L’uomo che parlava con le tartarughe e la donna dai capelli neri
di Pierfranco Bruni
di Pierfranco Bruni
Le ore sono state incorniciate in una cornice di legno. Il giorno non è finito. Sono passate ore e il gioco tra il coraggio, la lealtà e il compromesso agita il mio cammino. Ci sono uomini in vendita. Non hanno coraggio. Codardi. Sanno barattare la sabbia con la polvere. E vendono la polvere come se fosse terra di Gerusalemme. Ma ancora una volta ascolto uguali parole.
L’uomo che parlava con le tartarughe mi venne incontro. Ascoltò le mie malinconie e le mie tristezze. Si chiuse nel suo mantello di silenzio per una luna soltanto.
Poi mi afferrò le mani e con la sua calma e dolcezza mi disse: “Vivi! Noi siamo una razza che non si è mai arresa. La miseria, che non è misericordia, albeggia negli sguardi torbidi e negli uomini che si cospargono lo sguardo di cenere. Abbandona i ricordi. Sono viaggi di nostalgia. Non lasciarti trascinare nelle sfide inutili. Perdi soltanto i passi nel mare dei venti. Lascia che il riso sia degno degli imbecilli. Noi siamo stati sempre dei monaci buddisti. Non ti porre altri problemi. La via ti porta dove i desideri incidono l’anima. Lascia lo sdegno a chi ha perso il senso e l’orizzonte. Resta nella nostra dignità e non ti piegare mai. Ad alcun compromesso. Anche quando ti diranno di scegliere tra la lealtà e la vita tu con fierezza accetta la scommessa e vai verso la strada della dignità. Lascia la vita per un gesto degno del tuo nome, del tuo onore, della tua coerenza, del tuo coraggio”.
L’uomo che parlava con le tartarughe mi venne incontro. Ascoltò le mie malinconie e le mie tristezze. Si chiuse nel suo mantello di silenzio per una luna soltanto.
Poi mi afferrò le mani e con la sua calma e dolcezza mi disse: “Vivi! Noi siamo una razza che non si è mai arresa. La miseria, che non è misericordia, albeggia negli sguardi torbidi e negli uomini che si cospargono lo sguardo di cenere. Abbandona i ricordi. Sono viaggi di nostalgia. Non lasciarti trascinare nelle sfide inutili. Perdi soltanto i passi nel mare dei venti. Lascia che il riso sia degno degli imbecilli. Noi siamo stati sempre dei monaci buddisti. Non ti porre altri problemi. La via ti porta dove i desideri incidono l’anima. Lascia lo sdegno a chi ha perso il senso e l’orizzonte. Resta nella nostra dignità e non ti piegare mai. Ad alcun compromesso. Anche quando ti diranno di scegliere tra la lealtà e la vita tu con fierezza accetta la scommessa e vai verso la strada della dignità. Lascia la vita per un gesto degno del tuo nome, del tuo onore, della tua coerenza, del tuo coraggio”.
Spazio di silenzi. Poi riprese con tanta pazienza: “Io ho attraversato epoche e nessuna cosa mi ha scalfito. Non mi meraviglio di nulla. Non mi stupisco. Conta sempre le lune sul guscio della tartaruga che ha secoli di tempo e ha la pazienza della sabbia del deserto. Non ti lasciare ingannare. Io sono sempre accanto a te. Non ho croci da proporti ma soltanto il mio giardino. Custodiscilo come se fosse il tuo cuore. Abbandona le tristezze. Quando puoi chiuditi nel silenzio e non dare spazio alle vanità fuggenti. Non sei mai stato un uomo in fuga”.
La fuga? Un uomo errante. Cosa è l’errare? Ascoltasi ancora: “Viaggiatore. Navigante. Marinaio. Questo sì. Non hai bisogno di difenderti. Nella tua trasparenza c’è la luce. Lascia che il sale si faccia pietra. Lascia che la pietra diventi scoglio di fiume. Lascia che il sale possa penetrare la tua carne. Ti racconterò, un giorno, la storia dei minatori di sale. I minatori nelle cave di sale graffiavano le pareti e si specchiavano...”.
