Palazzo Gaudinieri, una famiglia nel culto di San Francesco di Paola
e una fucina di cultura: da Padula ai fratelli Baffi
e una fucina di cultura: da Padula ai fratelli Baffi
Il
Palazzo Gaudinieri di Acri, Cosenza, è un punto di riferimento che raccoglie
non solo storicamente, ma attraverso forme che sono ramificazioni
antropologiche ed eredità di sangue e passaggi di possedimenti e proprietà,
bensì “dinasticamente” il ceppo di una famiglia che definisco tranquillamente
stemmata, ovvero con una nobiltà di antico stemma che rimanda a delle radici
che sono seicentesche.
È naturale che in questa famiglia si intrecciano altri ceppi come i Malito, i Lombardi, i Bruni, i Guaglianone, gli Scarfoglio… Questi hanno dato vita ad una aristocrazia e ad una borghesia, con una caratteristica professionalità oltre che ad una marcata dimensione di soggetti possidenti e proprietari di generazioni in generazione, ben consistente all’interno della Calabria di metà Ottocento.
Ogni ceppo, comunque, porta in dote una sua propria aristocrazia e una borghesia sia di natura proprietaria che istituzionale. C’è da sottolineare che oltre ad una aristocrazia di fatto, in queste famiglie, si sono formate delle generazioni con professionalità ben definite: dal mondo prettamente istituzionale a quello giuridico, da quello educativo a quello medico, da quello culturale - letterario a quello del commercio imprenditoriale.
Il Palazzo Gaudinieri di Acri ha una sua indicazione che è quella che porta il nome di Domenico Gaudinieri. Infatti nella Targa posta all’ingresso del palazzo si legge: “Vi ha avuto i natale Domenico Gaudinieri (1808 – 1882). Laureato in Giurisprudenza si diede, fra l’altro, all’insegnamento. Seguirono le sue lezioni Vincenzo Padula, Vincenzo Julia, i fratelli Luigi e Vincenzo Baffi. Vari avvocati si rivolgevano a lui per pareri e consigli. Il famoso Luigi Focaracci, che aveva una scuola di Giurisprudenza in Cosenza, ebbe a scrivergli: ‘… voi siete in giurisprudenza maestro di color che sanno…’. Fu sindaco di Acri nel 1845. scrisse in versi e in prosa, tutto rimase inedito e andò disperso”. Così recita, dunque, la targa posta dal Comune di Acri proposta dal Rotary International – Distretto 2100 Club di Acri – Anno 2011.
All’ingresso del palazzo si incontra immediatamente una “specie” di Sedile baroccheggiante o addirittura un “altare” mancante però della parte apicale che, con ogni probabilità, contenesse la simbologia di un’aquila con una rosa rossa nel becco e con uno stemma coronato sul capo.
Infatti lo stemma della famiglia Giudinieri è, appunto, l’aquila.
Il sedile o l’altare o una struttura monumentale – architettonica (nella sua piccola manifattura) presenta delle decorazioni e dei fregi, la cui chiave di lettura o interpretazione è affascinante quanto misteriosa, anche se la presenza di animali sarebbe utile da prendere in considerazione.
Così come sono visibile, oltre ai rosoni, due animali che si incontrano nel Palazzo Gaudinieri di Spezzano Albanese. Un altro antico riferimenti che sottoscriveva l’incontro tra i Gaudinieri e i Guaglianone. Oltre il fregio centrale apicale si notano due animali, che sembrerebbero uccelli o addirittura serpentelli perché hanno il corpo allungato.
Lo stemma – fregio centrale è di estremo interesse ed ha i precisi connotati nobiliari proprio per come si rappresenta la sua simbologia.
Questi due Palazzi danno il senso proprio della casa nobiliare. Un casato che aveva stretti rapporti con il mondo cattolico e precisamente con l’ordine dei Minimi di San Francesco di Paola.
