Se non siamo noi a vivere la continuità nell’orgoglio chi potrà mai testimoniarla?
Davanti ad una foto si ricostruiscono pensieri e parole abbandonate in una assenza greve. Si ridisegnano destini ed è come se i destini fossero tasselli che cercano però il mosaico. Guardarsi allo specchio non è sempre specchiarsi. Non so più se mancano i tasselli o manca il mosaico, che possa contenere tutti i tasselli.
La nobile famiglia Gaudinieri - Guaglianone imparentata con la borghesia della famiglia Bruni. Seduti: Amalia Guaglianone e Mario Gaudinieri. In piedi a sx: Marietta Gaudinieri, a dx: Giulia Gaudinieri. Tra loro Domenico e Agostino Gaudinieri.
Davanti ad una foto si ricostruiscono pensieri e parole abbandonate in una assenza greve. Si ridisegnano destini ed è come se i destini fossero tasselli che cercano però il mosaico. Guardarsi allo specchio non è sempre specchiarsi. Non so più se mancano i tasselli o manca il mosaico, che possa contenere tutti i tasselli.
La nobile famiglia Gaudinieri - Guaglianone imparentata con la borghesia della famiglia Bruni. Seduti: Amalia Guaglianone e Mario Gaudinieri. In piedi a sx: Marietta Gaudinieri, a dx: Giulia Gaudinieri. Tra loro Domenico e Agostino Gaudinieri.
Non è proprio vero che lo scrittore racconta storie o inventa storie.
Non è così.
Siamo fatti di destini. I destini si e ci incontrano.
A volte si intrecciano.
A volte sono un misterioso cammino e bisogna decifrare i segni.
Portiamo segni nel nostro viaggio. Come hanno portato segni e simboli i nostri padri e le nostre madri. I nostri nonni. Le famiglie che si sono legati al filo del vento tra i roseti, dove l’aquila ha raccolto una rosa, e con la corona e la rossa rosa ha attraversato generazioni, ma bisogna capirne l’orizzonte, altrimenti non ha un senso l’incontro tra la rosa e l’aquila.
Resto in silenzio per tentare di afferrare la percezione del volo.
Dopo che Giulia, Giulia di Cosenza e ora di Bari, come si usa dire nel nostro linguaggio di parenti e cugini, mi ha fatto avere una foto, io sono stato per lungo tempo ad osservarla.
Chiedo ai dettagli di farsi passo. E i passi ci sono.
Osservo lo sguardo di nonna Giulia, quello di zia Marietta alla quale ne ho combinate di belle e di brutte, zio Micuzzo, zio Agostino, il colonnello lo si chiamava tutti così in famiglia. Poi i capitani: Amalia Guaglianone e Mariano Gaudinieri. Il portamento è nella nobiltà.
Il Gaudinieri e la Guaglianone. Una famiglia che riempiva un vissuto.
Ora sono passati secoli ed epoche.
Osservo la foto dei Bruni e dei Fortunato. Maria Giuseppa e Adolfo. Con Ermete, Giovannino, Ermete Francesco, detto Alfredo, Elisabetta e immagino una Teresa, morta in tenera età.
Alfredo è stato un condottiero per le sue idee lungo la strada dei suoi fratelli.
Guardare un’immagine è pensare. Ma pensare è sempre guardare un’immagine?
Ci resta l’orgoglio, ma anche la timida nostalgia di un precipitato storico che ha ricucito tutto ciò che non c’è più con quello che, invece, si è fatto tradizione.
Se non siamo noi a vivere la continuità chi potrà mai testimoniarla?
La luna si stringe il passato tra le mani.
Il sole solca i passi nel presente che viviamo.
Chi potrà mai raccogliere tutto il vento che ha toccato le isole?
I cinque fratelli sono andati via e ognuno ha lasciato una storia.
Se non siamo noi ad avere l’orgoglio e la dignità di continuare in quell’incontro, tra le distanze e le vicinanze, chi potrà mai farlo?
Molti di noi non smettono di vivere nella tradizione e la continuità della tradizione sta proprio nel legame di sangue.
Chi crede in questo legame ha la nobiltà nel cuore.
Chi da questo legame si è allontanato non ha più la nostra storia.
Certo, c’è sempre la storia e ci sono le storie che disegnano una memoria nel lungo cammino delle dinastie.
Noi non abbiamo storia rispetto alla Memoria. Perché è la memoria che cesella il volo dell’aquila e coltiva le rose.
Ma sì, ogni foto ha il suo ricordo e sono le immagini che ci permettono di ricostruire con il senso della Provvidenza.
In fondo bisogna essere profeti per non smettere di ritrovarsi sempre anche quando ci si sente distanti e perduti.
