Un caffè con mia madre tutti i giorni: Gracias a la vida que me ha dado tanto
di Pierfranco Bruni
di Pierfranco Bruni
Pomeriggio. Un caffè con mia madre ha il sapore antico. Un caffè restando seduti intorno al tavolo con il piano di marmo.
Nella cucina al piano di sotto, la cui porta si apre nel giardino che papà ha saputo coltivare con le rose e i peperoncini.
Ma che fine ha fatto quel tavolo? Ero convinto che fosse al solito posto, ma da tempo era stato sostituito con un tavolo ovale.
Il tempo passa!
Perché mi trovo ancora a leggere le Novelle di Pirandello? A immaginarmi una nuova scena e un nuovo colloquio tra la madre e il figlio.
Si rilegge e si riscrive e ci si consegna a ciò che una volta siamo stati. Sempre si è stati.
Madre. Grazie della vita.
Mi cantavi una canzone che mi ritorna spesso. La cantava Violeta Parra.
Te la recito, madre, nella lingua di Violeta. Ricordi?
Così.
“Gracias a la vida que me ha dado tanto
Me dio dos luceros que cuando los abro
Perfecto distingo lo negro del blanco
Y en el alto cielo su fondo estrellado
Y en las multitudes el hombre que yo amo
Gracias a la vida que me ha dado tanto
Me ha dado el sonido y el abecedario
Con él las palabras que pienso y declaro
Madre amigo hermano y luz alumbrando
La ruta del alma del que estoy amando
Gracias a la vida que me ha dado tanto
Me ha dado la marcha de mis pies cansados
Con ellos anduve ciudades y charcos
Playas y desiertos montañas y llanos
Y la casa tuya, tu calle y tu patio
Gracias a la vida que me ha dado tanto
Me dio el corazón que agita su marco
Cuando miro el fruto del cerebro humano
Cuando miro al bueno tan lejos del malo
Cuando miro al fondo de tus ojos claros
Gracias a la vida que me ha dado tanto
Me ha dado la risa y me ha dado el llanto
Así yo distingo dicha de quebranto
Los dos materiales que forman mi canto
Y el canto de ustedes que es el mismo canto
Y el canto de todos que es mi propio canto”.
Così e poi sento il canto. Ascolto il canto e la voce del canto mi porta a te:https://www.youtube.com/watch?v=PYEw3e5x5Es. ma la vita scorre nel tempo o il tempo nella vita…Sì, passa sempre il tempo e la vita è una stella che luccica sia quando il sole è alto sia quando il sole si è sfilato dal giorno. Ma cosa si sono detti la madre e il figlio sorseggiando il caffè?
Ecco!
La madre:
"Il tempo è passato. Io ricordo. Ricordo tutto con il trascorrere veloce delle giornate che hanno segnato la vita. Vedi come tutto cambia. Soltanto nella memoria resta fisso il pensiero. Il pensiero porta immagini e le immagini sono l'immenso di una vita".
Il figlio:
"Tutto il tempo attraversato, madre, è segnato tra le mie mani e nel mio cuore. Anche io non dimentico. Resto ancorato ai miei giorni nei quali la tua presenza è centrale. Da ragazzo e da adulto ho camminato con te con voi. Ora sei tu siete voi che mi abitate costantemente".
La madre:
"Ricordo bene quando ti dicevo che non mi spaventava la morte. Non voglio morire soltanto per il fatto che poi tu mi consideri morta. Assente. Non esistente. Così ti dicevo. Ora che non ci sono più e che le tue telefonate non arrivano e le mie non ti giungono cosa devo pensare? Anche dove mi trovo adesso tu sei sempre nel mio pensiero. Ti seguo. So tutto ciò che fai, figlio mio".
Il figlio:
"Madre lo so che tu osservi sempre tutto. Ma sono io ad avvertire la tua assenza. Non oblio. La tua assenza è vuoto e malinconia. Tu ascolti tutto. Sono io che ho bisogno del sogno per vederti per viverti per toccarli. Nel sogno ti tocco. E ci sei. Non sei morta nel sogno. Sei sempre viva. Bella. Guerriera. Accondiscendente. Con una dolcezza delle donne greche. Ma anche con una forza che indicava decisione. Ti vedo bella nel sorriso quasi nostalgico. Nel sogno".
La madre:
"Così mi devi considerare. Perché così sono... Io per te non sarò mai morta e non morirò. Anche se non mi vedi quando vorresti vedermi io per te resto viva fino a quando tu vorrai che io resti. Tra te e me la morte è solo un’apparenza".
E ora guardo il cielo: “Grazie alla vita che mi ha dato tanto/Mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto/Così io distinguo la felicità dal rimpianto”.
Un pensiero costante è la frequentazione di una memoria che sa di sublime.