Nella Platea della Famiglia Gaudinieri, datata Acri 15 settembre 1851 si precisa: “Le notizie raccolte sulla famiglia Gaudinieri al secolo decimo sesto Biagio Gaudinieri vivea nel milleseicento ed erano figli di lui, e di Loredana Adimari Domenico ed Antonio Gaudinieri confermati nella nostra Santa Fede da Giovanni Battista De Paola Vescovo di Bisignano addì 27 aprile dell’anno 1632”.
Poi prosegue: “Nulla costa della condizione del sudetto Antonio Gaudinieri, ma civile esser dovea quella della famiglia tostoché l’altro fratello Domenico fu Regio Notajo, come appare da molti atti pubblici lasciati in cartapecora”.
In riferimento alla questione relativa al legame con il mondo cattolico, nella Platea, è ben evidenziato questo aspetto. Si dice: “…Vincenzo vestì l’abuto de’ Minimi del Glorioso S. Francesco di Paola, nella cui religione amatissimo de’ suoi visse santamente, e morì”. Mentre si parla anche di un Domenico Gaudinieri che “fu prete di esemplarissima vita, e quindi cappellano nella chiesa della Santissima Annunziata”.
Così come si parla di Felicia e Rosa che “per l’amore sincerissimo, e profondo che portarono alla famiglia si tennero lontano dalle nozze, e nubili in famiglia vissero, e morirono”.
Il titolo nobiliare si lega, dunque, ad una profonda religiosità e ad una marcata devozione per la famiglia. La famiglia come modello di una visione in cui il senso della tradizione resta profondissimo. Devozione per gli affetti,in un legame di sangue, e devozione per una fede in un donarsi costantemente.
La figura di San Francesco di Paola, dunque, è dentro la famiglia ed è continuata e continua con un culto ben tramandato anche negli altri ceppi, come in quello dei Bruni. È certo che i Gaudinieri furono un ceppo importante.
Il Palazzo di Acri, comunque, va letto nella sua completezza.
Quando nella targa posta all’ingresso si parla di Vincenzo Padula, anch’esso sacerdote, si entra in una tradizione che è quella di un Risorgimento politico e letterario e di una tradizione linguistica – dialettale forte senza trascurare il fatto che anche lo stesso Padula, che seguì le lezione di Domenico Gaudinieri, scrisse dei versi, che restano indelebili, dedicati a San Francesco di Paola.
Padula, che nacque ad Acri nel 1819 e morì nel 1893, ebbe una costante frequentazione con i Gaudinieri. Oltre alla sua funzione sacerdotale, oltre ad essere stato un poeta innovatore della lingua, fu, tra l’altro, un patriota italiano difensore del brigantaggio post unitario. Una figura di primo piano nell’ambito storico – politico che intratteneva rapporti con la nobiltà dei Gaudinieri.
Seguì le lezioni di Domenico Gaudinieri il letterato Vincenzo Julia, amico di Padula, che scrisse, due anni dopo la morte del Gaudinieri, un libro, in cui si recupera la ballata tradizionale della Calabria, dal titolo: “Sonetti e liriche”, nel 1884, e un importante saggio su Vincenzo Monti.
Significativa fu l’influenza del Gaudinieri nella formazione dei fratelli Luigi e Vincenzo Baffi. Vincenzo nacque sempre ad Acri nel 1829. Fece una brillante carriere in magistratura, anche se la letteratura restò tra i suoi studi di riferimento. Morì nello steso anno di Domenico Gaudinieri (1882) a Napoli e rivestiva la carica di Presidente del Tribunale di Cassino.
Insomma il Palazzo Gaudinieri fu un vero e proprio laboratorio di cultura. Da qui la ramificazione con le altre famiglie imparentate e con generazioni che hanno rivestito e rivestono cariche importanti nel mondo delle Istituzioni.
Resta un riferimento la famiglia Gaudinieri, e i gli eredi (e i successori pur nelle altre parentele e acquisite appartenenze) non possono che tenerne una nobile considerazione. Perché i Gaudinieri sono stati, e la storia ha raccontato e racconta, e resteranno perché la storia è da riscrivere in una Nazione che trova le sue origini proprio in un Risorgimento, al quale i Gaudinieri hanno guardato con molta attenzione e sono stati protagonisti anche in un legame con la cultura e le generazioni degli Italo – albanesi.
