Come
nasce il commercio in Calabria. L’economia e la Libretta. Storia
di un paese di una famiglia e di un pezzo di Calabria tra nobiltà e miseria
Ci fu un tempo in cui si usava “la libretta”. Io ricordo ancora. Lo ricordo perché avevamo tiretti colmi di appunti, ben classificati con numero e data, che mio padre teneva ordinati in ordine alfabetico. Dei semifogli a strisce con carta a quadretti. Quadretti piccoli. Stretti.
Ci fu un tempo in cui si usava “la libretta”. Io ricordo ancora. Lo ricordo perché avevamo tiretti colmi di appunti, ben classificati con numero e data, che mio padre teneva ordinati in ordine alfabetico. Dei semifogli a strisce con carta a quadretti. Quadretti piccoli. Stretti.
Le librette che usava mio padre erano di due specie. Quelle a quadretti, appunto, e quelle a righe con una rigatura quasi commerciale, come si ebbe a dire dopo. La libretta era un piccolo, ma proprio piccolo, quadernetto che, a volte, aveva la dimensione di una mano. Poi c’erano anche quelle più grandi.
Ma cosa era, in fondo, la libretta e quale funzione assumeva? Era un conto aperto con un esercizio commerciale, come era il nostro, dove si annotava la spesa che la famiglia sosteneva a debito e che doveva essere pagata, tutta o in parte, di volta in volta, al mese o appena la famiglia debitrice avesse avuto la possibilità.
Quindi noi eravamo sempre in credito. In credito con gran parte delle famiglie del paese. E questo non risale agli anni del Regime, ma ad anni che io ricordo benissimo e non solo ricordo, ma che rivedo e rileggo ora, con molta chiarezza e tale era la scrittura di mio padre, che ho messo le mani in cassetti e scatole dove mio padre, e zio Adolfo per come lo conoscevo e l’ho conosciuto con la sua profonda benevolenza, il quale ha tramandato un mestiere, in modo riservato, custodiva tutta questa amministrazione.
Quanta storia economica di un paese è passata dalla Ditta Bruni. Ci sono registri che documentano tutto in modo minuzioso. Nomi cognomi somme dovute e persino i prodotti distribuiti con le singole cifre a fianco. In molte di queste pagine, in ordine alfabetico, ai rispettivi cognomi e famiglie, c’è un timbro con una data che dice Pagato in… Oppure Non Pagato… Non Pagato!
I Non Pagato sono tanti, ma proprio tanti. Quanti conti lasciati sospesi con mio padre che, a un certo punto, ha condonato tutto. Insomma sono molti quelli che hanno lasciato conti sospesi.
Ma l’anima del commercio è anche questo scommettere e rischiare come ha scommesso e rischiato in tanti anni di attività commerciale uno dei primi Commerci sorti nella provincia di Cosenza.
È una storia antica…
Leggo i documenti. E lo faccio soprattutto da quando mia figlia, Micol, mi ha imposto di risalire, lei che ha una forte capacita nel campo della Storia del Diritto Italiano, con le sue esperienze all’Università, sempre ai documenti, ovvero, come si dice nel loro gergo, alle fonti.
Dunque sfogliamo alcune di queste pagine…
C’è una tradizione che parte da lontano. Siamo al 1882. Un documento del Circolo di Castrovillari, della Luogotenenza di Lungro delle Guardie di Finanza, Brigata di Lungro verbalizza l’istallazione definitiva di Bruni Adolfo, nel Comune di Spezzano Albanese, frazione di San Lorenzo del Vallo, nelle funzioni di Rivenditore generi privativa nel locale, così si legge nei documenti, sito in Via Piazza al civico N. 2.
L’Atto porta la data del 19 aprile 1882.
Ma c’è una documentazione ancora precedente che sembra segnare la nascita del commercio organizzato istituzionalizzato a San Lorenzo del Vallo e si tratta dell’esercizio della rivendita di Sali e Tabacchi che porta la data addirittura del 31 ottobre del 1878, con numero di registro 241.
Nell’Atto si specifica e si Determina, da parte della Intendenza di Finanza di Cosenza della Direzione Generale delle Gabelle del Ministero delle Finanze, che il signor Fortunato… nativo di San Lorenzo del Vallo e domiciliato in San Lorenzo del Vallo “è nominato rivenditore per l’esercizio della rivendita di Sali e Tabacchi situata nel Comune di San Lorenzo del Vallo, N, 1… assegnata con le leve dei generi al Magazzino di Lungro”.
