Sono passate lune e si scandiscono le assenze
di Pierfranco Bruni
di Pierfranco Bruni
Potrei cominciare con "mater dulcissima" e continuare dicendo "ora scendono le nebbie". Madre mia sono passate epoche da quando sei andata a raggiungere papà e Il tempo non è più un gabbiano e neppure una tartaruga della nostra infanzia, mia e di Giulia, ma un inesorabile scorrere di sabbia nella clessidra.
In quella clessidra che non ho mai voluto che stesse sulla mia scrivania.
Conosco bene come è possibile misurare il passare delle ore. E nascondere il tempio del passaggio.
Non ho mai voluto credere che anche per te per voi, per te e papà, ci fosse l'invisibile intrecciato al visibile delle assenze che si chiama morte.
Eppure io sono quella coscienza che non smette di dialogare con le aquile e la profezia e il mistero mi portano nel deserto che non è quello di Mosè, ma degli Illuminati che non conoscono il giudizio universale e non dispongono tribunali.
Madre mia.
Madre nostra.
Sì, sono scese le nebbie e il vento urta quotidianamente contro il labirinto della mia anima.
È inutile dirti che vorrei averti per qualche minuto ancora, per cogliere dal tuo sguardo l'immensità e darti con il mio sguardo tutto l'amore di figlio.
Tu c'eri e mi hai aspettato.
Sempre ci sei stata.
Mai hai conosciuto la parola no.
Ci hai atteso. Io come sempre sono giunto in ritardo.
Come con papà.
Anche con te.
Non riesco ancora a raccontarti e questo mi rende ancora più triste perché tratteggia la tua mancanza la tua assenza e il mio dolore.
Tu ci sei.
Ora sempre di più.
Ma io non sono con te.
Giulia mi ha detto che il nostro giardino è tutto sfiorito.
Quanti rimandi non sono più recuperabili. Ecco il rimpianto. Tu non accetteresti questo rimpiangere e neppure papà.
E allora che faccio?
Voglio raccontarvi ma non con questa malinconia.
Voglio raccontarti di quando ti vedevo austera, sicura, pronta ad ogni avventura e non temevi nulla...
quando cantavi da una stanza ad un'altra...
quando preparavi la tua crostata e nessuno riusciva a farla meglio di te...
quando facevi la torta di patate... Voglio raccontarvi con il sorriso e papà che con il riso di quando diceva "manco pietrobaialardo"... Ebbene sì.
Sono passate tante gira volte di clessidra ma siete sempre qui. Nella mia mente.
Papà uno sciamano.
Mamma una curandera.
In quella clessidra che non ho mai voluto che stesse sulla mia scrivania.
Conosco bene come è possibile misurare il passare delle ore. E nascondere il tempio del passaggio.
Non ho mai voluto credere che anche per te per voi, per te e papà, ci fosse l'invisibile intrecciato al visibile delle assenze che si chiama morte.
Eppure io sono quella coscienza che non smette di dialogare con le aquile e la profezia e il mistero mi portano nel deserto che non è quello di Mosè, ma degli Illuminati che non conoscono il giudizio universale e non dispongono tribunali.
Madre mia.
Madre nostra.
Sì, sono scese le nebbie e il vento urta quotidianamente contro il labirinto della mia anima.
È inutile dirti che vorrei averti per qualche minuto ancora, per cogliere dal tuo sguardo l'immensità e darti con il mio sguardo tutto l'amore di figlio.
Tu c'eri e mi hai aspettato.
Sempre ci sei stata.
Mai hai conosciuto la parola no.
Ci hai atteso. Io come sempre sono giunto in ritardo.
Come con papà.
Anche con te.
Non riesco ancora a raccontarti e questo mi rende ancora più triste perché tratteggia la tua mancanza la tua assenza e il mio dolore.
Tu ci sei.
Ora sempre di più.
Ma io non sono con te.
Giulia mi ha detto che il nostro giardino è tutto sfiorito.