La madre e il figlio! Come nel colloquio di Pirandello. Come l’ultimo saluto di Corrado Alvaro mentre lascia il suo paese.
La madre e il figlio si ritrovano. Sempre si ritrovano Lui vivo e lei morta. Come in questo dialogare che diventa infinita malinconia. Una malinconia infinita strugge l'anima e il cuore. Come vento di immortali che scava tra le pareti del destino. Non conosciamo però le parole del destino.
Sono le ombre che corrono tra i respiri i sospiri i silenzi a farci compagnia. Intense le zolle che impegnano il vento. Forse un giorno saremo. O forse un giorno ritorneremo. Le strade percorse sono sempre oltre.
La nostalgia ricama passaggi di tempo che dentro il viaggio si vivono.
Ancora il figlio e la madre.
Il figlio:
"Non sei soltanto un viaggio accanto. Sei un viaggio dentro. Tu sei e resti questo inevitabile viaggio di esistenze, madre, e nella trasparenza, come tanto tempo fa, ci incontriamo e ci raccontiamo la vita è il ricordo. Non siamo eterni. Siamo infiniti".
La madre:
“Noi siamo e restiamo infiniti. Non sapevi? Io non sono soltanto il viaggio accanto. Sono il viaggio accanto perché resto il viaggio dentro. E tu sei dentro di me e ti sento accanto come il mio guardiano ed io sarò per te sempre la salvezza”.
Il figlio:
“Prendiamoci questo caffè, madre, altrimenti si fredda…e so che a te piace bollente…”.
La madre:
“Sì, prendiamoci questo caffè, versalo anche a tuo padre… e poi apri il vassoio con i dolci… mi hai portato i sospiri… Sì! Figlio mio, promettimi però che scriverai di meno e togliti quei fili dal polso… a me, lo sai, mi piaci in abito, camicia bianca e cravatta…”.
Il tempo ormai scorre lungo i labirinti dei pensieri. La memoria è immensa e la storia non ha voce. Riascolto il canto di Violeta.
Penso a mia madre e recito: “Grazie alla vita che mi ha dato tanto/Mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi/Con loro ho camminato per città e pozzanghere/Spiagge e deserti, montagne e pianure/E la tua casa, la tua strada e il tuo giardino”.
Un caffè con mia madre?
Una metafora?
No! Io tutti i giorni prendo un caffè con mia madre!
Come potrei non prendermi un caffè con mia madre nei giorni della mia vita e in tutti i giorni del mio tempo?
Nella cucina al piano di sotto, la cui porta si apre nel giardino che papà ha saputo coltivare con le rose e i peperoncini.
Ma che fine ha fatto quel tavolo? Ero convinto che fosse al solito posto, ma da tempo era stato sostituito con un tavolo ovale.
Il tempo passa!
Perché mi trovo ancora a leggere le Novelle di Pirandello? A immaginarmi una nuova scena e un nuovo colloquio tra la madre e il figlio.
Si rilegge e si riscrive e ci si consegna a ciò che una volta siamo stati. Sempre si è stati.
Madre. Grazie della vita.
Mi cantavi una canzone che mi ritorna spesso. La cantava Violeta Parra.
Te la recito, madre, nella lingua di Violeta. Ricordi?
Così.
“Gracias a la vida que me ha dado tanto
Me dio dos luceros que cuando los abro
Perfecto distingo lo negro del blanco
Y en el alto cielo su fondo estrellado
Y en las multitudes el hombre que yo amo
Gracias a la vida que me ha dado tanto
Me ha dado el sonido y el abecedario
Con él las palabras que pienso y declaro
Madre amigo hermano y luz alumbrando
La ruta del alma del que estoy amando
Gracias a la vida que me ha dado tanto
Me ha dado la marcha de mis pies cansados
Con ellos anduve ciudades y charcos
Playas y desiertos montañas y llanos
Y la casa tuya, tu calle y tu patio
Gracias a la vida que me ha dado tanto
Me dio el corazón que agita su marco
Cuando miro el fruto del cerebro humano
Cuando miro al bueno tan lejos del malo
Cuando miro al fondo de tus ojos claros
Gracias a la vida que me ha dado tanto
Me ha dado la risa y me ha dado el llanto
Así yo distingo dicha de quebranto
Los dos materiales que forman mi canto
Y el canto de ustedes que es el mismo canto
Y el canto de todos que es mi propio canto”.
Così e poi sento il canto. Ascolto il canto e la voce del canto mi porta a te:https://www.youtube.com/watch?v=PYEw3e5x5Es. ma la vita scorre nel tempo o il tempo nella vita…Sì, passa sempre il tempo e la vita è una stella che luccica sia quando il sole è alto sia quando il sole si è sfilato dal giorno. Ma cosa si sono detti la madre e il figlio sorseggiando il caffè?
