Gli uomini sono incoerenti al contrario della luna ...
Di PIERFRANCO BRUNI
Cammino tra le linee del pontile. Cadono le lune. Il sole precipita...
Ci sono giorni che ascolto. Ci sono giorni che racconto.
Ti bacio con i baci che hanno le parole del silenzio. E le mie mani parlano con le tue mani. I miei occhi intrecciano il tuo sguardo. Questo immenso che sei tu. Noi.
Nel impossibile possibile di questo amore che non ha mai raccontato una storia. Io e te siamo destino.
Non racconterà mai una storia perché io e te siamo l'orizzonte che chiude il crepuscolo e resta tra le aurore con le rocce di case sul filo del mare ad ascoltare lo spazio del tempo che ha l'infinito tra le dita quando tu custodisci i miei baci e le tue labbra toccano il respiro. Il mio. Il tuo. Per questo infinito tra le vie delle lune nel nostro abbraccio d'eterno.
Questo amore che non è un viaggio, ma un viaggiare nelle nostre anime con i cuori nel vento mentre tu ed io ci prendiamo il noi nella stanza dalle tende rosse e il suono delle onde che rigano il tuo corpo.
Mia danzatrice. Sono qui in questo viaggiare con il tuo seno tra le mie mani e la tua bocca ha il vento della passione.
Spesso cadono le ombre e occupano di silenzio i giorni. Non ha senso cercare.
Ha senso aver trovato.
Garcia camminava con passo lento lungo i suoi ricordi.
Ma era stanco. Molto stanco.
Si chiuse nella sua stanza e uscì soltanto dopo aver seppellito tutte le malinconie. Si accorse che si era fatto tardi.
Troppo.
La vita era cambiata e lui anche.
Solo allora capì che si vive di mistero e la solitudine è l'unico deserto possibile per non smarrirsi. Prese un foglio e una penna e cominciò a scrivere il suo romanzo.
La vita che muore è in un tempo già vissuto perché il resto non è amore.
È soltanto esilio.
La vita non ha bisogno di silenzi di nostalgie di ricordi.
Ci cammina dentro e accanto.
Ha bisogno di altro.
Certo, questi scavi sono già la vita e crollano quando la vita non c'è più.
Perché arriverà un giorno che la vita non ci sarà più.
Allora, solo allora, nasceranno i rimpianti per non averla amata abbastanza.
O forse per non averla saputa amare abbastanza e ci si renderà conto che mentre la vita muore noi la rincorreremo, per altre strade, viva ancora di più.
Ma il tempo ci avrà superati di già.
Stanchi arriveremo al semaforo che troveremo spento.
Senza renderci conto di nulla saremo vissuti il necessario, tanto che non ci sarà altro se non l'onda inquieta del vento.
La vita che muore sembrerà non appartenerci più...
La vita che muore è quella che realmente ci appartiene!
Di PIERFRANCO BRUNI
Cammino tra le linee del pontile. Cadono le lune. Il sole precipita...
Ci sono giorni che ascolto. Ci sono giorni che racconto.
Ti bacio con i baci che hanno le parole del silenzio. E le mie mani parlano con le tue mani. I miei occhi intrecciano il tuo sguardo. Questo immenso che sei tu. Noi.
Nel impossibile possibile di questo amore che non ha mai raccontato una storia. Io e te siamo destino.
Non racconterà mai una storia perché io e te siamo l'orizzonte che chiude il crepuscolo e resta tra le aurore con le rocce di case sul filo del mare ad ascoltare lo spazio del tempo che ha l'infinito tra le dita quando tu custodisci i miei baci e le tue labbra toccano il respiro. Il mio. Il tuo. Per questo infinito tra le vie delle lune nel nostro abbraccio d'eterno.
Questo amore che non è un viaggio, ma un viaggiare nelle nostre anime con i cuori nel vento mentre tu ed io ci prendiamo il noi nella stanza dalle tende rosse e il suono delle onde che rigano il tuo corpo.
Mia danzatrice. Sono qui in questo viaggiare con il tuo seno tra le mie mani e la tua bocca ha il vento della passione.
