Domenica. Una domenica di fine novembre. Scrivo!
Abbiamo tra le mani ancora le nuove ultime bozze del libro. Capitoli che leggo a metà. Non ho la “forza” di proseguire nella lettura o correzione di altre pagine. Cerchiamo, con Micol, di rivedere le foto.
Filigrane di ricordi che si fanno mosaico. La vita è un rincorrere ricordi anche quando i ricordi sono appesi al filo delle ore perdute o sconfitte in un tempo che è diventato sabbia.
Perché questa ultima pagina? Era necessaria?
Caro lettore ti pregherei di non porgermi domande per questa pagina che è e resterà incompiuta…
Nel raccontare le storie e nel ricostruire fatti, avvenimenti, intrecci, accanto a Giulia (di Cosenza, come sempre è stata da noi chiamata) e ad Antonella, e poi Giulia, mia sorella, c’è sta mia madre, madre Maria, nonna Maria.
Ho ritrovato alcuni suoi appunti con nomi di parenti che potevano servire a ricostruire la griglia dei legami.
Legami di sangue.
È lei, mia madre, in fondo, che mi parlava dei parenti di Acri e di Castrovillari.
Mi ha tanto parlato di nonna Giulia Gaudinieri e dei suoi rapporti con Spezzano Albanese.
La famiglia di mia madre, i Caracciolo – Corigliano di Terranova da Sibari, aveva una vicinanza di amicizia di lunghi anni con i Gaudinieri – Guaglianone grazie alla frequentazione di zia Marietta, la sorella di Giulia Gaudinieri, in casa dei Caracciolo di Terranova da Sibari, possidenti terrieri.
Se mio padre, Virgilio Italo, uno dei cinque fratelli, si sposa con Maria Caracciolo (mia madre) è proprio grazie al tramite di zia Marietta, che aveva combinato l’incontro.
Un dettaglio particolare e non trascurabile assolutamente: la sposa predestinata per Virgilio Italo non era originariamente Maria… Ma il giovanotto si invaghisce subito della sensualità mediterranea di Maria. Comunque questa è un’altra storia che racconterò, se tempo ci sarà, nel mio viaggio labirintico su mia madre e mio padre.
Domenica. Novembre. Sono passate settimane e settimane.
Mia madre, nonna Maria non c’è più. I suoi foglietti sparsi sono rimasti sparsi tra diversi cassetti.
Ricominciamo perché sono andato oltre.
Avevamo quasi licenziato le ultime bozze.
Il libro doveva andare in stampa lunedì.
Mia madre, all’improvviso per una crisi respiratoria muore.
Con lei si chiude un cerchio. Il cerchio dei cinque fratelli.
Era una domenica di ottobre. Con lei si è chiuso il cerchio.
Cosa posso dire? Cosa possiamo dire? Il libro parlava, tra l’altro, anche dell’unica persona ancora in vita nella eredità spirituale dei cinque fratelli.
Silenzio. Ma questa volta le parole non conoscono neppure il silenzio. Il vuoto sì.
Alla sua data di nascita abbiamo dovuto aggiungere quella della morte. Io non ci sono riuscito. Micol ha fatto tutto.
In questi mesi di scrittura, di trascrizione, di ancoraggi nei fatti vissuti lei, Maria Caracciolo, mia madre, nonna Maria, è stata un porto sicuro per tante notizie e tanti elementi che non riuscivo a comprendere nella filigrana delle parentele.
Perché ciò che qui si pubblica è una sintesi di tutto il materiale sul quale abbiamo lavorato e sul quale abbiamo riflettuto e messo da parte per una storia ancora tutta da ricostruire.
Mia madre mi chiedeva spesso su questo libro, seguendolo capitolo dopo capitolo, e mi domandava quando sarebbe uscito. Non lo vedrà. Ma lo ha scritto insieme a tutti noi. Ed è stata, tra l’altro, anche l’interprete di tanti cammini tra le parole e le testimonianze.
Si ricordava tutto. Nulla dei cinque fratelli le era sfuggito. Da Mariano e Maria con i quali aveva un rapporto particolare e intenso a Teresa e Adolfo, da Adalgisa e Gino a Gabriella e Pietro.
Mia madre e mio padre erano stati a Cagliari, dove abitavano Pietro e Gabriella, diverse volte ed erano i “delegati” di tutta la famiglia.
Ma ciò che maggiormente mi incuriosiva era il suo rapporto, nel suo racconto, che aveva stabilito con nonna Giulia Gaudinieri alla fine degli anni Quaranta.
Giulia Gaudinieri era stata anche a Terranova e più volte aveva dormito a casa di Mamma Maria con la nonna Teresina, la madre di mia madre e si era creata una complicità di affetto e di amore.
Giulia Gaudinieri è morta qualche mese prima che Virgilio Italo e Maria si sposassero. Un matrimonio intimo. A casa.
Mia madre mi parlava di nonna Giulia con tanto affetto e tra loro si era stabilita una intesa straordinaria.
Finisce qui un viaggio con il cerchio Bruni – Gaudinieri che si chiude e la morte di mia madre conclude realmente un ciclo. Portava sulla maglia una spilla. La spilla dei Gaudiieri con una piccola immagine.
Abbiamo dovuto riaprire il libro.
Modificare alcuni verbi. Aggiungere una data con la tristezza del mistero.
Un altro importante dettaglio. Mia madre aveva custodito in un cassetto tutto il vestimento per il suo ultimo viaggio. Io non conoscevo né il cassetto né il vestimento.
Sotto il capo, nella bara, aveva “ordinato” che si poggiasse una federa di lino bianco.
Era un regalo di nonna Giulia Gaudinieri.
Quelle federe, Giulia Gaudinieri, le aveva portate in dote e le aveva regalate alle mogli dei cinque fratelli.
L’ho osservata come un figlio può osservare una madre un’ultima volta. Lo strazio.
La sua bellezza antica, austera, nobile, autorevole in quel suo sorriso che portava la dolcezza della mia, della nostra infanzia.
Sotto il suo capo la federa di lino bianco con le iniziali: G.G. Ovvero Giulia Gaudinieri.
Un tempo è finito.
E il tempo non conosce il ritorno. Può vivere il senso del ritrovato e poi il resto è memoria.
Ho scritto questa pagina, o più di una pagina, in una domenica di novembre.
Per me le domeniche hanno un solo ricordo. La morte di mia madre e il cerchio che chiude tutte le sue bifore.
Cinque fratelli. La nobiltà e il destino.
Una storia che non ha dimenticanza e un tempo che impagina tutte le memorie. Forse il mistero, un giorno, perdendo i suoi segreti, ci dirà altro…
I Bruni – Gaudinieri resta una famiglia nella nobiltà del suo vissuto e noi eredi di un grande passato.
Il cerchio si è chiuso. La rosa e l’aquila sono scavi che non portano rimpianto, ma tradizione.
Si può stampare.