La principessa dai capelli rossi venne con il vento
di Pierfranco Bruni E sul mare caddero tre foglie.
La prima, una foglia di palma. La seconda, una foglia di pino. La terza, una foglia di abete. A chi andarono le foglie? La foglia della palma andò alla principessa e giunta tra le sue mani si colorò di alba. La foglia di pino restò tra le onde e si lasciò trasportare sino a colorarsi di luna. La foglia di abete a chi non si chiese mai se questa storia è reale o è una fantasia e si colorò di tramonto. |
E venne con il vento la principessa dai capelli rossi.
In un giorno in cui il tramonto aveva appena toccato il filo dell’orizzonte e le dune del mare portavano memorie di mediterranei destini.
Si udiva un canto arabo nella terra che stringeva le onde alla sabbia.
Dove ci sono i deserti ci sono sempre i mari. Dove il miele colora le labbra c’è sempre un respiro che intreccia il sorriso alle lontananze.
La principessa venuta con il vento andò ad abitare un castello.
Il castello del porto. Così era chiamato.
Veniva da lontano. Da un paese che aveva custodito tutta la sua storia intorno al monte Ararat e viveva di echi. Echi che Noé aveva tramandato dalla notte dei tempi.
La sua barca, la barca di Noé, era diventata un paesaggio di simboli e sotto l’Ararat vivevano le ombre.
La principessa dai capelli rossi sapeva delle ombre e portava un vissuto scavato nell’anima.
Nella sua voce aveva sempre un canto. Un canto di nostalgia che raccoglieva i silenzi come se fossero paure di vita.
Nella sua voce il battito dei giorni.
“Il vento qui mi portò
Ed io abbraccia le storie
E feci di queste storie un destino.
Lasciai il mio paese
Perché nulla era rimasto
Dopo che i cavalli impazziti
Tagliarono le case e il sangue scorreva come ruscello.
Io mi persi tra strade impastate di ruggine
E incontrai tutti gli Orienti e gli Occidenti.
Ma i miei passi sprofondarono
E mi addormentai in un sonno di epoche
Che strinsero ricordi e misteri”.
In un giorno in cui il tramonto aveva appena toccato il filo dell’orizzonte e le dune del mare portavano memorie di mediterranei destini.
Si udiva un canto arabo nella terra che stringeva le onde alla sabbia.
Dove ci sono i deserti ci sono sempre i mari. Dove il miele colora le labbra c’è sempre un respiro che intreccia il sorriso alle lontananze.
La principessa venuta con il vento andò ad abitare un castello.
Il castello del porto. Così era chiamato.
Veniva da lontano. Da un paese che aveva custodito tutta la sua storia intorno al monte Ararat e viveva di echi. Echi che Noé aveva tramandato dalla notte dei tempi.
La sua barca, la barca di Noé, era diventata un paesaggio di simboli e sotto l’Ararat vivevano le ombre.
La principessa dai capelli rossi sapeva delle ombre e portava un vissuto scavato nell’anima.
Nella sua voce aveva sempre un canto. Un canto di nostalgia che raccoglieva i silenzi come se fossero paure di vita.
Nella sua voce il battito dei giorni.
“Il vento qui mi portò
Ed io abbraccia le storie
E feci di queste storie un destino.
Lasciai il mio paese
Perché nulla era rimasto
Dopo che i cavalli impazziti
Tagliarono le case e il sangue scorreva come ruscello.
Io mi persi tra strade impastate di ruggine
E incontrai tutti gli Orienti e gli Occidenti.
Ma i miei passi sprofondarono
E mi addormentai in un sonno di epoche
Che strinsero ricordi e misteri”.
La regina dai capelli rossi aveva nel cuore la sua Armenia e nei suoi occhi, colore di cielo, un antico amore nella giovinezza stanca e passata.
Quell’amore non fu mai dimenticato.
Lei non cercò altri amori. Non accettò altri uomini. Non accolse altri sguardi.
Quell’amore della giovinezza si era smarrito nella notte dei cavalli impazziti.
Si era fatto ruscello o era diventato sabbia nella terra impastata di pioggia e di voci urlanti.
Non si rassegnò. La rassegnazione non era mai stata nel pensiero della regina venuta con il vento.
Non era rimasta in attesa del ritorno del suo antico amore.
Non smetteva di custodirlo perché era convinta che soltanto il ricordo ci salva dalle angosce.
I suoi occhi restavano nei suoi occhi, la sua bocca sulla sua bocca nel canto lieve delle nostalgie.
