Sono passate stagioni.
Sono rimasti gli echi, madre, a raccontare un vissuto.
Echi che valgono la vita nel nostro tempo. Non solo una memoria o la memoria, ma una percepibile inquietudine che è quotidiana assenza.
Tua e di papà.
Siete stati due fari, le cui luci continuano ad intrecciarsi nel mare del silenzio e mai dell’oblio. Siete andati via con pazienza e senza prima darci un avviso o un appuntamento, ma la morte è così. Sempre senza appuntamento.
L’unico appuntamento senza appuntamento!
11 ottobre. Tu, mamma, in autunno.
Papà in inverno. 21 dicembre.
Due geografie dell’anima che formano una costellazione, in cui le stelle sembrano rincorrersi e legarsi intorno alla luna. Le distanze si misurano non con il tempo che allontana i giorni. I giorni si allontanano, ma non si portano via i ricordi.
Non si possono portare via una vita nella quale ogni segno è una stanza del cuore.
Siete stati due fari!
Continuate ad esserlo e vi viviamo con la pazienza e la coerenza dei grandi destini.
La vostra casa ha il respiro del vostro esserci stati e del vostro costante abitare le pareti di un viaggio, che si legge nella vostra indefinibile infinità.
Sono passate stagioni.
Altre passeranno. Altre ancora ritorneranno lungo il cammino del vostro e del nostro esserci nell’immenso che conosce l’errare dei nostri pensieri.
I pensieri sono inafferrabili, a volte, come vento che attraversa i capelli, e cercando di afferrarlo tra le dita restano solo i capelli.
Così i pensieri.
Non si afferrano. Si pensa di fermali scrivendo. O di afferrarli trasformandoli in parole. Ma i pensieri sono altro rispetto alla parola. Non ci camminano accanto. Sono labirinto dentro.
Cosa possiamo percepire degli echi chiusi in una conchiglia?
Li avvertiamo soltanto dopo e in questo dopo insiste anche un senso di immaginario, di mistero, di religioso.
Madre Maria, sei sempre stata quella donna coraggio che non si è arresa davanti ad alcuno ostacolo.
Sei stata ciò che noi cerchiamo di essere. In quella tua grecità scritta nello sguardo e nel tuo bisogno di amore e di riferimenti dopo che papà è andato via.
Sono rimasti gli echi, madre, a raccontare un vissuto.
Echi che valgono la vita nel nostro tempo. Non solo una memoria o la memoria, ma una percepibile inquietudine che è quotidiana assenza.
Tua e di papà.
Siete stati due fari, le cui luci continuano ad intrecciarsi nel mare del silenzio e mai dell’oblio. Siete andati via con pazienza e senza prima darci un avviso o un appuntamento, ma la morte è così. Sempre senza appuntamento.
L’unico appuntamento senza appuntamento!
11 ottobre. Tu, mamma, in autunno.
Papà in inverno. 21 dicembre.
Due geografie dell’anima che formano una costellazione, in cui le stelle sembrano rincorrersi e legarsi intorno alla luna. Le distanze si misurano non con il tempo che allontana i giorni. I giorni si allontanano, ma non si portano via i ricordi.
Non si possono portare via una vita nella quale ogni segno è una stanza del cuore.
Siete stati due fari!
Continuate ad esserlo e vi viviamo con la pazienza e la coerenza dei grandi destini.
La vostra casa ha il respiro del vostro esserci stati e del vostro costante abitare le pareti di un viaggio, che si legge nella vostra indefinibile infinità.
Sono passate stagioni.
Altre passeranno. Altre ancora ritorneranno lungo il cammino del vostro e del nostro esserci nell’immenso che conosce l’errare dei nostri pensieri.
I pensieri sono inafferrabili, a volte, come vento che attraversa i capelli, e cercando di afferrarlo tra le dita restano solo i capelli.
Così i pensieri.
Non si afferrano. Si pensa di fermali scrivendo. O di afferrarli trasformandoli in parole. Ma i pensieri sono altro rispetto alla parola. Non ci camminano accanto. Sono labirinto dentro.
Cosa possiamo percepire degli echi chiusi in una conchiglia?
Li avvertiamo soltanto dopo e in questo dopo insiste anche un senso di immaginario, di mistero, di religioso.
Madre Maria, sei sempre stata quella donna coraggio che non si è arresa davanti ad alcuno ostacolo.
Sei stata ciò che noi cerchiamo di essere. In quella tua grecità scritta nello sguardo e nel tuo bisogno di amore e di riferimenti dopo che papà è andato via.
Padre Virgilio Italo. Uomo corazza vissuto nell’isola dell’ascolto e della pazienza e mai un cenno che andasse oltre il cerchio della nostra penisola.
Ritroviamo con voi e in voi la testimonianza di una eredità antica in cui il rispetto, la dignità, la lealtà sono stati principì fondamentali.
