Il tempo guarisce tutto? Noi siamo quelli che i nostri padri hanno tracciato... Orgogliosi e mai dimentichi
Il tempo guarisce tutte le ferite. Quando accadeva qualcosa che riguardasse un dolore un dispiacere una non gioia si diceva spesso questa frase.
Un proverbio un "detto" un motto come se fosse credere ubbidire combattete., al quale mio padre era molto legato.
A casa mia. A casa nostra. Nelle nostre case abitate.
Sia mio padre che mia madre la tiravano fuori, ma la prima volta la ascoltai da mio nonno.
Ebbene, il fatto è questo.
Mi ero invaghito, insomma avevo perso la testa, per una ragazza bellissima. Con delle natiche da far impazzire anche Fred Buscaglione e della labbra alla Lea Massari giovanissima.
E come sapeva baciare. Avevo non ancora diciassette anni...
Mi intrappolava in quella sua bocca. Ma non apparteneva al nostro lignaggio. Il nostro lignaggio la nostra stirpe la nostra nobiltà.
Anche il nonno allora si incazzò. E di brutto con mio padre. L'unica consolazione era zio Adolfo, che in silenzio e sorridendo, quasi sussurrava: "... ma è una cosa passeggera...".
Mio nonno usò una parola forte: "Vergognati. Ma il tempo è galantuomo e guarisce tutto".
Questo inciso non l'ho mai capito e anche se lo avessi compreso non lo avrei accettato.
Resta il fatto che non ho dovuto e potuto incontrate più quella ragazza che mi aveva comunque iniziato alla dolce vita. Se non in età matura...
Ma ora non posso confessarmi anche perché non c'è più don Salvatore...
Dolce vita che non ho smesso ed ho ben fatto perché ho scoperto anche, in quelle stagioni in cui non avevo la patente per guidare l'auto, ma che ugualmente guidavo, che si moriva.
E se si muore, credevo allora, che tutto doveva essere concesso.
L'altra frase ricorrente, quando accadeva qualcosa di spiacevole da tenere nascosto e che mi riguardasse era questa: "...se lo sa zio Mariano...".
Sono cresciuto cercando sempre di non deludere sì mio padre, ma, in particolare, anche zio Mariano, il quale con zia Maria restavano i consiglieri di tutta la famiglia Bruni Gaudinieri. E lo erano per saggezza per capacità per autorevolezza per stile ed eleganza. Per me sono stati un punto di riferimento...
Zio Mariano mi ha anche battezzato... Poi ci ha sempre unito un particolare gastronomico: l'aceto. Già. Io non sopporto l'odore dell'aceto. Anche per lui, lo ricordo bene, diventava insopportabile persino metterlo a tavola. Ancora oggi è fortemente sgradevole e lo avverto a distanza.
Caro zio Mariano vorrei sapere capire conoscere quale pensiero ti scorre nello sguardo oggi, "giudicando" il mio "fatturato" di vita di lavoro di professionalità di immagine, a parte i braccialetti che porto al polso e la collanina di viaggiatore di monaco tibetano. Devo molto alla tua autorevolezza: lo sottolineo. Alla tua autorevolezza e alla forza di zia Maria. Lo riconosco con orgoglio perché siete stati un esempio una testimonianza uno stile, per me.
Da quando ho cominciato questo mio libro mi fai sempre compagnia come mi camminano dentro Gino, Pietro, mio padre che diventa sempre più una guida sciamana, Adolfo. Ma il tuo sguardo lo avverto sempre attento e preciso. Però ti vorrei dire che questa volta non mi avresti convinto a togliere i braccialetti: né con la saggezza tua né con il tuo sguardo di professore. Avresti, alla fine, come matematico che usava i simboli, capito, come sempre hai compreso e i tuoi allievi ti ricordano come un vero e grande maestro. I tuoi allievi ti ricordano così.
Un maestro. Di questo ne sono fieri non solo Giulia e Giorgio, ma anche io, anzi tutti noi, noi con nobiltà siamo orgogliosi di essere Bruni Gaudinieri.
Ma il tempo, come si diceva, è medico. Guarisce sempre. Può essere vero, ma è anche vero che ci "permette" di non essere piú giovani e di invecchiare lentamente.
Come diceva mio padre: "Porta con te la pazienza e non avrai mai a che fare con i numeri dell'età".
I numeri. Questi numeri perfetti imperfetti decisi cifrati. Adolfo Mariano mio padre Italo Virgilio Gino Pietro hanno sempre vissuto con i numeri. Ma esiste il numero perfetto? Questo è un altro conto...
Osservo gli occhi dei miei figli. I miei figli come i cinque fratelli hanno una madre Arbereshe. Orgogliosi di avere anche sangue Arbereshe...
Nei cinque fratelli sangue Arbereshe... Nonna Giulia, donna Giulia, una eleganza d'Oriente... In me sangue Arbershe come nei miei cugini...
Micol e Virgilio, i miei destini, sangue Arbereshe... Virgilio porta il nome di mio padre...
Tutti... ma non tutti sono consapevoli... Una stirpe Bruni Gaudinieri, siamo stati non solo nella storia ma nella vita.
Ha scritto Ferdinando Camon, in un suo libro a me molto caro:
"... noi siamo qui non per quel che siamo, ma per quel che furono i nostri padri...".