L’Atto sottolinea in chiusura la dicitura: “Si rilascia il presente Decreto al medesimo signor Fortunato…”. Datato, appunto, Cosenza 31 ottobre 1878.
Da qui comincia una nuova storia economica in un paese chiamato San Lorenzo del Vallo in una geografia che è quella della Calabria del Nord, che è vitale all’interno del Regno di Napoli. Esercizi commerciali che apriranno alle nuove attività produttive e lavorative del territorio come l’industria della liquirizia nella zona Congio. L’economia moderna del commercio nasce con la Ditta Bruni non solo a San Lorenzo ma in gran parte del territorio che si estende nelle realtà limitrofe. Adolfo e Virgilio Italo furono successivamente Maestri di Commercio.
Qui sta anche la chiave di lettura per interpretare il rapporto tra commercio, economia e territorio in una realtà contadina che soffriva terribilmente la povertà. Anche negli anni delle cosiddette “rivolte” delle terre, alle quali io guardo senza alcuno entusiasmo e anzi con una provvisoria lettura che andrebbe ricostruita e ricontestualizzata seriamente, anche con le sue numerose negatività.
Ma la domanda che ora sorge, in questa storia mia nostra di una comunità e di un intreccio tra borghesia e nobiltà, tra proprietari terrieri, commercio e ancora nobiltà stemmata, è semplice.
Tra il Bruni del 1882, e il suo commercio, e il Fortunato del 1878 con i Sali e Tabacchi cosa avviene, cosa è accaduto?
La storia, come spesso sottolineo, è un destino incrociato ed ecco che pur non abbandonando le fonti che navigo tra le appartenenze, le eredità e i cammini di generazioni, vado oltre.
Dunque.
Adolfo Bruni si sposa, convola a nozze, con Maria Giuseppa Fortunato.
Dal loro matrimonio nascono i figli: Ermete, Giovannino, Ermete Francesco, Elisabetta e Teresa. Pare che ci sia stata un’altra figlia, morta propria giovanissima come Teresa. Di Teresa è sicura la sua presenza in quanto ha ricevuto il Sacramento della Confermazione il 1892, nel giorno 24 del mese di ottobre, il cui Sacramento è stato impartito da Monsignore Dell’Olio. Era figlia di Adolfo Bruni e Maria Giuseppa Fortunato.
Ermete Francesco, detto Alfredo, figlio di Adolfo e Maria Giuseppa Fortunato, nato il 1884 e morto il 1979, si sposa con la nobile Giulia Gaudinieri, figlia di Mariano Gaudinieri, discendente della Famiglia dei Gaudinieri di Acri, con Palazzo in Acri e descritto nella Platea nobiliare del 1851, e di Amalia Guaglianone, nobile famiglia di Spezzano Albanese. Da questo matrimonio nascono Adolfo, Mariano, Virgilio Italo, Luigi e Pietro. Il commercio e le Arti del commercio passeranno da Ermete Francesco che ne aveva ereditato gran parte del mestiere oltre ad essere proprietario terriero, ad Adolfo, la cui discendenza è ancora presente e a Virgilio Italo.
Le due famiglie restano tuttora un archivio per leggere l’economia di un paese, l’evolversi dei commerci e il rapporto tra territorio, nuove economie e mercato.
Ma la storia è fatta anche di cifre e le cifre hanno un senso.
Non so perché ho ancora nello sguardo quelle Librette… Quelle misteriose Librette che raccontano anche, tra miseria e nobiltà, l’anima di una comunità… E raccontando l’anima di una comunità non possono che raccontare la storia di una famiglia nella lealtà nella dignità nella nobiltà del nome che porta.
Le Librette con la L maiuscola hanno una ragione in più o no?
