Spesso si racconta senza usare le parole. Le parole sono intreccio di distanze.
Chissà perché penso ai cigni che giocano con le acque del lago in fondo alla mia memoria.
I cigni sono ombre. Le ombre danno orizzonti ai cigni. Come mia madre.
Bisogna ascoltare la pioggia. Ogni distacco è distanza.
Non racconterò favole. Le ho tutte attraversate e ora mi resta il tempo di toccarle con lo sguardo. Passa il tempo. Il tempo passa e sempre più mi sembra di raccogliere ombre.
Vivo le lontananze come se fossero strappi di vita e di memoria.
Sono giorni di ricerca.
Ogni tassello ha la sua voce negli incastri dei silenzi.
Bisogna recuperare le appartenenze.
La voce dello sciamano mi ripete:
"Se ti affidi alle mie parole non cercarle. Ti accoglieranno come vento tra i voli del vento e il cammino della luna tra gli orizzonti che segnano i tramonti perduti nelle albe e il sole che ha la trasparenza del tuo sguardo".
Siamo viaggio e destino.
"Se io non ho parole tu raccoglierai la leggerezza del silenzio in un gesto soltanto della mano, che sfiorando i tuoi occhi ti offrirà l'alchimia della pietra d'Oriente". Ascolto ancora lo sciamano.
"I tuoi passi non sono accanto ai miei passi. I tuoi passi sono i miei passi e il tuo cammino è il mio cammino. Porti con te la luce delle tredici lune e il Sole ha l'infinito di Dio".
Ho riascoltato le parole.
Sono simboli. Piogge accartocciate tra le mani.
La distanza è una antropologia della mancanza.
Non so cosa manca. Ma so che vivo di distacchi.
Il cigno potrà volare?
Tutto può essere. Ma i distacchi sono sempre lontananza.
I cigni sono ombre.
Ci sarà un giorno in cui i cigni saranno soltanto ombre e le farfalle si fermeranno tra i capelli per intrecciare i sogni.
Sempre occorre intrecciare sogni.
Ci sarà un giorno in cui la pioggia non basterà a dare acqua alle margherite. La pioggia è nella notte. La notte diventa una ruga del tempo.
Il tempo ci attraversa.
Lo sciamano ha preso il silenzio per le mani e mi ha consegnato il suo vento.
Con il suo vento segno il cammino.
“Tu che mi accompagni madre segui il mio silenzio
Io respirerò onde di memoria e ti porterò nel mio silenzio”.
La voce della terra…
L’eco dei giorni in viaggio si lascia vivere e ci sono rose nel mio giardino.
Rose mai colte lasciate tra le spine e la luna.
Ho bisogno che i ricordi diventino memoria.
Poi il resto sarà custodire. Non è facile. Ma io sono sempre la sfida di me stesso.
Ora che le solitudini danzano sarò sempre di più la sfida di me stesso.
Tu che mi accompagni madre segui il mio silenzio perché io sarò la tua voce.
Chissà perché penso ai cigni che giocano con le acque del lago in fondo alla mia memoria.
I cigni sono ombre. Le ombre danno orizzonti ai cigni. Come mia madre.
Bisogna ascoltare la pioggia. Ogni distacco è distanza.
Non racconterò favole. Le ho tutte attraversate e ora mi resta il tempo di toccarle con lo sguardo. Passa il tempo. Il tempo passa e sempre più mi sembra di raccogliere ombre.
Vivo le lontananze come se fossero strappi di vita e di memoria.
Sono giorni di ricerca.
Ogni tassello ha la sua voce negli incastri dei silenzi.
Bisogna recuperare le appartenenze.
La voce dello sciamano mi ripete:
"Se ti affidi alle mie parole non cercarle. Ti accoglieranno come vento tra i voli del vento e il cammino della luna tra gli orizzonti che segnano i tramonti perduti nelle albe e il sole che ha la trasparenza del tuo sguardo".
Siamo viaggio e destino.
"Se io non ho parole tu raccoglierai la leggerezza del silenzio in un gesto soltanto della mano, che sfiorando i tuoi occhi ti offrirà l'alchimia della pietra d'Oriente". Ascolto ancora lo sciamano.
"I tuoi passi non sono accanto ai miei passi. I tuoi passi sono i miei passi e il tuo cammino è il mio cammino. Porti con te la luce delle tredici lune e il Sole ha l'infinito di Dio".
Ho riascoltato le parole.
Sono simboli. Piogge accartocciate tra le mani.
La distanza è una antropologia della mancanza.
Non so cosa manca. Ma so che vivo di distacchi.
Il cigno potrà volare?
Tutto può essere. Ma i distacchi sono sempre lontananza.
I cigni sono ombre.
Ci sarà un giorno in cui i cigni saranno soltanto ombre e le farfalle si fermeranno tra i capelli per intrecciare i sogni.
Sempre occorre intrecciare sogni.
Ci sarà un giorno in cui la pioggia non basterà a dare acqua alle margherite. La pioggia è nella notte. La notte diventa una ruga del tempo.
Il tempo ci attraversa.
Lo sciamano ha preso il silenzio per le mani e mi ha consegnato il suo vento.
Con il suo vento segno il cammino.
“Tu che mi accompagni madre segui il mio silenzio
Io respirerò onde di memoria e ti porterò nel mio silenzio”.
La voce della terra…
L’eco dei giorni in viaggio si lascia vivere e ci sono rose nel mio giardino.
Rose mai colte lasciate tra le spine e la luna.
Ho bisogno che i ricordi diventino memoria.
Poi il resto sarà custodire. Non è facile. Ma io sono sempre la sfida di me stesso.
Ora che le solitudini danzano sarò sempre di più la sfida di me stesso.
Tu che mi accompagni madre segui il mio silenzio perché io sarò la tua voce.