Quanti rimandi non sono più recuperabili. Ecco il rimpianto. Tu non accetteresti questo rimpiangere e neppure papà.
E allora che faccio?
Voglio raccontarvi ma non con questa malinconia.
Voglio raccontarti di quando ti vedevo austera, sicura, pronta ad ogni avventura e non temevi nulla...
quando cantavi da una stanza ad un'altra...
quando preparavi la tua crostata e nessuno riusciva a farla meglio di te...
quando facevi la torta di patate... Voglio raccontarvi con il sorriso e papà che con il riso di quando diceva "manco pietrobaialardo"... Ebbene sì.
Sono passate tante gira volte di clessidra ma siete sempre qui. Nella mia mente.
Papà uno sciamano.
Mamma una curandera.
Scandiscono le assenze e la Presenza.
Forse anche per questo ho sempre creduto che l'immortalità fosse nel vostro viaggio.
Immortali toccati dagli dei... Non era così.
Non è così.
Ora siete diventati invisibili e presenti più di quando vi consideravo immortali.
Io sono ancora visibile, ma consapevole della vacuità.
La vita è una assenza e si percepisce soltanto nel momento in cui le assenze sono immagini afferrabili soltanto con l'anima.
Mamma curandera: “Non bisogna mai disperdere le energie per i futili linguaggi. Nei buchi dell'indifferenza ci sono sempre nicchie d'amore. È li che occorre tendere la mano. Dall'indifferenza le strade sono due.
La prima è quella del rancore della rabbia della vendetta.
La seconda è quella della ribellione nella propria anima abitata dalla pazienza che porta l'armonia il silenzio l'amore. Io ho sempre scelto la seconda anche se fuori la tempesta cerca di penetrare la tua casa.
Non disperdere energie quando il nulla insiste. Perché non puoi permetterti di essere vulnerabile.
La forza è in te…”.
Il tempo è ciò che noi siamo. Ma forse noi siamo ciò che il tempo è.
Vulnerabili ad ogni gioco di immaginario. Ad ogni angolo di cielo.
Ci siete! A scandire le assenze.
Mater dulcissima... mi hanno sempre commosso questi versi di Quasimodo...
E siamo qui e insieme raccogliamo un incontro di cui non si conosce appuntamento...
Mio padre uno sciamano.
Mia madre una curandera.
Ed il silenzio tra i gerani e le orchidee nella casa delle palme.
Sono passate lune e la clessidra...
Forse anche per questo ho sempre creduto che l'immortalità fosse nel vostro viaggio.
Immortali toccati dagli dei... Non era così.
Non è così.
Ora siete diventati invisibili e presenti più di quando vi consideravo immortali.
Io sono ancora visibile, ma consapevole della vacuità.
La vita è una assenza e si percepisce soltanto nel momento in cui le assenze sono immagini afferrabili soltanto con l'anima.
Mamma curandera: “Non bisogna mai disperdere le energie per i futili linguaggi. Nei buchi dell'indifferenza ci sono sempre nicchie d'amore. È li che occorre tendere la mano. Dall'indifferenza le strade sono due.
La prima è quella del rancore della rabbia della vendetta.
La seconda è quella della ribellione nella propria anima abitata dalla pazienza che porta l'armonia il silenzio l'amore. Io ho sempre scelto la seconda anche se fuori la tempesta cerca di penetrare la tua casa.
Non disperdere energie quando il nulla insiste. Perché non puoi permetterti di essere vulnerabile.
La forza è in te…”.
Il tempo è ciò che noi siamo. Ma forse noi siamo ciò che il tempo è.
Vulnerabili ad ogni gioco di immaginario. Ad ogni angolo di cielo.
Ci siete! A scandire le assenze.
Mater dulcissima... mi hanno sempre commosso questi versi di Quasimodo...
E siamo qui e insieme raccogliamo un incontro di cui non si conosce appuntamento...
Mio padre uno sciamano.
Mia madre una curandera.
Ed il silenzio tra i gerani e le orchidee nella casa delle palme.
Sono passate lune e la clessidra...