Ci sono giorni in cui le nuvole non ci permettono di penetrare il cielo, ma la luce può giungere da altri spazi. E altri spazi possono raccogliere i riflessi degli arcobaleni. Ma se non si resta legati a ciò che ci appartiene per sangue si diventa dei diseredati.
Abbiamo sempre bisogno di difendere una eredità che è quella del legame di sangue.
E non ci sono rimpianti.
Nei cammini che abbiamo camminato e in quelli che ci aspettano non ci sono rimpianti.
Nostalgie sì.
I nostri figli sono la continuità e i legami hanno i loro intrecci… Bisogna credere nella profezia per capire la Provvidenza
I cinque fratelli sono il porto e la nave salpa nuovamente e i nostri figli tracciano nuovi arcobaleni…
Osservo la foto e gli sguardi hanno antichi viaggi…
Non è così.
Siamo fatti di destini. I destini si e ci incontrano.
A volte si intrecciano.
A volte sono un misterioso cammino e bisogna decifrare i segni.
Portiamo segni nel nostro viaggio. Come hanno portato segni e simboli i nostri padri e le nostre madri. I nostri nonni. Le famiglie che si sono legati al filo del vento tra i roseti, dove l’aquila ha raccolto una rosa, e con la corona e la rossa rosa ha attraversato generazioni, ma bisogna capirne l’orizzonte, altrimenti non ha un senso l’incontro tra la rosa e l’aquila.
Resto in silenzio per tentare di afferrare la percezione del volo.
Dopo che Giulia, Giulia di Cosenza e ora di Bari, come si usa dire nel nostro linguaggio di parenti e cugini, mi ha fatto avere una foto, io sono stato per lungo tempo ad osservarla.
Chiedo ai dettagli di farsi passo. E i passi ci sono.
Osservo lo sguardo di nonna Giulia, quello di zia Marietta alla quale ne ho combinate di belle e di brutte, zio Micuzzo, zio Agostino, il colonnello lo si chiamava tutti così in famiglia. Poi i capitani: Amalia Guaglianone e Mariano Gaudinieri. Il portamento è nella nobiltà.
Il Gaudinieri e la Guaglianone. Una famiglia che riempiva un vissuto.
Ora sono passati secoli ed epoche.
Osservo la foto dei Bruni e dei Fortunato. Maria Giuseppa e Adolfo. Con Ermete, Giovannino, Ermete Francesco, detto Alfredo, Elisabetta e immagino una Teresa, morta in tenera età.
Alfredo è stato un condottiero per le sue idee lungo la strada dei suoi fratelli.
Guardare un’immagine è pensare. Ma pensare è sempre guardare un’immagine?
Ci resta l’orgoglio, ma anche la timida nostalgia di un precipitato storico che ha ricucito tutto ciò che non c’è più con quello che, invece, si è fatto tradizione.
Se non siamo noi a vivere la continuità chi potrà mai testimoniarla?
La luna si stringe il passato tra le mani.
Il sole solca i passi nel presente che viviamo.
Chi potrà mai raccogliere tutto il vento che ha toccato le isole?
I cinque fratelli sono andati via e ognuno ha lasciato una storia.
Se non siamo noi ad avere l’orgoglio e la dignità di continuare in quell’incontro, tra le distanze e le vicinanze, chi potrà mai farlo?
Molti di noi non smettono di vivere nella tradizione e la continuità della tradizione sta proprio nel legame di sangue.
Chi crede in questo legame ha la nobiltà nel cuore.
Chi da questo legame si è allontanato non ha più la nostra storia.
Certo, c’è sempre la storia e ci sono le storie che disegnano una memoria nel lungo cammino delle dinastie.
Noi non abbiamo storia rispetto alla Memoria. Perché è la memoria che cesella il volo dell’aquila e coltiva le rose.
Ma sì, ogni foto ha il suo ricordo e sono le immagini che ci permettono di ricostruire con il senso della Provvidenza.
In fondo bisogna essere profeti per non smettere di ritrovarsi sempre anche quando ci si sente distanti e perduti.
Ci sono giorni in cui le nuvole non ci permettono di penetrare il cielo, ma la luce può giungere da altri spazi. E altri spazi possono raccogliere i riflessi degli arcobaleni. Ma se non si resta legati a ciò che ci appartiene per sangue si diventa dei diseredati.
Abbiamo sempre bisogno di difendere una eredità che è quella del legame di sangue.
E non ci sono rimpianti.
Nei cammini che abbiamo camminato e in quelli che ci aspettano non ci sono rimpianti.
Nostalgie sì.
I nostri figli sono la continuità e i legami hanno i loro intrecci… Bisogna credere nella profezia per capire la Provvidenza
I cinque fratelli sono il porto e la nave salpa nuovamente e i nostri figli tracciano nuovi arcobaleni…
Osservo la foto e gli sguardi hanno antichi viaggi…