Nella Calabria del Novecento. IL Colonnello e l’Intellettuale. Agostino Gaudinieri e Mariano Bruni tra la Grande Guerra e la Ricostruzione
Cosa è stata la Grande Guerra per i Militari dell’Esercito e cosa è stata per quegli uomini che hanno vissuto ogni azione come lettura per interpretare un’Italia che restava fortemente legata ai valori Risorgimentali. Cosa è stata per le personalità che hanno rivestito un ruolo importante nell’esercito e che provenivano da una forte cultura incagliata in una eredità di tradizione borbonica e Sanfedista?
Cosa è stata la Grande Guerra per i Militari dell’Esercito e cosa è stata per quegli uomini che hanno vissuto ogni azione come lettura per interpretare un’Italia che restava fortemente legata ai valori Risorgimentali. Cosa è stata per le personalità che hanno rivestito un ruolo importante nell’esercito e che provenivano da una forte cultura incagliata in una eredità di tradizione borbonica e Sanfedista?
Le personalità che hanno avuto radici Italo – Albanesi hanno vissuto la loro appartenenza alla Patria con una forza non solo professionale, il mestiere di essere personalità del Regno, ma anche con una capacità di espressioni radicate in una testimonianza spirituale. Non spesso gli intellettuali, gli scrittori, i poeti sono anche bibliofili. Quasi sempre sono amanti della pagine e non fondamentalmente gelosi custodi di libri antichi e nuovi. Spesso il bibliofilo vive accanto al libro e ne diventa non solo amico profondo, ma attento e preciso collezionista. Tra questi ci sono personalità di rara finezza e di sobria eleganza.
Tra questi si annovera Agostino Gaudinieri. Militare dell’esercito di lunga carriera: dai gradi di tenente arriva a rivestire quelli di colonnello dell’esercito. Non è stato solo un conoscitore e custode di libri rari e importanti dal punto di vista filologico e storico, ma è stato un personaggio che ha curato con una particolare attenzione e stile i libri della sua biblioteca.
Nato a Spezzano Albanese nel 1892. Partecipa alla Grande Guerra e viene più volte decorato sino alla battaglia svolta sulle foce e sulle trincee dell’Isonzo. Un militare che vive intensamente la vita militare sul campo. Le sue letture più consone sono state quelle riguardanti non solo la storia militare e la storia d’Italia, ma è stato un deciso lettore e conoscitore sia di Petrarca che di Leopardi. Tanto che ebbe cura di custodire un raro libro delle “Rime” del Petrarca introdotto da Giacomo Leopardi.
Un militare, dunque, che non ha mai trascurato la letteratura ed ha sempre trovato una chiave di incontro tra la storia e la poesia. D’altronde i bibliofili oltre ad avere molta cura e dimestichezza del testo e dei testi hanno gusto e sanno scegliere rigorosamente letture e libri da tenersi nel proprio scaffale. In questo Agostino Gaudinieri ha saputo fare e ha fatto delle scelte che soltanto un uomo di marcato rispetto della cultura nazionale può avere.
Come il bibliofilo che tutela il libro, in quanto considerato patrimonio di una civiltà e di un racconto di testimonianza di spiritualità, imprimeva il suo marchio su ogni testo. Oltre alla firma ben visibile nella pagina di frontespizio, scritta con una penna dal pennino indelebile, ogni testo nel dorso porta inciso le iniziali del nome e cognome.
Tra questi si annovera Agostino Gaudinieri. Militare dell’esercito di lunga carriera: dai gradi di tenente arriva a rivestire quelli di colonnello dell’esercito. Non è stato solo un conoscitore e custode di libri rari e importanti dal punto di vista filologico e storico, ma è stato un personaggio che ha curato con una particolare attenzione e stile i libri della sua biblioteca.
Nato a Spezzano Albanese nel 1892. Partecipa alla Grande Guerra e viene più volte decorato sino alla battaglia svolta sulle foce e sulle trincee dell’Isonzo. Un militare che vive intensamente la vita militare sul campo. Le sue letture più consone sono state quelle riguardanti non solo la storia militare e la storia d’Italia, ma è stato un deciso lettore e conoscitore sia di Petrarca che di Leopardi. Tanto che ebbe cura di custodire un raro libro delle “Rime” del Petrarca introdotto da Giacomo Leopardi.