Spesso cadono le ombre e occupano di silenzio i giorni. Non ha senso cercare.
Ha senso aver trovato.
Garcia camminava con passo lento lungo i suoi ricordi.
Ma era stanco. Molto stanco.
Si chiuse nella sua stanza e uscì soltanto dopo aver seppellito tutte le malinconie. Si accorse che si era fatto tardi.
Troppo.
La vita era cambiata e lui anche.
Solo allora capì che si vive di mistero e la solitudine è l'unico deserto possibile per non smarrirsi. Prese un foglio e una penna e cominciò a scrivere il suo romanzo.
La vita che muore è in un tempo già vissuto perché il resto non è amore.
È soltanto esilio.
La vita non ha bisogno di silenzi di nostalgie di ricordi.
Ci cammina dentro e accanto.
Ha bisogno di altro.
Certo, questi scavi sono già la vita e crollano quando la vita non c'è più.
Perché arriverà un giorno che la vita non ci sarà più.
Allora, solo allora, nasceranno i rimpianti per non averla amata abbastanza.
O forse per non averla saputa amare abbastanza e ci si renderà conto che mentre la vita muore noi la rincorreremo, per altre strade, viva ancora di più.
Ma il tempo ci avrà superati di già.
Stanchi arriveremo al semaforo che troveremo spento.
Senza renderci conto di nulla saremo vissuti il necessario, tanto che non ci sarà altro se non l'onda inquieta del vento.
La vita che muore sembrerà non appartenerci più...
La vita che muore è quella che realmente ci appartiene!
Ti recito:
“Venne il giorno
e poi la notte.
L'alba e il tramonto.
Mi sono incamminato
per il deserto ed ho scoperto
il mare.
Mi hanno dato il rumore
del fiume ed ho trovato il lago.
Mi sono svegliato tra le serre
ed ho vissuto le terre
del sacramento.
Ho cercato il tuo sorriso
ed ho trovato i tuoi occhi.
Ho amato e l'aquila
mi ha risposto
con il suo volo.
Ho amato
e il vento mi ha detto
di non smettere
mai di amare.
Ho pregato
e ho visto due mani
e la voce
ha pronunciato
Namaste!".
Ed ora?
Ecco!
C’era una volta un alchimista che riusciva a leggere le stelle.
Io mi sono fermato a guardarlo in un tempo distante da quello che vivo oggi, ma oggi vi posso dire, ricordando quell’alchimista, che se avessi il tempo di leggere tre stelle in un attimo solo, ti porterei tre lune da custodire per tutte le vite che con te vorrei vivere.
Se avessi scavato di più nei segni del nostro destino, io non sarei più in viaggio, mi sarei fermato con te chissà da quanto. O forse non sarei più un viaggio. Un Ulisse navigante e marinaio, marinaio di porti, e tu cosa saresti?
Tu saresti diventata una dea e avremmo invertito le storie, forse i destini. Non ci sarebbe più Itaca, pensa un po’… e tu saresti stata il mio “infinito”, non da oggi, ma da tempi remoti.
Se avessi, e se tu mi avessi seguito, in quel tempo in cui noi non ci conoscevamo, chissà cosa sarebbe accaduto tra me e te.
Però, non è tempo di fare consuntivi.
Attraversiamo il nostro spazio abitandolo come se stessimo in quel campo di fragole dove l’alba danza nei nostri occhi e tu sei il cantico e io il mercante.
Siamo un‘avventura che non ha recite e neppure solitudini perché io e te facciamo il racconto.
“Venne il giorno
e poi la notte.
L'alba e il tramonto.
Mi sono incamminato
per il deserto ed ho scoperto
il mare.
Mi hanno dato il rumore
del fiume ed ho trovato il lago.
Mi sono svegliato tra le serre
ed ho vissuto le terre
del sacramento.
Ho cercato il tuo sorriso
ed ho trovato i tuoi occhi.
Ho amato e l'aquila
mi ha risposto
con il suo volo.