Così l’incontro tra i Bruni e i Gaudinieri fu fatale…
La nonna Giulia, racconta mia madre, era innamorata pazza di nonno Alfredo (Ermete Francesco)…
Mia madre doveva sposarsi in quei mesi e proprio in quei giorni dovevano celebrare la promessa…
La nonna fu colpita da emorragia cerebrale a casa di zio Mariamo a Cosenza… Era il marzo del 1949…
La portarono con l’ambulanza a San Lorenzo…Strinse forte la mano a mia madre e una lacrima scese tra le gote… La nonna Giulia aveva soltanto sessant’anni…
Mio padre è morto abbracciando mia madre e chiamandola santa Maria…
Sì, ma ora cosa ne faccio di queste Librette… È curioso leggere nomi, cifre, date, somme non pagate e mio padre che chiudeva sotto chiave per non far trapelare i debitori…
Ma era un’altra epoca…
Sì un’altra storia. Nulla si dimentica… Ma ha senso?
Ma cosa era, in fondo, la libretta e quale funzione assumeva? Era un conto aperto con un esercizio commerciale, come era il nostro, dove si annotava la spesa che la famiglia sosteneva a debito e che doveva essere pagata, tutta o in parte, di volta in volta, al mese o appena la famiglia debitrice avesse avuto la possibilità.
Quindi noi eravamo sempre in credito. In credito con gran parte delle famiglie del paese. E questo non risale agli anni del Regime, ma ad anni che io ricordo benissimo e non solo ricordo, ma che rivedo e rileggo ora, con molta chiarezza e tale era la scrittura di mio padre, che ho messo le mani in cassetti e scatole dove mio padre, e zio Adolfo per come lo conoscevo e l’ho conosciuto con la sua profonda benevolenza, il quale ha tramandato un mestiere, in modo riservato, custodiva tutta questa amministrazione.
Quanta storia economica di un paese è passata dalla Ditta Bruni. Ci sono registri che documentano tutto in modo minuzioso. Nomi cognomi somme dovute e persino i prodotti distribuiti con le singole cifre a fianco. In molte di queste pagine, in ordine alfabetico, ai rispettivi cognomi e famiglie, c’è un timbro con una data che dice Pagato in… Oppure Non Pagato… Non Pagato!
I Non Pagato sono tanti, ma proprio tanti. Quanti conti lasciati sospesi con mio padre che, a un certo punto, ha condonato tutto. Insomma sono molti quelli che hanno lasciato conti sospesi.
Ma l’anima del commercio è anche questo scommettere e rischiare come ha scommesso e rischiato in tanti anni di attività commerciale uno dei primi Commerci sorti nella provincia di Cosenza.
È una storia antica…
Leggo i documenti. E lo faccio soprattutto da quando mia figlia, Micol, mi ha imposto di risalire, lei che ha una forte capacita nel campo della Storia del Diritto Italiano, con le sue esperienze all’Università, sempre ai documenti, ovvero, come si dice nel loro gergo, alle fonti.
Dunque sfogliamo alcune di queste pagine…
C’è una tradizione che parte da lontano. Siamo al 1882. Un documento del Circolo di Castrovillari, della Luogotenenza di Lungro delle Guardie di Finanza, Brigata di Lungro verbalizza l’istallazione definitiva di Bruni Adolfo, nel Comune di Spezzano Albanese, frazione di San Lorenzo del Vallo, nelle funzioni di Rivenditore generi privativa nel locale, così si legge nei documenti, sito in Via Piazza al civico N. 2.
L’Atto porta la data del 19 aprile 1882.
Ma c’è una documentazione ancora precedente che sembra segnare la nascita del commercio organizzato istituzionalizzato a San Lorenzo del Vallo e si tratta dell’esercizio della rivendita di Sali e Tabacchi che porta la data addirittura del 31 ottobre del 1878, con numero di registro 241.
Nell’Atto si specifica e si Determina, da parte della Intendenza di Finanza di Cosenza della Direzione Generale delle Gabelle del Ministero delle Finanze, che il signor Fortunato… nativo di San Lorenzo del Vallo e domiciliato in San Lorenzo del Vallo “è nominato rivenditore per l’esercizio della rivendita di Sali e Tabacchi situata nel Comune di San Lorenzo del Vallo, N, 1… assegnata con le leve dei generi al Magazzino di Lungro”.
L’Atto sottolinea in chiusura la dicitura: “Si rilascia il presente Decreto al medesimo signor Fortunato…”. Datato, appunto, Cosenza 31 ottobre 1878.