Un militare, dunque, che non ha mai trascurato la letteratura ed ha sempre trovato una chiave di incontro tra la storia e la poesia. D’altronde i bibliofili oltre ad avere molta cura e dimestichezza del testo e dei testi hanno gusto e sanno scegliere rigorosamente letture e libri da tenersi nel proprio scaffale. In questo Agostino Gaudinieri ha saputo fare e ha fatto delle scelte che soltanto un uomo di marcato rispetto della cultura nazionale può avere.
Come il bibliofilo che tutela il libro, in quanto considerato patrimonio di una civiltà e di un racconto di testimonianza di spiritualità, imprimeva il suo marchio su ogni testo. Oltre alla firma ben visibile nella pagina di frontespizio, scritta con una penna dal pennino indelebile, ogni testo nel dorso porta inciso le iniziali del nome e cognome.
Il testo delle “Rime” del Petrarca è un segno indelebile che chiosa la personalità di Gaudinieri. Ma egli ha una eredità culturale forte che è quella della famiglia di appartenenza. Ovvero dei Guaglianone e dei Gaudinieri, che a loro volta vantano discendenze nobiliari abbastanza consistenti.
In casa Guaglianone – Gaudinieri la cultura costituiva un punto nodale e nella cultura hanno fortemente creduto e investito, in quanto il militare Agostino Gaudinieri era soprattutto un uomo di cultura e giunse ad essere un bibliofilo grazie sia agli studi sia alla formazione storico – umanistica che è stata trasmessa anche ad alcuni eredi.
Tra questi soprattutto al nipote Mariano Bruni, ovvero il figlio della sorella Giulia andata in sposa ad Ermete Francesco Bruni, il quale ha la fierezza del colonnello e una conoscenza molto articolata. Infatti chi erediterà il modello culturale e la spiccata personalità di Agostino sarà proprio Mariano, che diventerà docente di matematica, ma con una conoscenza della cultura classica i cui riferimenti sono sempre stati il latino e il greco.
Proprio Mariano Bruni porrà all’attenzione la questione nella quale si sottolinea che senza una classicità neppure la “ragione” scientifica potrebbe avere un senso. Nella schiera dei suoi allievi, formatosi alla sua scuola, c’è Riccardo Misasi, più volte Ministro della Repubblica ma uomo di grande spessore culturale e filosofico.
Agostino Gaudinieri è rimasto un punto di riferimento, per molti anni, in quell’intreccio tra storia di una Nazione, conoscenza della tradizione militare nella cultura internazionale e bibliofilo.
Le sue radici Arbereshe ancora di più lo hanno caratterizzano, perché nella sua formazione il rapporto tra una cultura cattolica, nata nel legame tra Scanderbeg e il Regno di Napoli, in una visione anche borbonica, e la sua funzione di garante delle Istituzioni e del Regno d’Italia lo hanno posto ai vertici proprio della storia nazionale attraverso le funzioni esercitate anche come Colonnello dell’Esercito.
Un erede della tradizione Italo – albanese nel passaggio tra la Grande Guerra e il Fascismo e dal Fascismo alla Repubblica.
I tre testi fondamentali che ha sempre custodito e letto restano, appunto, la “Storia di Roma” edizione del 1872, “La guerra e la sua storia”, le “Rime” di Francesco Petrarca con saggio di Giacomo Leopardi. Un bibliofilo come colonnello. Un uomo di cultura nella Grande Guerra con i gradi dell’esercito.
Certo, non dovremmo meravigliarci sul fatto che gli intellettuali e gli uomini di cultura abbiano partecipato all’intervento. Ce ne sono stati tanti. Ma resta un fatto importante che un militare, che abbia svolto un ruolo significativo, proprio nelle fasi cruciali della guerra e poi successivamente, sia stato un bibliofilo e un intellettuale attento al rapporto tra storia e letteratura.
Agostino Gaudinieri è stato, dunque, un legame tra due mondi e la sua testimonianza, il suo afflato culturale, la sua dimensione speculare sono state trasmesse a generazioni. Credo che chi maggiormente ha ereditato questa sua testimonianza culturale sia stato, appunto, il nipote Mariano Bruni, le cui origini sono anch’esse di Arbereshe.