“Ma tu resti vero e mio anche da questa terra
E il castello sul porto
Mi fa ascoltare gli echi
Che vivono dentro di me
Come voci.
Ha raccolto tutti i ricordi intorno alla conchiglia
Che mi donasti il giorno che i miei capelli divennero rossi.
Quel giorno soffiò un vento forte
E la sabbia aveva incontrato il sole.
Il vento, la sabbia e il sole
Colorarono miei capelli di rosso
E con il tempo
Sono diventati meriggio, crepuscolo tramonto.
Ma il rosso è un filo
Che unisce la luna e il sole.
Quando la luna si annuncia il sole si nasconde
Ed io come sempre pongo sulla mia testa un velo
Per proteggerla dalla luna.
L’amore della mia giovinezza
Mi aveva insegnato tutto ciò.
E il tempo passa
E il tempo corre
Ma nulla io dimentico”.
Non so se questa è una storia vera come la verità che si vive nelle favole.
Non so neppure se è una favola o una leggenda che trovano nella realtà dei segni. Forse c’era una volta una regina dai capelli rossi che di notte portava un velo sul capo.
C’era una volta una principessa che abitò un castello sul porto.
Questo è vero.
Il resto non so. Forse i ricordi aiutano a vivere e ad ascoltare il mare.
E sul mare caddero tre foglie.
La prima, una foglia di palma. La seconda, una foglia di pino. La terza, una foglia di abete.
A chi andarono le foglie?
La foglia della palma andò alla principessa e giunta tra le sue mani si colorò di alba.
La foglia di pino restò tra le onde e si lasciò trasportare sino a colorarsi di luna.
La foglia di abete a chi non si chiese mai se questa storia è reale o è una fantasia e si colorò di tramonto.
Io ho raccontato ciò che altri hanno narrato.
Coloro che hanno narrato hanno stretto nella voce le parole giunte da lontano.
E la principessa dai capelli rossi ascoltò le voci arabe…
Quell’amore non fu mai dimenticato.
Lei non cercò altri amori. Non accettò altri uomini. Non accolse altri sguardi.
Quell’amore della giovinezza si era smarrito nella notte dei cavalli impazziti.
Si era fatto ruscello o era diventato sabbia nella terra impastata di pioggia e di voci urlanti.
Non si rassegnò. La rassegnazione non era mai stata nel pensiero della regina venuta con il vento.
Non era rimasta in attesa del ritorno del suo antico amore.
Non smetteva di custodirlo perché era convinta che soltanto il ricordo ci salva dalle angosce.
I suoi occhi restavano nei suoi occhi, la sua bocca sulla sua bocca nel canto lieve delle nostalgie.
“Ma tu resti vero e mio anche da questa terra
E il castello sul porto
Mi fa ascoltare gli echi
Che vivono dentro di me
Come voci.
Ha raccolto tutti i ricordi intorno alla conchiglia
Che mi donasti il giorno che i miei capelli divennero rossi.
Quel giorno soffiò un vento forte
E la sabbia aveva incontrato il sole.
Il vento, la sabbia e il sole
Colorarono miei capelli di rosso
E con il tempo
Sono diventati meriggio, crepuscolo tramonto.
Ma il rosso è un filo
Che unisce la luna e il sole.
Quando la luna si annuncia il sole si nasconde
Ed io come sempre pongo sulla mia testa un velo
Per proteggerla dalla luna.
L’amore della mia giovinezza
Mi aveva insegnato tutto ciò.
E il tempo passa
E il tempo corre
Ma nulla io dimentico”.
Non so se questa è una storia vera come la verità che si vive nelle favole.
Non so neppure se è una favola o una leggenda che trovano nella realtà dei segni. Forse c’era una volta una regina dai capelli rossi che di notte portava un velo sul capo.
C’era una volta una principessa che abitò un castello sul porto.
Questo è vero.
Il resto non so. Forse i ricordi aiutano a vivere e ad ascoltare il mare.
E sul mare caddero tre foglie.
La prima, una foglia di palma. La seconda, una foglia di pino. La terza, una foglia di abete.
A chi andarono le foglie?
La foglia della palma andò alla principessa e giunta tra le sue mani si colorò di alba.
La foglia di pino restò tra le onde e si lasciò trasportare sino a colorarsi di luna.
La foglia di abete a chi non si chiese mai se questa storia è reale o è una fantasia e si colorò di tramonto.
Io ho raccontato ciò che altri hanno narrato.
Coloro che hanno narrato hanno stretto nella voce le parole giunte da lontano.
E la principessa dai capelli rossi ascoltò le voci arabe…