Ho amato
e il vento mi ha detto
di non smettere
mai di amare.
Ho pregato
e ho visto due mani
e la voce
ha pronunciato
Namaste!".
Ed ora?
Ecco!
C’era una volta un alchimista che riusciva a leggere le stelle.
Io mi sono fermato a guardarlo in un tempo distante da quello che vivo oggi, ma oggi vi posso dire, ricordando quell’alchimista, che se avessi il tempo di leggere tre stelle in un attimo solo, ti porterei tre lune da custodire per tutte le vite che con te vorrei vivere.
Se avessi scavato di più nei segni del nostro destino, io non sarei più in viaggio, mi sarei fermato con te chissà da quanto. O forse non sarei più un viaggio. Un Ulisse navigante e marinaio, marinaio di porti, e tu cosa saresti?
Tu saresti diventata una dea e avremmo invertito le storie, forse i destini. Non ci sarebbe più Itaca, pensa un po’… e tu saresti stata il mio “infinito”, non da oggi, ma da tempi remoti.
Se avessi, e se tu mi avessi seguito, in quel tempo in cui noi non ci conoscevamo, chissà cosa sarebbe accaduto tra me e te.
Però, non è tempo di fare consuntivi.
Attraversiamo il nostro spazio abitandolo come se stessimo in quel campo di fragole dove l’alba danza nei nostri occhi e tu sei il cantico e io il mercante.
Siamo un‘avventura che non ha recite e neppure solitudini perché io e te facciamo il racconto.
Posso dire: “C’era una volta un’alchimista che si inventò la vita e, dentro la vita, trovò questo amore, anzi trovò un amore che diventò l’Amore”.
Ora c’è una donna che fa eco nella mia voce e mi accompagna costantemente in ogni parola, in ogni istante.
Perché questa donna segue i miei passi e io accarezzo i suoi passi? Perché la nostra è una storia non inventata, una storia vera.
Ecco, si possono raccontare tanti racconti, raccontare tanti racconti, ma restano racconti, invece il nostro racconto si vive. E ora si danza tutti insieme in cerchio intorno a un falò, danziamo tutti insieme intorno a un falò come se fosse una focara. E ognuno esprima un proprio pensiero, faccia una promessa, crei il suo viaggio immaginario.
Raccontare è anche creare un viaggio immaginario.
C'è sempre una vita che muore dentro di noi.
Recuperare il senso del morire è aggrapparsi sempre più alla vita che resta.
La vita che resta è in un ingranaggio di tempo.
È il tempo in fondo che corre nelle nostre vie.
Sul nostro corpo e tra le linee del volto.
Ma c'e' un tempo inevitabile che come vento d'altura colpisce anche il cuore e l'anima.
Siamo un sottosuolo. Mentre le emozioni filtrano i ricordi noi siamo fili di parole che si cercano.
A volte ci cerchiamo. A volte facciamo in modo di non trovarci.
Siamo però sempre nostalgia.
Decadenti o sconfitti sfiorano la morte nella vita e sappiamo di andare oltre.
Non scriverò un romanzo ma vita che muore. Io resto l'unico personaggio.
Ci saranno altri personaggi che tenteranno di entrare. Ma non credo che potranno avere un senso.
Ho scelto la solitudine. Soltanto la solitudine mi darà la vita. La vita che muore è una necessità.
La solitudine è una liberazione.
Io sono sguardo sotto una luna precipitata negli orizzonti.
Quando passa inosservato l'orizzonte che segna il mare con linee di nostalgia, il tempo graffia le parole lungo la via della memoria.
Cammino sulle pietre dei ricordi per non dimenticarmi della vita che è in me.
La vita corre.
Inseguirla è impossibile.
È la vita che ci rincorre e traccia nei nostri cuori l'impensabile.
Ci sono sogni che ho racchiuso in uno sguardo. In uno sguardo soltanto.
Ci sono sguardi che hanno superato ogni trincea.
In fondo la vita che muore è anche la trincea che segna la fine.
O forse un nuovo inizio...