Ecco!
La madre:
"Il tempo è passato. Io ricordo. Ricordo tutto con il trascorrere veloce delle giornate che hanno segnato la vita. Vedi come tutto cambia. Soltanto nella memoria resta fisso il pensiero. Il pensiero porta immagini e le immagini sono l'immenso di una vita".
Il figlio:
"Tutto il tempo attraversato, madre, è segnato tra le mie mani e nel mio cuore. Anche io non dimentico. Resto ancorato ai miei giorni nei quali la tua presenza è centrale. Da ragazzo e da adulto ho camminato con te con voi. Ora sei tu siete voi che mi abitate costantemente".
La madre:
"Ricordo bene quando ti dicevo che non mi spaventava la morte. Non voglio morire soltanto per il fatto che poi tu mi consideri morta. Assente. Non esistente. Così ti dicevo. Ora che non ci sono più e che le tue telefonate non arrivano e le mie non ti giungono cosa devo pensare? Anche dove mi trovo adesso tu sei sempre nel mio pensiero. Ti seguo. So tutto ciò che fai, figlio mio".
Il figlio:
"Madre lo so che tu osservi sempre tutto. Ma sono io ad avvertire la tua assenza. Non oblio. La tua assenza è vuoto e malinconia. Tu ascolti tutto. Sono io che ho bisogno del sogno per vederti per viverti per toccarli. Nel sogno ti tocco. E ci sei. Non sei morta nel sogno. Sei sempre viva. Bella. Guerriera. Accondiscendente. Con una dolcezza delle donne greche. Ma anche con una forza che indicava decisione. Ti vedo bella nel sorriso quasi nostalgico. Nel sogno".
La madre:
"Così mi devi considerare. Perché così sono... Io per te non sarò mai morta e non morirò. Anche se non mi vedi quando vorresti vedermi io per te resto viva fino a quando tu vorrai che io resti. Tra te e me la morte è solo un’apparenza".
E ora guardo il cielo: “Grazie alla vita che mi ha dato tanto/Mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto/Così io distinguo la felicità dal rimpianto”.
Un pensiero costante è la frequentazione di una memoria che sa di sublime.
La madre e il figlio! Come nel colloquio di Pirandello. Come l’ultimo saluto di Corrado Alvaro mentre lascia il suo paese.
La madre e il figlio si ritrovano. Sempre si ritrovano Lui vivo e lei morta. Come in questo dialogare che diventa infinita malinconia. Una malinconia infinita strugge l'anima e il cuore. Come vento di immortali che scava tra le pareti del destino. Non conosciamo però le parole del destino.
Sono le ombre che corrono tra i respiri i sospiri i silenzi a farci compagnia. Intense le zolle che impegnano il vento. Forse un giorno saremo. O forse un giorno ritorneremo. Le strade percorse sono sempre oltre.
La nostalgia ricama passaggi di tempo che dentro il viaggio si vivono.
Ancora il figlio e la madre.
Il figlio:
"Non sei soltanto un viaggio accanto. Sei un viaggio dentro. Tu sei e resti questo inevitabile viaggio di esistenze, madre, e nella trasparenza, come tanto tempo fa, ci incontriamo e ci raccontiamo la vita è il ricordo. Non siamo eterni. Siamo infiniti".
La madre:
“Noi siamo e restiamo infiniti. Non sapevi? Io non sono soltanto il viaggio accanto. Sono il viaggio accanto perché resto il viaggio dentro. E tu sei dentro di me e ti sento accanto come il mio guardiano ed io sarò per te sempre la salvezza”.
Il figlio:
“Prendiamoci questo caffè, madre, altrimenti si fredda…e so che a te piace bollente…”.
La madre:
“Sì, prendiamoci questo caffè, versalo anche a tuo padre… e poi apri il vassoio con i dolci… mi hai portato i sospiri… Sì! Figlio mio, promettimi però che scriverai di meno e togliti quei fili dal polso… a me, lo sai, mi piaci in abito, camicia bianca e cravatta…”.
Il tempo ormai scorre lungo i labirinti dei pensieri. La memoria è immensa e la storia non ha voce. Riascolto il canto di Violeta.
Penso a mia madre e recito: “Grazie alla vita che mi ha dato tanto/Mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi/Con loro ho camminato per città e pozzanghere/Spiagge e deserti, montagne e pianure/E la tua casa, la tua strada e il tuo giardino”.
Un caffè con mia madre?
Una metafora?
No! Io tutti i giorni prendo un caffè con mia madre!
Come potrei non prendermi un caffè con mia madre nei giorni della mia vita e in tutti i giorni del mio tempo?