Un capitolo che si ramifica in Spezzano Albanese con i Guaglianone e in San Lorenzo del Vallo con i Bruni.
È naturale che in questa famiglia si intrecciano altri ceppi come i Malito, i Lombardi, i Bruni, i Guaglianone, gli Scarfoglio… Questi hanno dato vita ad una aristocrazia e ad una borghesia, con una caratteristica professionalità oltre che ad una marcata dimensione di soggetti possidenti e proprietari di generazioni in generazione, ben consistente all’interno della Calabria di metà Ottocento.
Ogni ceppo, comunque, porta in dote una sua propria aristocrazia e una borghesia sia di natura proprietaria che istituzionale. C’è da sottolineare che oltre ad una aristocrazia di fatto, in queste famiglie, si sono formate delle generazioni con professionalità ben definite: dal mondo prettamente istituzionale a quello giuridico, da quello educativo a quello medico, da quello culturale - letterario a quello del commercio imprenditoriale.
Il Palazzo Gaudinieri di Acri ha una sua indicazione che è quella che porta il nome di Domenico Gaudinieri. Infatti nella Targa posta all’ingresso del palazzo si legge: “Vi ha avuto i natale Domenico Gaudinieri (1808 – 1882). Laureato in Giurisprudenza si diede, fra l’altro, all’insegnamento. Seguirono le sue lezioni Vincenzo Padula, Vincenzo Julia, i fratelli Luigi e Vincenzo Baffi. Vari avvocati si rivolgevano a lui per pareri e consigli. Il famoso Luigi Focaracci, che aveva una scuola di Giurisprudenza in Cosenza, ebbe a scrivergli: ‘… voi siete in giurisprudenza maestro di color che sanno…’. Fu sindaco di Acri nel 1845. scrisse in versi e in prosa, tutto rimase inedito e andò disperso”. Così recita, dunque, la targa posta dal Comune di Acri proposta dal Rotary International – Distretto 2100 Club di Acri – Anno 2011.
All’ingresso del palazzo si incontra immediatamente una “specie” di Sedile baroccheggiante o addirittura un “altare” mancante però della parte apicale che, con ogni probabilità, contenesse la simbologia di un’aquila con una rosa rossa nel becco e con uno stemma coronato sul capo.
Infatti lo stemma della famiglia Giudinieri è, appunto, l’aquila.
Il sedile o l’altare o una struttura monumentale – architettonica (nella sua piccola manifattura) presenta delle decorazioni e dei fregi, la cui chiave di lettura o interpretazione è affascinante quanto misteriosa, anche se la presenza di animali sarebbe utile da prendere in considerazione.
Così come sono visibile, oltre ai rosoni, due animali che si incontrano nel Palazzo Gaudinieri di Spezzano Albanese. Un altro antico riferimenti che sottoscriveva l’incontro tra i Gaudinieri e i Guaglianone. Oltre il fregio centrale apicale si notano due animali, che sembrerebbero uccelli o addirittura serpentelli perché hanno il corpo allungato.
Lo stemma – fregio centrale è di estremo interesse ed ha i precisi connotati nobiliari proprio per come si rappresenta la sua simbologia.
Questi due Palazzi danno il senso proprio della casa nobiliare. Un casato che aveva stretti rapporti con il mondo cattolico e precisamente con l’ordine dei Minimi di San Francesco di Paola.
Nella Platea della Famiglia Gaudinieri, datata Acri 15 settembre 1851 si precisa: “Le notizie raccolte sulla famiglia Gaudinieri al secolo decimo sesto Biagio Gaudinieri vivea nel milleseicento ed erano figli di lui, e di Loredana Adimari Domenico ed Antonio Gaudinieri confermati nella nostra Santa Fede da Giovanni Battista De Paola Vescovo di Bisignano addì 27 aprile dell’anno 1632”.