Ora c’è una donna che fa eco nella mia voce e mi accompagna costantemente in ogni parola, in ogni istante.
Perché questa donna segue i miei passi e io accarezzo i suoi passi? Perché la nostra è una storia non inventata, una storia vera.
Ecco, si possono raccontare tanti racconti, raccontare tanti racconti, ma restano racconti, invece il nostro racconto si vive. E ora si danza tutti insieme in cerchio intorno a un falò, danziamo tutti insieme intorno a un falò come se fosse una focara. E ognuno esprima un proprio pensiero, faccia una promessa, crei il suo viaggio immaginario.
Raccontare è anche creare un viaggio immaginario.
C'è sempre una vita che muore dentro di noi.
Recuperare il senso del morire è aggrapparsi sempre più alla vita che resta.
La vita che resta è in un ingranaggio di tempo.
È il tempo in fondo che corre nelle nostre vie.
Sul nostro corpo e tra le linee del volto.
Ma c'e' un tempo inevitabile che come vento d'altura colpisce anche il cuore e l'anima.
Siamo un sottosuolo. Mentre le emozioni filtrano i ricordi noi siamo fili di parole che si cercano.
A volte ci cerchiamo. A volte facciamo in modo di non trovarci.
Siamo però sempre nostalgia.
Decadenti o sconfitti sfiorano la morte nella vita e sappiamo di andare oltre.
Non scriverò un romanzo ma vita che muore. Io resto l'unico personaggio.
Ci saranno altri personaggi che tenteranno di entrare. Ma non credo che potranno avere un senso.
Ho scelto la solitudine. Soltanto la solitudine mi darà la vita. La vita che muore è una necessità.
La solitudine è una liberazione.
Io sono sguardo sotto una luna precipitata negli orizzonti.
Quando passa inosservato l'orizzonte che segna il mare con linee di nostalgia, il tempo graffia le parole lungo la via della memoria.
Cammino sulle pietre dei ricordi per non dimenticarmi della vita che è in me.
La vita corre.
Inseguirla è impossibile.
È la vita che ci rincorre e traccia nei nostri cuori l'impensabile.
Ci sono sogni che ho racchiuso in uno sguardo. In uno sguardo soltanto.
Ci sono sguardi che hanno superato ogni trincea.
In fondo la vita che muore è anche la trincea che segna la fine.
O forse un nuovo inizio...
Ti consegno queste parole, caro lettore, fanne l’uso che meglio ritieni opportuno. Sarà un racconto, sarà un pensiero, sarà quel che sarà, ma resta sempre un’espressione o un’esperienza, o una testimonianza nelle mie parole, nelle parole che diventano voce, nella voce, nell’irresistibile magia che potrà durare secoli, epoche.
Oppure, caro lettore, basta strappare questo foglio e non sentirmi più e non leggermi più e non essere letto più.
C’era una volta un alchimista che viaggiò per mari e per deserti.
Un giorno si fermò su una pietra di mare e osservò le onde, quelle onde che portavano segni antichi. Si incamminò e giunse nel deserto. Si fermò su una pietra del deserto, una duna, le dune nel deserto sono pietre, e si mise a raccontarmi di quando si era seduto su una pietra di mare, su uno scoglio, e vedeva passare le onde. Invece, seduto sulla duna, sulla pietra del deserto, si mise raccogliere il vento che soffiava sulla sabbia.
Ogni granello di sabbia portava un ricordo, ogni ricordo portava un tempo, ogni tempo portava un’età.
Ci furono tramonti rossi nel grigio delle nuvole e la danza colpì il silenzio quando il buio dei miei occhi accarezzò la tua bocca nello sfogliare di un sorriso che fu eterno ed infinito.
I cavalli correvano tra le acque dei ricordi e furono immagini o soltanto sogni a recitare la fine di una storia che fu amore nel tempo di sabbia e di sale. Il tuo passo sfiorò l'abisso sino a raccogliere il vento nella notte che non fu gioco ma destino. E poi ascoltai il tuo respiro tra le mie mani nel cerchio di fuoco delle divine distanze. Non parlarmi e pensarti non dovrò in queste distese che hanno orizzonti di mari vissuti e di aquile in volo.