Il libro e la cultura hanno avuto una funzione rilevante all’interno dell’ampia dialettica nel decennio successivo alla caduta del Fascismo sino agli anni 1965. Infatti Mariano Bruni non è stato soltanto un docente e un educatore, ma anche una personalità che non ha mai fatto mancare il suo pensiero all’interno di un processo culturale riformista e moderato in una Calabria, costantemente, in conflitto tra una realtà marcatamente contadina e una decisa capacità e volontà trasformatrice.
Sono gli anni del dibattito sulla necessità di far nascere una università, sono gli anni di una politica che vede protagonisti personalità come Guarasci e Mancini e poi Antoniozzi e ancora Misasi. Sono gli anni che si presentano con dei notevoli cambiamenti che vedono soprattutto Cosenza al centro di una completa trasformazione.
Agostino Gaudinieri è come se avesse ceduto il testimone proprio al nipote Mariano.
Resta la figura straordinaria del colonnello Gaudinieri che ha inciso un solco notevole: da Spezzano all’Isonzo e da qui alla promozione a colonnello e al suo ruolo nella Seconda guerra mondiale sino alle sue costanti letture in una Cosenza che si apre a nuove politiche e ad una nuova stagione culturale, in un paese come Mendicino e in una Calabria che ha avuto il respiro di una identità nazionale tra le sue storie militari e il suo Petrarca che racconta la Patria e l’amore per la Patria di Leopardi che annota i versi di un petrarchismo tutto italiano.
Sia Petrarca che Leopardi hanno rappresentato per il Gaudinieri un percorso spirituale significativo perché nei due poeti la presenza dell’idea di Patria ha una forte valenza spirituale. Mariano Bruni, laureatosi il 1939 a Roma, è stato il continuatore di una classicità che ha visto nelle scienze il completamente di un dovere e di un diritto per un cittadino che dovrà confrontarsi con le nuove rivoluzioni del mondo moderno e con quella modernità che imporrà una riflessione importante tra scienza e umanesimo.
Agostino Gaudinieri e Mariano Bruni due continuatori, tra l’altro, di un pensiero convergente e divergente. Tradizionalista il primo con forti connotazioni borboniche, ritratte dalla dinastia dei Guaglianoine, e riformista, un socialismo liberale, il secondo in una società che ha visto il confronto tra concetti di democrazia e libertà. Formatosi in una Monarchia alla quale è stato fedele sino alla fine Agostino Gaudinieri. Intellettuale e interprete di un pitagorismo tra Grecia e Roma Mariano Bruni, ma alla scuola del Gaudinieri e dei Guaglianone si è ben formato. Un militare di carriera il primo. Un intellettuale nella modernità della contemporaneità il secondo.
In casa Guaglianone – Gaudinieri la cultura costituiva un punto nodale e nella cultura hanno fortemente creduto e investito, in quanto il militare Agostino Gaudinieri era soprattutto un uomo di cultura e giunse ad essere un bibliofilo grazie sia agli studi sia alla formazione storico – umanistica che è stata trasmessa anche ad alcuni eredi.
Tra questi soprattutto al nipote Mariano Bruni, ovvero il figlio della sorella Giulia andata in sposa ad Ermete Francesco Bruni, il quale ha la fierezza del colonnello e una conoscenza molto articolata. Infatti chi erediterà il modello culturale e la spiccata personalità di Agostino sarà proprio Mariano, che diventerà docente di matematica, ma con una conoscenza della cultura classica i cui riferimenti sono sempre stati il latino e il greco.
Proprio Mariano Bruni porrà all’attenzione la questione nella quale si sottolinea che senza una classicità neppure la “ragione” scientifica potrebbe avere un senso. Nella schiera dei suoi allievi, formatosi alla sua scuola, c’è Riccardo Misasi, più volte Ministro della Repubblica ma uomo di grande spessore culturale e filosofico.
Agostino Gaudinieri è rimasto un punto di riferimento, per molti anni, in quell’intreccio tra storia di una Nazione, conoscenza della tradizione militare nella cultura internazionale e bibliofilo.