Un esempio?
Sino agli ultimi anni, nei giorni di Natale e Pasqua il baciarvi la mano era non solo un segno di rispetto, ma di orgoglio per noi.
Baciarvi la mano, in quei giorn,i era la riconoscenza religiosa e sacrale nel vostro autorevole amore, che è bellezza.
Solo non dimenticando l’amore si vive nella bellezza.
Noi portiamo questi valori che sono stati valori delle vostre rispettive famiglie, madre Maria, padre Virgilio Italo.
Ormai non si può parlare di mamma, Madre Maria, senza legarla a papà, padre Virgilio Italo e viceversa.
Sono il nostro intreccio.
Il vuoto della vostra assenza nel nostro dolore non ha distinzioni.
Si ama con il legame di sangue che è un legare il mistero al destino, il vissuto al presente, il tempo al viaggio.
Siamo eredi e testimoni.
Personaggi che hanno recitato la propria vita nel nostro teatro e protagonisti. Autori e attori.
Tra voi c’era (c’è) una differenza di età di sette anni.
Non so perché, ma da bambino ero convinto che, tu mamma, saresti andata via, raggiungendo papà, dopo sette anni.
Così non è stato. I numeri non hanno sempre ragione? O la ragione non gioca con i numeri?
Sei andata via, madre, prima di raggiungere il terzo anno di viaggio di papà.
La simbologia ha una sua griglia di metafore e di esistenza in una metafisica dell’anima.
Sette e tre. Gli anni sono le stanze del tempo. Tutto ha un senso.
Madre sei andata via in silenzio, inaspettata, con la preghiera nel cuore sognando ogni notte il tuo Italino, vedendolo spesso nella tua stanza, ascoltandolo, come in ogni mattina, presto, quando ti portava il caffè e ti dava il buongiorno con un bacio.
Anche nella mattina dell’11 ottobre hai chiesto un po’ di caffè.
Poi, in silenzio, ti sei assopita ed hai ascoltato il suo passo, lieve, giungere con amore in una carezza d’infinito.
Vi siete presi per mano e con la danza del vostro valzer vi siete ricongiunti in un viaggio infinito, nella trasparenza del vento tra le palme…
Con amore.
E in noi la vostra assenza è un quotidiano ritrovarvi, ascoltandovi, sentendovi...
Sempre con amore…
Ritroviamo con voi e in voi la testimonianza di una eredità antica in cui il rispetto, la dignità, la lealtà sono stati principì fondamentali.
Un esempio?
Sino agli ultimi anni, nei giorni di Natale e Pasqua il baciarvi la mano era non solo un segno di rispetto, ma di orgoglio per noi.
Baciarvi la mano, in quei giorn,i era la riconoscenza religiosa e sacrale nel vostro autorevole amore, che è bellezza.
Solo non dimenticando l’amore si vive nella bellezza.
Noi portiamo questi valori che sono stati valori delle vostre rispettive famiglie, madre Maria, padre Virgilio Italo.
Ormai non si può parlare di mamma, Madre Maria, senza legarla a papà, padre Virgilio Italo e viceversa.
Sono il nostro intreccio.
Il vuoto della vostra assenza nel nostro dolore non ha distinzioni.
Si ama con il legame di sangue che è un legare il mistero al destino, il vissuto al presente, il tempo al viaggio.
Siamo eredi e testimoni.
Personaggi che hanno recitato la propria vita nel nostro teatro e protagonisti. Autori e attori.
Tra voi c’era (c’è) una differenza di età di sette anni.
Non so perché, ma da bambino ero convinto che, tu mamma, saresti andata via, raggiungendo papà, dopo sette anni.
Così non è stato. I numeri non hanno sempre ragione? O la ragione non gioca con i numeri?
Sei andata via, madre, prima di raggiungere il terzo anno di viaggio di papà.
La simbologia ha una sua griglia di metafore e di esistenza in una metafisica dell’anima.
Sette e tre. Gli anni sono le stanze del tempo. Tutto ha un senso.
Madre sei andata via in silenzio, inaspettata, con la preghiera nel cuore sognando ogni notte il tuo Italino, vedendolo spesso nella tua stanza, ascoltandolo, come in ogni mattina, presto, quando ti portava il caffè e ti dava il buongiorno con un bacio.
Anche nella mattina dell’11 ottobre hai chiesto un po’ di caffè.
Poi, in silenzio, ti sei assopita ed hai ascoltato il suo passo, lieve, giungere con amore in una carezza d’infinito.
Vi siete presi per mano e con la danza del vostro valzer vi siete ricongiunti in un viaggio infinito, nella trasparenza del vento tra le palme…
Con amore.
E in noi la vostra assenza è un quotidiano ritrovarvi, ascoltandovi, sentendovi...
Sempre con amore…