Si racconta. Ho una voce nella mia voce. Recita. Così. Ci sono sempre vissuti che si intrecciano e ci dicono: Si, una volta c’era… o una volta c’erano e poi Forse c’erano tre lune…
"Cosa ti racconto in questo mattino di sole bruciato nella notte?
La mia assenza nella tua assenza!
Il tempo ha sempre tre vie e lungo il destino della profezia mi parlano con la voce dello specchio.
Amami fino a quando sarà necessario per la tua anima.
Amami fino a quando il tuo corpo sarà la tua attrazione per vivere le lune della passione.
Amami fino a quando capirai che sarò indispensabile per la tua favola.
Io semplicemente ti amerò fino a quando resterai nei miei pensieri.
Non avrò malinconie.
Ho le mani impastate di solitudine e gli occhi tra gli orizzonti delle nostalgie.
Il mattino diventerà tramonto in un gioco di arcobaleni sul mare.
Ascoltalo il mare ma non farlo tuo.
Io so di te quello che tu di me non sai.
Il vento è nella mia voce!".
Ho ascoltato questo sogno fatto di parole. Sempre le parole sono uno scenario. Le parole si specchiano come si specchiò Dorian. Poi lo specchio si ruppe e le parole che fine fecero?
Siamo giochi di tempo e le tre lune raccontano.
C'erano tre lune.
Forse tre lune danzavano lungo i fasci degli orizzonti.
È una favola la profezia che si incastra nella fabula. Viviamo di recuperate profezie?
C'era una volta... c'erano una volta tre lune...
La prima disse ti ascolterò sino al profondo dei tuoi occhi.
La seconda visse aspettando il tempo e leggendo il vento custodito in una mano.
La terza toccò la voce con il gesto di una aurora sul filo delle labbra.
E poi?
Ci sarà sempre il Poi...
La favola è profezia quando i fantasmi aggrediscono il silenzio.
Le tre lune nella pazienza delle tre tartarughe raccontano il sogno che attesa si fa. Perché le tre tartarughe? Perché hanno il compito di custodire pazientemente le lune sul guscio dei rettangoli che si dichiarano nella metafora.
Allora ci sono le tre lune:
Sulla via della Memoria
Sulla via della Nostalgia
Sulla via della Profezia
Che portano a tre piazze.
La prima porta alla Piazza della Pazienza.
La seconda alla Piazza del Sogno.
La terza alla Piazza della Conoscenza.
Le tre lune mi hanno condotto verso tre stanze ed ho preferito ascoltare i silenzi, la pazienza, e le onde del mare.
Le tre lune sono state sempre il mio viaggio nel mio viaggio accanto nel mio viaggio dentro, nel mio viaggio che sa essere mai equilibrio e sempre ricercata armonia.
Mi sono posto in ascolto.
Io non parlo mai prima di ascoltarle. Prima di ascoltare le lune.
Sono il mio pellegrinaggio che mi rendono
viandante
errante
pescatore - marinaio.
Perché sono come sono?
Non so come sono. Io non mi chiedo di essere. Tanto meno di essere come sono.
Il mare ha onde lunghe.
È come se vivessi nelle distanze. In cerca di racconti e poi capisco che non bisogna andare alla ricerca ma aspettare. Aspettare che il racconto giunga da solo. Anche se alla fine non si tratta neppure di un racconto ma di un pensiero o di uno spazio di malinconia o di nostalgia.
La nostalgia serve per non smarrirsi. Spesso si va oltre.
Le tre lune raccontano con la pazienza delle tartarughe.
Io vivo l'armonia della memoria e degli spazi di tempo che non ci sono più. Ho bisogno di non perderli. Ho bisogno che non restino ricordo perché il ricordo è un passato. Ovvero un passaggio inevitabilmente di tempo che fugge. Ho bisogno di fermare immagini di tempo che mi hanno visto vivere.
La nostalgia è fermare queste immagini nello scatto di una memoria che non passa, ma convive in me e con me senza alcun rimpianto.
Avverto la consapevolezza che nel nostos non ci sono stato o non sono stato nostos. Continuo ad essere pur proseguendo il viaggio.
Non si può viaggiare con le dimenticanze ma con le presenza metafisiche. Una presenza metafisica di tempo è già nostalgia.
Scrivere è nostalgia.
D'altronde senza nostalgia non si offre mito. I simboli scavano nella memoria non nel passato. La memoria non è un ricordo. È un penetrare il tempo che non abbiamo più ma che un giorno abbiamo vissuto. Tutto si fa memoria. Quando non diventa tale è soltanto un passaggio di passato che continua a passare.
Le tre lune mi catturano soltanto con il c'era una volta...
C'era una volta un errante che camminava lungo il filo del deserto e si sentì chiamare.
Si voltò e non vide nessuno. Guardò avanti e non vide nessuno. Alzò il capo e vide la luna. Anzi tre lune che avevano lo sguardo della bellezza. Danzavano nel vento.