Poi prosegue: “Nulla costa della condizione del sudetto Antonio Gaudinieri, ma civile esser dovea quella della famiglia tostoché l’altro fratello Domenico fu Regio Notajo, come appare da molti atti pubblici lasciati in cartapecora”.
In riferimento alla questione relativa al legame con il mondo cattolico, nella Platea, è ben evidenziato questo aspetto. Si dice: “…Vincenzo vestì l’abuto de’ Minimi del Glorioso S. Francesco di Paola, nella cui religione amatissimo de’ suoi visse santamente, e morì”. Mentre si parla anche di un Domenico Gaudinieri che “fu prete di esemplarissima vita, e quindi cappellano nella chiesa della Santissima Annunziata”.
Così come si parla di Felicia e Rosa che “per l’amore sincerissimo, e profondo che portarono alla famiglia si tennero lontano dalle nozze, e nubili in famiglia vissero, e morirono”.
Il titolo nobiliare si lega, dunque, ad una profonda religiosità e ad una marcata devozione per la famiglia. La famiglia come modello di una visione in cui il senso della tradizione resta profondissimo. Devozione per gli affetti,in un legame di sangue, e devozione per una fede in un donarsi costantemente.
La figura di San Francesco di Paola, dunque, è dentro la famiglia ed è continuata e continua con un culto ben tramandato anche negli altri ceppi, come in quello dei Bruni. È certo che i Gaudinieri furono un ceppo importante.
Il Palazzo di Acri, comunque, va letto nella sua completezza.
Quando nella targa posta all’ingresso si parla di Vincenzo Padula, anch’esso sacerdote, si entra in una tradizione che è quella di un Risorgimento politico e letterario e di una tradizione linguistica – dialettale forte senza trascurare il fatto che anche lo stesso Padula, che seguì le lezione di Domenico Gaudinieri, scrisse dei versi, che restano indelebili, dedicati a San Francesco di Paola.
Padula, che nacque ad Acri nel 1819 e morì nel 1893, ebbe una costante frequentazione con i Gaudinieri. Oltre alla sua funzione sacerdotale, oltre ad essere stato un poeta innovatore della lingua, fu, tra l’altro, un patriota italiano difensore del brigantaggio post unitario. Una figura di primo piano nell’ambito storico – politico che intratteneva rapporti con la nobiltà dei Gaudinieri.
Seguì le lezioni di Domenico Gaudinieri il letterato Vincenzo Julia, amico di Padula, che scrisse, due anni dopo la morte del Gaudinieri, un libro, in cui si recupera la ballata tradizionale della Calabria, dal titolo: “Sonetti e liriche”, nel 1884, e un importante saggio su Vincenzo Monti.
Significativa fu l’influenza del Gaudinieri nella formazione dei fratelli Luigi e Vincenzo Baffi. Vincenzo nacque sempre ad Acri nel 1829. Fece una brillante carriere in magistratura, anche se la letteratura restò tra i suoi studi di riferimento. Morì nello steso anno di Domenico Gaudinieri (1882) a Napoli e rivestiva la carica di Presidente del Tribunale di Cassino.
Insomma il Palazzo Gaudinieri fu un vero e proprio laboratorio di cultura. Da qui la ramificazione con le altre famiglie imparentate e con generazioni che hanno rivestito e rivestono cariche importanti nel mondo delle Istituzioni.
Resta un riferimento la famiglia Gaudinieri, e i gli eredi (e i successori pur nelle altre parentele e acquisite appartenenze) non possono che tenerne una nobile considerazione. Perché i Gaudinieri sono stati, e la storia ha raccontato e racconta, e resteranno perché la storia è da riscrivere in una Nazione che trova le sue origini proprio in un Risorgimento, al quale i Gaudinieri hanno guardato con molta attenzione e sono stati protagonisti anche in un legame con la cultura e le generazioni degli Italo – albanesi.
Un capitolo che si ramifica in Spezzano Albanese con i Guaglianone e in San Lorenzo del Vallo con i Bruni.