Le sue radici Arbereshe ancora di più lo hanno caratterizzano, perché nella sua formazione il rapporto tra una cultura cattolica, nata nel legame tra Scanderbeg e il Regno di Napoli, in una visione anche borbonica, e la sua funzione di garante delle Istituzioni e del Regno d’Italia lo hanno posto ai vertici proprio della storia nazionale attraverso le funzioni esercitate anche come Colonnello dell’Esercito.
Un erede della tradizione Italo – albanese nel passaggio tra la Grande Guerra e il Fascismo e dal Fascismo alla Repubblica.
I tre testi fondamentali che ha sempre custodito e letto restano, appunto, la “Storia di Roma” edizione del 1872, “La guerra e la sua storia”, le “Rime” di Francesco Petrarca con saggio di Giacomo Leopardi. Un bibliofilo come colonnello. Un uomo di cultura nella Grande Guerra con i gradi dell’esercito.
Certo, non dovremmo meravigliarci sul fatto che gli intellettuali e gli uomini di cultura abbiano partecipato all’intervento. Ce ne sono stati tanti. Ma resta un fatto importante che un militare, che abbia svolto un ruolo significativo, proprio nelle fasi cruciali della guerra e poi successivamente, sia stato un bibliofilo e un intellettuale attento al rapporto tra storia e letteratura.
Agostino Gaudinieri è stato, dunque, un legame tra due mondi e la sua testimonianza, il suo afflato culturale, la sua dimensione speculare sono state trasmesse a generazioni. Credo che chi maggiormente ha ereditato questa sua testimonianza culturale sia stato, appunto, il nipote Mariano Bruni, le cui origini sono anch’esse di Arbereshe.
Il libro e la cultura hanno avuto una funzione rilevante all’interno dell’ampia dialettica nel decennio successivo alla caduta del Fascismo sino agli anni 1965. Infatti Mariano Bruni non è stato soltanto un docente e un educatore, ma anche una personalità che non ha mai fatto mancare il suo pensiero all’interno di un processo culturale riformista e moderato in una Calabria, costantemente, in conflitto tra una realtà marcatamente contadina e una decisa capacità e volontà trasformatrice.
Sono gli anni del dibattito sulla necessità di far nascere una università, sono gli anni di una politica che vede protagonisti personalità come Guarasci e Mancini e poi Antoniozzi e ancora Misasi. Sono gli anni che si presentano con dei notevoli cambiamenti che vedono soprattutto Cosenza al centro di una completa trasformazione.
Agostino Gaudinieri è come se avesse ceduto il testimone proprio al nipote Mariano.
Resta la figura straordinaria del colonnello Gaudinieri che ha inciso un solco notevole: da Spezzano all’Isonzo e da qui alla promozione a colonnello e al suo ruolo nella Seconda guerra mondiale sino alle sue costanti letture in una Cosenza che si apre a nuove politiche e ad una nuova stagione culturale, in un paese come Mendicino e in una Calabria che ha avuto il respiro di una identità nazionale tra le sue storie militari e il suo Petrarca che racconta la Patria e l’amore per la Patria di Leopardi che annota i versi di un petrarchismo tutto italiano.
Sia Petrarca che Leopardi hanno rappresentato per il Gaudinieri un percorso spirituale significativo perché nei due poeti la presenza dell’idea di Patria ha una forte valenza spirituale. Mariano Bruni, laureatosi il 1939 a Roma, è stato il continuatore di una classicità che ha visto nelle scienze il completamente di un dovere e di un diritto per un cittadino che dovrà confrontarsi con le nuove rivoluzioni del mondo moderno e con quella modernità che imporrà una riflessione importante tra scienza e umanesimo.
Agostino Gaudinieri e Mariano Bruni due continuatori, tra l’altro, di un pensiero convergente e divergente. Tradizionalista il primo con forti connotazioni borboniche, ritratte dalla dinastia dei Guaglianoine, e riformista, un socialismo liberale, il secondo in una società che ha visto il confronto tra concetti di democrazia e libertà. Formatosi in una Monarchia alla quale è stato fedele sino alla fine Agostino Gaudinieri. Intellettuale e interprete di un pitagorismo tra Grecia e Roma Mariano Bruni, ma alla scuola del Gaudinieri e dei Guaglianone si è ben formato. Un militare di carriera il primo. Un intellettuale nella modernità della contemporaneità il secondo.