Corrono i cavalli mentre io e te non ci siamo più.
Non ci siamo io e te. E tra le ore perdute ci rincorriamo per smarrirci ancora.
Siamo un ballo antico io e te che hanno smesso di cercarsi o forse hanno dimenticato di trovarsi.
Io e te!
Oppure, caro lettore, basta strappare questo foglio e non sentirmi più e non leggermi più e non essere letto più.
C’era una volta un alchimista che viaggiò per mari e per deserti.
Un giorno si fermò su una pietra di mare e osservò le onde, quelle onde che portavano segni antichi. Si incamminò e giunse nel deserto. Si fermò su una pietra del deserto, una duna, le dune nel deserto sono pietre, e si mise a raccontarmi di quando si era seduto su una pietra di mare, su uno scoglio, e vedeva passare le onde. Invece, seduto sulla duna, sulla pietra del deserto, si mise raccogliere il vento che soffiava sulla sabbia.
Ogni granello di sabbia portava un ricordo, ogni ricordo portava un tempo, ogni tempo portava un’età.
Ci furono tramonti rossi nel grigio delle nuvole e la danza colpì il silenzio quando il buio dei miei occhi accarezzò la tua bocca nello sfogliare di un sorriso che fu eterno ed infinito.
I cavalli correvano tra le acque dei ricordi e furono immagini o soltanto sogni a recitare la fine di una storia che fu amore nel tempo di sabbia e di sale. Il tuo passo sfiorò l'abisso sino a raccogliere il vento nella notte che non fu gioco ma destino. E poi ascoltai il tuo respiro tra le mie mani nel cerchio di fuoco delle divine distanze. Non parlarmi e pensarti non dovrò in queste distese che hanno orizzonti di mari vissuti e di aquile in volo.
Corrono i cavalli mentre io e te non ci siamo più.
Non ci siamo io e te. E tra le ore perdute ci rincorriamo per smarrirci ancora.
Siamo un ballo antico io e te che hanno smesso di cercarsi o forse hanno dimenticato di trovarsi.
Io e te!
Ho trovato nel solito quaderno dalla copertina nera questo scritto:
“Ti vengo a prendere stasera all'ora che tu sai
facciamo sotto casa...
ti porterò a vagare per la città
e poi nella notte della mezzanotte
ci fermeremo al bar della luna
e tu prenderai la tua cioccolata
ed io la mia camomilla con i papaveri.
Ah siamo una bella coppia io e te
tu non conti i miei anni
ed io volo nel vento
e mi lascio stregare dai tuoi occhi velati
di allegria e malinconia
e mi cullo tra le tue parole.
Una cioccolata per te con i biscotti
della nonna
e una camomilla per me.
Basteranno per fermare la nostra corsa verso l'amore?
Tu non vuoi amarmi ed io si.
Sorridi?
Sorridiamo e godiamoci queste stelle
che precipitano nel silenzio della notte.
Ti accompagnerò appena sarà giorno.
Vedi come stiamo bene insieme?
Basta una cioccolata per te
e una camomilla per me.
E poi un sorriso.
Siamo sicuri che possa bastarci?
Baciami e di carezze straziami.
Straziami e di baci tuoi non sarò mai sazio”.
Ecco, caro lettore, ti consegno ancora questa nuova storia.
Cerca di capire ciò che io non ho capito.
Cerca di capire ciò che ho voluto dire.
Cerca di cattura l’inverosimile.
Gli alchimisti riusciranno sempre a leggere le stelle… perché sono mistero e magia…
Ed ora buona vita, caro lettore, a te!
Cercami quando io ti troverò e trovami quando io ti avrò cercato.
In questo sempre mio e tuo e nostro. Mia danzatrice nuvola rosa ed io deserto da amare.
Ci sono giorni che racconto.
Ci sono giorni che ascolto.
L'orizzonte a volte si dissolve nelle nebbie della notte.
