvaguardia della loro tradizione. Sono un bene culturale non perché rappresentano una memoria storica e quindi una cultura depositata ma è dentro questa civiltà depositata che vanno rintracciati gli elementi di collegamento tra quella che definiamo stato di appartenenza e capacità valorizzante non solo di forme antropologiche ma di forme vitali che permettono di non smarrire una identità.
D'altronde quella grecità è parte integrante di un processo che è dentro un modello complessivo di civiltà mediterranea. Sull'identità di questa minoranza ci sono state interpretazioni residuali che spostano le origini su due chiavi di lettura. Si afferma da più parti che le minoranze grecaniche sono il risultato di una immigrazione risalente all'epoca bizantina: questa è una tesi, quella più suffragata. Un'altra tesi è quella che pone tale minoranza (etnico - linguistica) come modello cultura risalente alla Magna Grecia: questa tesi è avvalorata dallo studioso tedesco Gerhard Rohlfs.
Entrambi le chiavi di lettura hanno una matrice che è quella profondamente mediterranea. E' chiaro che il concetto di Mediterraneo è abbastanza ampio ma trattandosi di "isole" all'interno di una particolare area geografica il discorso sia per un verso che per l'altro risulta storicamente importante e significativo non solo dal punto di vista linguistico ma in un orizzonte in cui insistono raccordi culturali più complessivi. Ma le due versioni possono essere integrabili in una chiave di definizione non solo storica ma anche antropologica. Infatti in I dialetti delle Regioni d'Italia di Giacomo Devoto e Gabriella Giacomelli si legge: "…popolazioni che potrebbero essere sopravvissute alla dissoluzione delle colonie greche della Magna Grecia. La parlata di queste popolazioni (…) sono fortemente influenzate dai modelli bizantini" (Bompiani, pag. 141).
Una sintesi che ha una sua interpretazione sia dal punto di vista di una sistemazione storica ma nello stesso tempo, considerate le forme di tradizioni che sono passaggi di identità, si catturano forme di antropologie basate su una rilettura della storia, appunto, non soltanto attraverso dati ma anche attraverso espressioni e valenze in cui la cultura popolare è da considerare, soprattutto in questi casi, una esperienza necessaria.
Il richiamo alla Magna Grecia costituisce sia per i grecanici che per gli arbereshe uno scavo nella esistenzialità dei popoli, le cui matrici sono stati raccordi di civiltà. Insomma è sempre più necessario riconsiderare la cultura delle minoranze grecaniche in una visione che deve essere chiaramente linguistica ma la lingua, in una dimensione della tutela, deve essere un esempio per un processo di salvaguardia di una comunità nella sua interezza. Così la tradizione provenzale è un rimando reale.
I rimandi e i richiami stessi sono una chiave di lettura che culturalmente intreccia l’Oriente e l’Occidente. Soprattutto su questi territori il Mediterraneo si legge tra i graffi di quelle identità che sono radici. Radici dentro l’hunus di civiltà che qui sono vitali per sottolineare una affermazione, appunto, identitaria. Una tradizione che oggi la si recupera anche attraverso una affermazione di cultura popolare. La cultura popolare, infatti, è una riconsiderazioni delle radici. Di quelle radici che sono appartenenza.
I grecanici e gli italo – albanesi e gli occitani - provenzali sono un documento di civiltà, di storia, di percorsi letterari. tracce di un vissuto presente nei processi linguistici contemporanei ma questi processi sono forme di una identità che continua a vivere dentro di noi grazie ad una diversità di aspetti. Sono dentro il territorio ma il territorio costituisce il vero modello di quell’agorà che è dentro l’anima dei popoli.
Un raccordo che non solo ci fa rileggere i territori ma ci fa riscoprire processi di civiltà che sono veri e propri modelli esistenziali. L’arte stessa è una espressione di civiltà che annovera una tradizione che sfida la modernità. In fondo le minoranze etnico – linguistiche restano una sfida nella cultura del quotidiano. In questa cultura archeologia e linguaggi non sono una nostalgia di un tempo sono, invece il tempo che è non è trascorso invano ma ha caratterizzato la geografia delle genti e dei luoghi.
Il concetto di etnia viene ad essere avvalorato dalla fedeltà a delle matrici che trovano nella lingua, e quindi nella letteratura e nelle strutture letterarie stesse, non solo una esperienza ma una espressione che diventa umanizzazione tra territorio e cultura. Anche da questo punto di vista non si può prescindere da una chiarificazione anche in termini etno – archeologici. Ancora di più letteratura, musica e arte sono il messaggio che lega tradizione e storia. Quella Magna Grecia, quei residui di Magna Grecia, quelle parlate rappresentano una maglia culturale in cui i destini del Mediterraneo sono voci nell’identità di questi popoli.