Nel dialogo delle tre lune compresi che tutto ciò che è finito è scomparso. So anche, però, che nessuno scompare per sempre, e quando si pensa che sia sparito ci sono i segni di una sua parola di un suo sguardo di un suo passo.
Questi segni ci dicono che nessuno scompare fino a quando vivono dentro di noi come una metafisica dell'anima i silenzi della nostalgia. Quando non si ha più nostalgia si sgretola ogni angolo di tempo.
Questa metafisica dell'anima è fatta di nostos. Il sogno è silenzio. Il silenzio parla in un urlo di tempo.
Il doppio diventa il sublime. O siamo eredi e presenza nel tempo. La pazienza mi salva.
Ci salverà.
Per catturarci sino all'ultimo vento.
Siamo e ci siamo. Siamo sulle onde del mare e navighiamo osservando gli orizzonti e ascoltando le lune si prosegue attraversando le tre piazze, abitandole.
Il tempo e la ricerca nel divino sono la mia perenne nostalgia.
C'erano tre lune. Senza nostalgia non può esserci favola.
La favola cattura il tempo. Le lune mi raccontano.
Siamo giochi di tempo. Le lune hanno raccontate. Le lune raccontano.
Tre lune per uno sguardo.
Una per uno sguardo negli occhi.
Una per uno sguardo nel viaggio.
Una per uno sguardo nel vento.
Larga diventa la via. Immenso il pensiero. Io non so dire altro se non la mia.
Le tre lune portano in dono tre colori.
Un arcobaleno di immagini che si traduce in immaginario.
Cadono sul mare.
Come aquiloni volati nel vento e scesi sui tramonti per catturare una striscia di colore rosso,
un filo azzurro degli orizzonti,
un frammento di sole tra il giallo e l’arancione.
Una voce si ascoltò nel silenzio depositato tra gli spigoli delle parole che cantava.
“Sulla sabbia danzo scalza per lasciare le orme
Il tempo cammina tra le ciglia
Mi troverai ogni qual volta hai smesso di cercarmi.
Bussa tre volte alla porta del vento
Ti apriranno
Il mio canto
I miei occhi
La mia attesa.
Non chiederti cosa accadrà dopo
Custodisci ogni spazio per tutto ciò che non avrai domani
e vivi oltre ogni clessidra”.
Così le tre lune danzarono.
Fino a notte.
Fino all’alba.
Fino ai meriggi.
Poi sarà un giorno nuovo e ascolteremo le voci dell’aurora!
"Cosa ti racconto in questo mattino di sole bruciato nella notte?
La mia assenza nella tua assenza!
Il tempo ha sempre tre vie e lungo il destino della profezia mi parlano con la voce dello specchio.
Amami fino a quando sarà necessario per la tua anima.
Amami fino a quando il tuo corpo sarà la tua attrazione per vivere le lune della passione.
Amami fino a quando capirai che sarò indispensabile per la tua favola.
Io semplicemente ti amerò fino a quando resterai nei miei pensieri.
Non avrò malinconie.
Ho le mani impastate di solitudine e gli occhi tra gli orizzonti delle nostalgie.
Il mattino diventerà tramonto in un gioco di arcobaleni sul mare.
Ascoltalo il mare ma non farlo tuo.
Io so di te quello che tu di me non sai.
Il vento è nella mia voce!".
Ho ascoltato questo sogno fatto di parole. Sempre le parole sono uno scenario. Le parole si specchiano come si specchiò Dorian. Poi lo specchio si ruppe e le parole che fine fecero?
Siamo giochi di tempo e le tre lune raccontano.
C'erano tre lune.
Forse tre lune danzavano lungo i fasci degli orizzonti.
È una favola la profezia che si incastra nella fabula. Viviamo di recuperate profezie?
C'era una volta... c'erano una volta tre lune...
La prima disse ti ascolterò sino al profondo dei tuoi occhi.
La seconda visse aspettando il tempo e leggendo il vento custodito in una mano.
La terza toccò la voce con il gesto di una aurora sul filo delle labbra.
E poi?
Ci sarà sempre il Poi...
La favola è profezia quando i fantasmi aggrediscono il silenzio.
Le tre lune nella pazienza delle tre tartarughe raccontano il sogno che attesa si fa. Perché le tre tartarughe? Perché hanno il compito di custodire pazientemente le lune sul guscio dei rettangoli che si dichiarano nella metafora.
Allora ci sono le tre lune:
Sulla via della Memoria
Sulla via della Nostalgia
Sulla via della Profezia
Che portano a tre piazze.
La prima porta alla Piazza della Pazienza.
La seconda alla Piazza del Sogno.
La terza alla Piazza della Conoscenza.
Le tre lune mi hanno condotto verso tre stanze ed ho preferito ascoltare i silenzi, la pazienza, e le onde del mare.