Ci sono pensieri. Le parole taciute diventano una feritoia per cercare di entrare nelle stanze della vita.
La vita che resta ha la clessidra costante della malinconia.
Tutto è crepuscolo.
Smette di essere meriggio nel momento in cui le sfumature dei colori prendono il sopravvento. Siamo inventati nei colori.
La vita che muore che colore dovrebbe avere?
Mi chiedo spesso ciò. Impasto intanto sabbia di deserto e terra di paese.
I nostri paesi sono un vocabolario esistente di nostalgie che si affollano tra i giorni.
Sempre c'e' una vita che resta e non si riesce più a catturare e una vita che si attraversa. La via che si percorre è fatta dalla vita che muore.
Ho appena aperto il libro che lascerò incompiuto. Ma io ho tutti libri incompiuti altrimenti non sarei uno scrittore.
Uno scrittore non è uno scrivere. Vive di magie. Ha bisogno di assentarsi per recuperare tutte le assenze che vive nella vita che muore. Si porta nel suo viaggio le immense malinconie fatte di sale e acqua di mare nelle alture del vento.
Gli uomini sono incoerenti al contrario della luna ...
“Ti vengo a prendere stasera all'ora che tu sai
facciamo sotto casa...
ti porterò a vagare per la città
e poi nella notte della mezzanotte
ci fermeremo al bar della luna
e tu prenderai la tua cioccolata
ed io la mia camomilla con i papaveri.
Ah siamo una bella coppia io e te
tu non conti i miei anni
ed io volo nel vento
e mi lascio stregare dai tuoi occhi velati
di allegria e malinconia
e mi cullo tra le tue parole.
Una cioccolata per te con i biscotti
della nonna
e una camomilla per me.
Basteranno per fermare la nostra corsa verso l'amore?
Tu non vuoi amarmi ed io si.
Sorridi?
Sorridiamo e godiamoci queste stelle
che precipitano nel silenzio della notte.
Ti accompagnerò appena sarà giorno.
Vedi come stiamo bene insieme?
Basta una cioccolata per te
e una camomilla per me.
E poi un sorriso.
Siamo sicuri che possa bastarci?
Baciami e di carezze straziami.
Straziami e di baci tuoi non sarò mai sazio”.
Ecco, caro lettore, ti consegno ancora questa nuova storia.
Cerca di capire ciò che io non ho capito.
Cerca di capire ciò che ho voluto dire.
Cerca di cattura l’inverosimile.
Gli alchimisti riusciranno sempre a leggere le stelle… perché sono mistero e magia…
Ed ora buona vita, caro lettore, a te!
Cercami quando io ti troverò e trovami quando io ti avrò cercato.
In questo sempre mio e tuo e nostro. Mia danzatrice nuvola rosa ed io deserto da amare.
Ci sono giorni che racconto.
Ci sono giorni che ascolto.
L'orizzonte a volte si dissolve nelle nebbie della notte.
Ci sono pensieri. Le parole taciute diventano una feritoia per cercare di entrare nelle stanze della vita.
La vita che resta ha la clessidra costante della malinconia.
Tutto è crepuscolo.
Smette di essere meriggio nel momento in cui le sfumature dei colori prendono il sopravvento. Siamo inventati nei colori.
La vita che muore che colore dovrebbe avere?
Mi chiedo spesso ciò. Impasto intanto sabbia di deserto e terra di paese.
I nostri paesi sono un vocabolario esistente di nostalgie che si affollano tra i giorni.
Sempre c'e' una vita che resta e non si riesce più a catturare e una vita che si attraversa. La via che si percorre è fatta dalla vita che muore.
Ho appena aperto il libro che lascerò incompiuto. Ma io ho tutti libri incompiuti altrimenti non sarei uno scrittore.
Uno scrittore non è uno scrivere. Vive di magie. Ha bisogno di assentarsi per recuperare tutte le assenze che vive nella vita che muore. Si porta nel suo viaggio le immense malinconie fatte di sale e acqua di mare nelle alture del vento.
Gli uomini sono incoerenti al contrario della luna ...