Il vento giocava con i veli. Cosa resta di un eterno finito? Domandarselo è cosa vana ma dietro o dentro ogni domanda ci sono risposte che non chiedono rivelazioni.
Camminava a passo lento e ogni silenzio si incastrava nella bellezza della pazienza.
Prima di dare risposte bisogna che ci si allontani dalle domande. Dovrebbe essere sempre così. Non ho spazio. Sono intrappolata. Diceva Sarashil. E Garcia pensava: Dire non ho spazio significa sostanzialmente: non voglio avere spazio.
La luna cadeva a picco sul mare nero e le onde sembravano un nuvolare di ombre.
Quando una storia finisce non chiedersi mai perché. Accogliere la fine come l’eterno finito. Accettare la fine con l’orgoglio dei viandanti e andare oltre. Oltre le maree e oltre i deserti. C’è sempre un bosco dove la luce è trasparenza di sguardi.
Bisogna saper cogliere questa trasparenza. Bisognerebbe anche anticipare l’eterno finito con un gesto soltanto. Chiudere la finestra per non fare entrare altra sabbia prima che la sabbia possa occupare la piazza della stanza.
Bisogna ascoltare il vento perché il vento racconta sempre e porta profezie.
Garcia: “Non verrò con te. Non ti seguirò. Io non voglio lo spazio in te. Io sono lo spazio e accogliere uno spazio in te sarebbe umiliante. Nella vita. Nell’amore. Quando una storia si frantuma non bisogna mai raccogliere i cocci e cercare di incollarli. Il tuo Oriente non mi appartiene. Tu sei in un Oriente che non vive nel mio Occidente. Non sono stanco. C’è una dimensione di consolazione che non giustifica il tuo dire e il tuo andare tra le parole e il tempo. Io sono altro e non c’è più spazio. Sono io a dirtelo. Non c’è più spazio per te in me, con me, accanto a me…”.
Sarashil: “Non capisco. Ci sono giorni che non riesco ad afferrare. Giorni nei quali non riesco a capire la tua voce, il tuo linguaggio, il tuo silenzio. Io vorrei portarti con me lungo la strade che ha segni del velo…”.
Garcia: “Non c’è più spazio. Io cammino verso le vie della conchiglia e sono io che non accetto più di essere colpito da una pioggia di sabbia. Quando una storia finisce, e ti accorgi che era una storia, non bisogna inventarsi leggende, favole e misteriosi cammini… Finisce… Ecco, l’eterno finito…”.
Camminava a passo lento e ogni silenzio si incastrava nella bellezza della pazienza.
Prima di dare risposte bisogna che ci si allontani dalle domande. Dovrebbe essere sempre così. Non ho spazio. Sono intrappolata. Diceva Sarashil. E Garcia pensava: Dire non ho spazio significa sostanzialmente: non voglio avere spazio.
La luna cadeva a picco sul mare nero e le onde sembravano un nuvolare di ombre.
Quando una storia finisce non chiedersi mai perché. Accogliere la fine come l’eterno finito. Accettare la fine con l’orgoglio dei viandanti e andare oltre. Oltre le maree e oltre i deserti. C’è sempre un bosco dove la luce è trasparenza di sguardi.
Bisogna saper cogliere questa trasparenza. Bisognerebbe anche anticipare l’eterno finito con un gesto soltanto. Chiudere la finestra per non fare entrare altra sabbia prima che la sabbia possa occupare la piazza della stanza.
Bisogna ascoltare il vento perché il vento racconta sempre e porta profezie.
Garcia: “Non verrò con te. Non ti seguirò. Io non voglio lo spazio in te. Io sono lo spazio e accogliere uno spazio in te sarebbe umiliante. Nella vita. Nell’amore. Quando una storia si frantuma non bisogna mai raccogliere i cocci e cercare di incollarli. Il tuo Oriente non mi appartiene. Tu sei in un Oriente che non vive nel mio Occidente. Non sono stanco. C’è una dimensione di consolazione che non giustifica il tuo dire e il tuo andare tra le parole e il tempo. Io sono altro e non c’è più spazio. Sono io a dirtelo. Non c’è più spazio per te in me, con me, accanto a me…”.
Sarashil: “Non capisco. Ci sono giorni che non riesco ad afferrare. Giorni nei quali non riesco a capire la tua voce, il tuo linguaggio, il tuo silenzio. Io vorrei portarti con me lungo la strade che ha segni del velo…”.
Garcia: “Non c’è più spazio. Io cammino verso le vie della conchiglia e sono io che non accetto più di essere colpito da una pioggia di sabbia. Quando una storia finisce, e ti accorgi che era una storia, non bisogna inventarsi leggende, favole e misteriosi cammini… Finisce… Ecco, l’eterno finito…”.
Le metafore si intrecciavano e il loro dialogare aveva il peso dei silenzi battuti dalla notte in un cielo senza alcuna stella.
L’Oriente è un cammino di pazienza ma la pazienza conosce gli orizzonti. Così diceva Garcia. E Sarashil, ferma nei suoi impeccabili orientamenti, si lasciava trascinare dalla malinconia.
Garcia: “Quando mi hai scritto dello spazio e mi hai detto che sei intrappolata hai definito la nostra inquieta storia. Io non ho mai parlato di spazi da vivere con te… Ma sai cosa significa trovare uno spazio per il nostro incontro? Anzi affermare che non hai spazio in questo momento… Io ormai sono la consapevolezza di altro… Non ti seguo più…”.
Garcia troncò la conversazione e lasciò cadere ogni altra parola di Sarashil.
Il tempo dell’eterno si consuma nel finito… e tutto ha una voce che si aggrappa ai tentacoli del mistero…
Il vento non smette di raccontare, ma c’è il silenzio che solca le parole e le parole si chiudono in una mano mentre le farfalle si allontanano… Oltre l’Oriente…
L’Oriente è un cammino di pazienza ma la pazienza conosce gli orizzonti. Così diceva Garcia. E Sarashil, ferma nei suoi impeccabili orientamenti, si lasciava trascinare dalla malinconia.
Garcia: “Quando mi hai scritto dello spazio e mi hai detto che sei intrappolata hai definito la nostra inquieta storia. Io non ho mai parlato di spazi da vivere con te… Ma sai cosa significa trovare uno spazio per il nostro incontro? Anzi affermare che non hai spazio in questo momento… Io ormai sono la consapevolezza di altro… Non ti seguo più…”.
Garcia troncò la conversazione e lasciò cadere ogni altra parola di Sarashil.
Il tempo dell’eterno si consuma nel finito… e tutto ha una voce che si aggrappa ai tentacoli del mistero…
Il vento non smette di raccontare, ma c’è il silenzio che solca le parole e le parole si chiudono in una mano mentre le farfalle si allontanano… Oltre l’Oriente…