Le tre lune sono state sempre il mio viaggio nel mio viaggio accanto nel mio viaggio dentro, nel mio viaggio che sa essere mai equilibrio e sempre ricercata armonia.
Mi sono posto in ascolto.
Io non parlo mai prima di ascoltarle. Prima di ascoltare le lune.
Sono il mio pellegrinaggio che mi rendono
viandante
errante
pescatore - marinaio.
Perché sono come sono?
Non so come sono. Io non mi chiedo di essere. Tanto meno di essere come sono.
Il mare ha onde lunghe.
È come se vivessi nelle distanze. In cerca di racconti e poi capisco che non bisogna andare alla ricerca ma aspettare. Aspettare che il racconto giunga da solo. Anche se alla fine non si tratta neppure di un racconto ma di un pensiero o di uno spazio di malinconia o di nostalgia.
La nostalgia serve per non smarrirsi. Spesso si va oltre.
Le tre lune raccontano con la pazienza delle tartarughe.
Io vivo l'armonia della memoria e degli spazi di tempo che non ci sono più. Ho bisogno di non perderli. Ho bisogno che non restino ricordo perché il ricordo è un passato. Ovvero un passaggio inevitabilmente di tempo che fugge. Ho bisogno di fermare immagini di tempo che mi hanno visto vivere.
La nostalgia è fermare queste immagini nello scatto di una memoria che non passa, ma convive in me e con me senza alcun rimpianto.
Avverto la consapevolezza che nel nostos non ci sono stato o non sono stato nostos. Continuo ad essere pur proseguendo il viaggio.
Non si può viaggiare con le dimenticanze ma con le presenza metafisiche. Una presenza metafisica di tempo è già nostalgia.
Scrivere è nostalgia.
D'altronde senza nostalgia non si offre mito. I simboli scavano nella memoria non nel passato. La memoria non è un ricordo. È un penetrare il tempo che non abbiamo più ma che un giorno abbiamo vissuto. Tutto si fa memoria. Quando non diventa tale è soltanto un passaggio di passato che continua a passare.
Le tre lune mi catturano soltanto con il c'era una volta...
C'era una volta un errante che camminava lungo il filo del deserto e si sentì chiamare.
Si voltò e non vide nessuno. Guardò avanti e non vide nessuno. Alzò il capo e vide la luna. Anzi tre lune che avevano lo sguardo della bellezza. Danzavano nel vento.
Nel dialogo delle tre lune compresi che tutto ciò che è finito è scomparso. So anche, però, che nessuno scompare per sempre, e quando si pensa che sia sparito ci sono i segni di una sua parola di un suo sguardo di un suo passo.
Questi segni ci dicono che nessuno scompare fino a quando vivono dentro di noi come una metafisica dell'anima i silenzi della nostalgia. Quando non si ha più nostalgia si sgretola ogni angolo di tempo.
Questa metafisica dell'anima è fatta di nostos. Il sogno è silenzio. Il silenzio parla in un urlo di tempo.
Il doppio diventa il sublime. O siamo eredi e presenza nel tempo. La pazienza mi salva.
Ci salverà.
Per catturarci sino all'ultimo vento.
Siamo e ci siamo. Siamo sulle onde del mare e navighiamo osservando gli orizzonti e ascoltando le lune si prosegue attraversando le tre piazze, abitandole.
Il tempo e la ricerca nel divino sono la mia perenne nostalgia.
C'erano tre lune. Senza nostalgia non può esserci favola.
La favola cattura il tempo. Le lune mi raccontano.
Siamo giochi di tempo. Le lune hanno raccontate. Le lune raccontano.
Tre lune per uno sguardo.
Una per uno sguardo negli occhi.
Una per uno sguardo nel viaggio.
Una per uno sguardo nel vento.
Larga diventa la via. Immenso il pensiero. Io non so dire altro se non la mia.
Le tre lune portano in dono tre colori.
Un arcobaleno di immagini che si traduce in immaginario.
Cadono sul mare.
Come aquiloni volati nel vento e scesi sui tramonti per catturare una striscia di colore rosso,
un filo azzurro degli orizzonti,
un frammento di sole tra il giallo e l’arancione.
Una voce si ascoltò nel silenzio depositato tra gli spigoli delle parole che cantava.
“Sulla sabbia danzo scalza per lasciare le orme
Il tempo cammina tra le ciglia
Mi troverai ogni qual volta hai smesso di cercarmi.
Bussa tre volte alla porta del vento
Ti apriranno
Il mio canto
I miei occhi
La mia attesa.
Non chiederti cosa accadrà dopo
Custodisci ogni spazio per tutto ciò che non avrai domani
e vivi oltre ogni clessidra”.
Così le tre lune danzarono.
Fino a notte.
Fino all’alba.
Fino ai meriggi.
Poi sarà un giorno nuovo e ascolteremo le voci dell’aurora!