Da qui comincia una nuova storia economica in un paese chiamato San Lorenzo del Vallo in una geografia che è quella della Calabria del Nord, che è vitale all’interno del Regno di Napoli. Esercizi commerciali che apriranno alle nuove attività produttive e lavorative del territorio come l’industria della liquirizia nella zona Congio. L’economia moderna del commercio nasce con la Ditta Bruni non solo a San Lorenzo ma in gran parte del territorio che si estende nelle realtà limitrofe. Adolfo e Virgilio Italo furono successivamente Maestri di Commercio.
Qui sta anche la chiave di lettura per interpretare il rapporto tra commercio, economia e territorio in una realtà contadina che soffriva terribilmente la povertà. Anche negli anni delle cosiddette “rivolte” delle terre, alle quali io guardo senza alcuno entusiasmo e anzi con una provvisoria lettura che andrebbe ricostruita e ricontestualizzata seriamente, anche con le sue numerose negatività.
Ma la domanda che ora sorge, in questa storia mia nostra di una comunità e di un intreccio tra borghesia e nobiltà, tra proprietari terrieri, commercio e ancora nobiltà stemmata, è semplice.
Tra il Bruni del 1882, e il suo commercio, e il Fortunato del 1878 con i Sali e Tabacchi cosa avviene, cosa è accaduto?
La storia, come spesso sottolineo, è un destino incrociato ed ecco che pur non abbandonando le fonti che navigo tra le appartenenze, le eredità e i cammini di generazioni, vado oltre.
Dunque.
Adolfo Bruni si sposa, convola a nozze, con Maria Giuseppa Fortunato.
Dal loro matrimonio nascono i figli: Ermete, Giovannino, Ermete Francesco, Elisabetta e Teresa. Pare che ci sia stata un’altra figlia, morta propria giovanissima come Teresa. Di Teresa è sicura la sua presenza in quanto ha ricevuto il Sacramento della Confermazione il 1892, nel giorno 24 del mese di ottobre, il cui Sacramento è stato impartito da Monsignore Dell’Olio. Era figlia di Adolfo Bruni e Maria Giuseppa Fortunato.
Ermete Francesco, detto Alfredo, figlio di Adolfo e Maria Giuseppa Fortunato, nato il 1884 e morto il 1979, si sposa con la nobile Giulia Gaudinieri, figlia di Mariano Gaudinieri, discendente della Famiglia dei Gaudinieri di Acri, con Palazzo in Acri e descritto nella Platea nobiliare del 1851, e di Amalia Guaglianone, nobile famiglia di Spezzano Albanese. Da questo matrimonio nascono Adolfo, Mariano, Virgilio Italo, Luigi e Pietro. Il commercio e le Arti del commercio passeranno da Ermete Francesco che ne aveva ereditato gran parte del mestiere oltre ad essere proprietario terriero, ad Adolfo, la cui discendenza è ancora presente e a Virgilio Italo.
Le due famiglie restano tuttora un archivio per leggere l’economia di un paese, l’evolversi dei commerci e il rapporto tra territorio, nuove economie e mercato.
Ma la storia è fatta anche di cifre e le cifre hanno un senso.
Non so perché ho ancora nello sguardo quelle Librette… Quelle misteriose Librette che raccontano anche, tra miseria e nobiltà, l’anima di una comunità… E raccontando l’anima di una comunità non possono che raccontare la storia di una famiglia nella lealtà nella dignità nella nobiltà del nome che porta.
Le Librette con la L maiuscola hanno una ragione in più o no?
Così l’incontro tra i Bruni e i Gaudinieri fu fatale…
La nonna Giulia, racconta mia madre, era innamorata pazza di nonno Alfredo (Ermete Francesco)…
Mia madre doveva sposarsi in quei mesi e proprio in quei giorni dovevano celebrare la promessa…
La nonna fu colpita da emorragia cerebrale a casa di zio Mariamo a Cosenza… Era il marzo del 1949…
La portarono con l’ambulanza a San Lorenzo…Strinse forte la mano a mia madre e una lacrima scese tra le gote… La nonna Giulia aveva soltanto sessant’anni…
Mio padre è morto abbracciando mia madre e chiamandola santa Maria…
Sì, ma ora cosa ne faccio di queste Librette… È curioso leggere nomi, cifre, date, somme non pagate e mio padre che chiudeva sotto chiave per non far trapelare i debitori…
Ma era un’altra epoca…
Sì un’altra storia. Nulla si dimentica… Ma ha senso?