Adolfo Mariano Italo - Virgilio Gino Pietro son nel mio cammino...
Il tempo guarisce tutte le ferite. Quando accadeva qualcosa che riguardasse un dolore un dispiacere una non gioia si diceva spesso questa frase.
Un proverbio un "detto" un motto come se fosse credere ubbidire combattete., al quale mio padre era molto legato.
A casa mia. A casa nostra. Nelle nostre case abitate.
Sia mio padre che mia madre la tiravano fuori, ma la prima volta la ascoltai da mio nonno.
Ebbene, il fatto è questo.
Mi ero invaghito, insomma avevo perso la testa, per una ragazza bellissima. Con delle natiche da far impazzire anche Fred Buscaglione e della labbra alla Lea Massari giovanissima.
E come sapeva baciare. Avevo non ancora diciassette anni...
Mi intrappolava in quella sua bocca. Ma non apparteneva al nostro lignaggio. Il nostro lignaggio la nostra stirpe la nostra nobiltà.
Anche il nonno allora si incazzò. E di brutto con mio padre. L'unica consolazione era zio Adolfo, che in silenzio e sorridendo, quasi sussurrava: "... ma è una cosa passeggera...".
Mio nonno usò una parola forte: "Vergognati. Ma il tempo è galantuomo e guarisce tutto".
Questo inciso non l'ho mai capito e anche se lo avessi compreso non lo avrei accettato.
Resta il fatto che non ho dovuto e potuto incontrate più quella ragazza che mi aveva comunque iniziato alla dolce vita. Se non in età matura...
Ma ora non posso confessarmi anche perché non c'è più don Salvatore...
Dolce vita che non ho smesso ed ho ben fatto perché ho scoperto anche, in quelle stagioni in cui non avevo la patente per guidare l'auto, ma che ugualmente guidavo, che si moriva.
E se si muore, credevo allora, che tutto doveva essere concesso.
L'altra frase ricorrente, quando accadeva qualcosa di spiacevole da tenere nascosto e che mi riguardasse era questa: "...se lo sa zio Mariano...".
Sono cresciuto cercando sempre di non deludere sì mio padre, ma, in particolare, anche zio Mariano, il quale con zia Maria restavano i consiglieri di tutta la famiglia Bruni Gaudinieri. E lo erano per saggezza per capacità per autorevolezza per stile ed eleganza. Per me sono stati un punto di riferimento...
Zio Mariano mi ha anche battezzato... Poi ci ha sempre unito un particolare gastronomico: l'aceto. Già. Io non sopporto l'odore dell'aceto. Anche per lui, lo ricordo bene, diventava insopportabile persino metterlo a tavola. Ancora oggi è fortemente sgradevole e lo avverto a distanza.
Caro zio Mariano vorrei sapere capire conoscere quale pensiero ti scorre nello sguardo oggi, "giudicando" il mio "fatturato" di vita di lavoro di professionalità di immagine, a parte i braccialetti che porto al polso e la collanina di viaggiatore di monaco tibetano. Devo molto alla tua autorevolezza: lo sottolineo. Alla tua autorevolezza e alla forza di zia Maria. Lo riconosco con orgoglio perché siete stati un esempio una testimonianza uno stile, per me.
Da quando ho cominciato questo mio libro mi fai sempre compagnia come mi camminano dentro Gino, Pietro, mio padre che diventa sempre più una guida sciamana, Adolfo. Ma il tuo sguardo lo avverto sempre attento e preciso. Però ti vorrei dire che questa volta non mi avresti convinto a togliere i braccialetti: né con la saggezza tua né con il tuo sguardo di professore. Avresti, alla fine, come matematico che usava i simboli, capito, come sempre hai compreso e i tuoi allievi ti ricordano come un vero e grande maestro. I tuoi allievi ti ricordano così.
Un maestro. Di questo ne sono fieri non solo Giulia e Giorgio, ma anche io, anzi tutti noi, noi con nobiltà siamo orgogliosi di essere Bruni Gaudinieri.
Ma il tempo, come si diceva, è medico. Guarisce sempre. Può essere vero, ma è anche vero che ci "permette" di non essere piú giovani e di invecchiare lentamente.
Come diceva mio padre: "Porta con te la pazienza e non avrai mai a che fare con i numeri dell'età".
I numeri. Questi numeri perfetti imperfetti decisi cifrati. Adolfo Mariano mio padre Italo Virgilio Gino Pietro hanno sempre vissuto con i numeri. Ma esiste il numero perfetto? Questo è un altro conto...
Osservo gli occhi dei miei figli. I miei figli come i cinque fratelli hanno una madre Arbereshe. Orgogliosi di avere anche sangue Arbereshe...
Nei cinque fratelli sangue Arbereshe... Nonna Giulia, donna Giulia, una eleganza d'Oriente... In me sangue Arbershe come nei miei cugini...
Micol e Virgilio, i miei destini, sangue Arbereshe... Virgilio porta il nome di mio padre...
Tutti... ma non tutti sono consapevoli... Una stirpe Bruni Gaudinieri, siamo stati non solo nella storia ma nella vita.
Ha scritto Ferdinando Camon, in un suo libro a me molto caro:
"... noi siamo qui non per quel che siamo, ma per quel che furono i nostri padri...".
Adolfo Mariano Italo - Virgilio Gino Pietro son nel mio cammino...