Pronunciò a voce più sostenuta e piccante queste parole:
“SE GLI UOMINI VILI GIOCANO ALLE TRE CARTE SCONFIGGILI CON L'INDIFFERENZA. ANCORA BUSSA ALLA PORTA DELLA MIA ANIMA L’UOMO CHE PARLAVA CON LE TARTARUGHE. INSISTE: SE DOVESSI SCEGLIERE TRA LA VITA E LA LEALTA’, NON AVERE INDUGI. CAMMINA SEMPRE LUNGO LA STRADA DELLA LEALTA’. E QUANDO TI DIRANNO CHE DEVI COMPRENDERE NON INDUGIARE. CAMMINA SEMPRE LUNGO IL TRATTO DELLA TUA VIA E VAI OLTRE...”.
La fuga? Un uomo errante. Cosa è l’errare? Ascoltasi ancora: “Viaggiatore. Navigante. Marinaio. Questo sì. Non hai bisogno di difenderti. Nella tua trasparenza c’è la luce. Lascia che il sale si faccia pietra. Lascia che la pietra diventi scoglio di fiume. Lascia che il sale possa penetrare la tua carne. Ti racconterò, un giorno, la storia dei minatori di sale. I minatori nelle cave di sale graffiavano le pareti e si specchiavano...”.
Pronunciò a voce più sostenuta e piccante queste parole:
“SE GLI UOMINI VILI GIOCANO ALLE TRE CARTE SCONFIGGILI CON L'INDIFFERENZA. ANCORA BUSSA ALLA PORTA DELLA MIA ANIMA L’UOMO CHE PARLAVA CON LE TARTARUGHE. INSISTE: SE DOVESSI SCEGLIERE TRA LA VITA E LA LEALTA’, NON AVERE INDUGI. CAMMINA SEMPRE LUNGO LA STRADA DELLA LEALTA’. E QUANDO TI DIRANNO CHE DEVI COMPRENDERE NON INDUGIARE. CAMMINA SEMPRE LUNGO IL TRATTO DELLA TUA VIA E VAI OLTRE...”.
Cercai di replicare ma un gesto della mano mi fermò.
Riprese: “Sappi che ogni storia può diventare memoria. Non può diventare destino. Il destino è! Noi siamo erranti per destino e viviamo per destino. Così mi disse un giorno un monaco del deserto”.
Ho sempre giocato. Con la vita con la parola con il silenzio. Mai ho pensato di considerare il vento una strategia della natura. Con gli anni ti accorgi che anche la verità è un gioco. Io continuo a giocare. Tanto si muore ugualmente. Le ore vengono sempre incorniciate in una cornice di legno.
L’immagine di mia madre ritorna dolorante. L’uomo che parlava con le tartarughe sorride. Ora stanno insieme. Quante cose non dette. Ha ragione lo sciamano quando mi insegna che vivere è amare perché ricordare è recuperare l’amore di chi è vive oltre questa vita”. Sottolineo queste frasi e raccolgo memorie.
Non perderò più altro tempo. Dedicherò il tempo che mi resta a pensare scrivendo da errante. Un viaggio con l’uomo che parlava con le tartarughe e la donna dai capelli neri.
Mia madre mi osserva. Mio padre mi legge il silenzio.
Sono un errante tra foto ingiallite. Lascerò che i ricordi abbiano le loro stanze….
Il mio palazzo della nostalgia potrà bastare?
Riprese: “Sappi che ogni storia può diventare memoria. Non può diventare destino. Il destino è! Noi siamo erranti per destino e viviamo per destino. Così mi disse un giorno un monaco del deserto”.
Ho sempre giocato. Con la vita con la parola con il silenzio. Mai ho pensato di considerare il vento una strategia della natura. Con gli anni ti accorgi che anche la verità è un gioco. Io continuo a giocare. Tanto si muore ugualmente. Le ore vengono sempre incorniciate in una cornice di legno.
L’immagine di mia madre ritorna dolorante. L’uomo che parlava con le tartarughe sorride. Ora stanno insieme. Quante cose non dette. Ha ragione lo sciamano quando mi insegna che vivere è amare perché ricordare è recuperare l’amore di chi è vive oltre questa vita”. Sottolineo queste frasi e raccolgo memorie.
Non perderò più altro tempo. Dedicherò il tempo che mi resta a pensare scrivendo da errante. Un viaggio con l’uomo che parlava con le tartarughe e la donna dai capelli neri.
Mia madre mi osserva. Mio padre mi legge il silenzio.
Sono un errante tra foto ingiallite. Lascerò che i ricordi abbiano le loro stanze….
Il mio palazzo della nostalgia potrà bastare?