Il colonnello Agostino Gaudinieri segna le linea sulla mappa geografica… La sua divisa e i suoi stivaloni
Ho parlato a lungo con Micol e Virgilio.
Con il vento d’estate le parole sono diventate foglie nei giorni che non smettono di camminarmi nella vita. Ma la vita è anima.
La vita è capire. Tentare di capire e guardarsi negli occhi. Sempre con coraggio. Con lealtà. Con il sorriso. Con la bellezza degli sguardi che hanno la meraviglia del bene.
Virgilio è ben consapevole che si porta dentro le radici del nonno. Quelle radici che sono greche e latine ma anche albanesi.
Micol ha la consapevolezza della sua arbereshità. I destini si intrecciano e hanno voce e linguaggi.
Disegno un albero che ha radici e i suoi rami mi conducono a dinastie che sono generazioni. Micol è partita da molto lontano. Lei sa che bisogna avere i documenti per ricostruire una storia che è diventata destino o un destino che si intreccia nelle storie. Ma il vissuto è quello. Il mio, il suo, il nostro.
Quello della famiglia Bruni – Gaudinieri.
Mia madre ascolta, ma non ha più il sorriso. È stata ferita da troppe delusioni.
Io cerco di raccogliere frammenti di esistenza e porto la pazienza che è nella mia tradizione, ma anche nel mio viaggio tra i deserti e il silenzio dei monaci che mi accompagnano senza mai pause.
Bisogna educarsi sempre alla pazienza. La pazienza ci permette di ascoltare senza concedere alla propria voce di sopraffare. È un insegnamento che mio padre mi ha trasmesso.
Ma noi siamo stati e siamo.
Spesso penso allo zio di mio padre. Al colonnello Agostino Gaudinieri. Ho tra le mani documenti che risalgono al 1914 nei quali la presenza dell’allora Tenente dell’esercito Agostino Gaudinieri è già nella storia della Monarchia.
Leggo questi documenti e Virgilio fa l’indifferente mentre Micol è già pronta ad andare oltre con studi ricerche e libri.
Insomma la nostra dinastia segna la storia. Siamo stati, noi fummo e siamo. Non smette di impaginarsi tra le mie vie della pazienza il romanzo di Tomasi di Lampedusa. Ma ci sono racconti che si intrecciano e intrecci che fanno della nostra famiglia un viaggio che va dal Barocco sino ad oggi.
Nonno Alfredo, ovvero Ermete Francesco, e nonna Giulia Gaudinieri ritornano non come eco, bensì con la loro presenza a ricordarci di non dimenticare.
Noi siamo stati greci, latini e arbereshe. Siamo Greci, Latini e Arbereshe.
Virgilio mi guarda, incredulo.
C’è stato un incontro di sguardi segreti tra lui e mio padre.
Micol mi osserva e comprende ciò che ormai mi sfugge. Ma nulla va dimenticato. E non si sfugge. Non bisogna mai fuggire. Bisogna avere il coraggio di restare sempre in trincea.
Ho ritrovato nei magazzini della mia casa di paese una divisa militare e degli stivaloni. Il colonnello Gaudinieri. Non sono soltanto un ricordo. Vanno oltre. I simboli ci parlano.
Come hanno lasciato il segno nelle generazioni che portano il nome di zio Mariano e zia Maria, di zio Adolfo e zia Teresa, di zio Gino e zia Adalgisa, di zio Pietro e zia Gabriella, di mamma Maria e papà Virgilio.
Tutto ha un senso. Credo che proprio questo avere un senso può dare un orizzonte ad una famiglia che è vissuta nel nome della nobiltà e della devozione.
Poi tutto il resto è sgretolamento…
Virgilio custodisce una scritta del nonno Virgilio nella quale si legge che non bisogna arrendersi mai…
Micol mi scrive quello che io non scrivo più…
I cinque fratelli non smettono di disegnare storie nel destino e destini che hanno storie antiche…
Il colonnello Agostino Gaudinieri segna le linea sulla mappa geografica… La sua divisa e i suoi stivaloni…
Ho parlato a lungo con Micol e Virgilio.
Con il vento d’estate le parole sono diventate foglie nei giorni che non smettono di camminarmi nella vita. Ma la vita è anima.
La vita è capire. Tentare di capire e guardarsi negli occhi. Sempre con coraggio. Con lealtà. Con il sorriso. Con la bellezza degli sguardi che hanno la meraviglia del bene.
Virgilio è ben consapevole che si porta dentro le radici del nonno. Quelle radici che sono greche e latine ma anche albanesi.
Micol ha la consapevolezza della sua arbereshità. I destini si intrecciano e hanno voce e linguaggi.
Disegno un albero che ha radici e i suoi rami mi conducono a dinastie che sono generazioni. Micol è partita da molto lontano. Lei sa che bisogna avere i documenti per ricostruire una storia che è diventata destino o un destino che si intreccia nelle storie. Ma il vissuto è quello. Il mio, il suo, il nostro.
Quello della famiglia Bruni – Gaudinieri.
Mia madre ascolta, ma non ha più il sorriso. È stata ferita da troppe delusioni.
Io cerco di raccogliere frammenti di esistenza e porto la pazienza che è nella mia tradizione, ma anche nel mio viaggio tra i deserti e il silenzio dei monaci che mi accompagnano senza mai pause.
Bisogna educarsi sempre alla pazienza. La pazienza ci permette di ascoltare senza concedere alla propria voce di sopraffare. È un insegnamento che mio padre mi ha trasmesso.
Ma noi siamo stati e siamo.
Spesso penso allo zio di mio padre. Al colonnello Agostino Gaudinieri. Ho tra le mani documenti che risalgono al 1914 nei quali la presenza dell’allora Tenente dell’esercito Agostino Gaudinieri è già nella storia della Monarchia.
Leggo questi documenti e Virgilio fa l’indifferente mentre Micol è già pronta ad andare oltre con studi ricerche e libri.
Insomma la nostra dinastia segna la storia. Siamo stati, noi fummo e siamo. Non smette di impaginarsi tra le mie vie della pazienza il romanzo di Tomasi di Lampedusa. Ma ci sono racconti che si intrecciano e intrecci che fanno della nostra famiglia un viaggio che va dal Barocco sino ad oggi.
Nonno Alfredo, ovvero Ermete Francesco, e nonna Giulia Gaudinieri ritornano non come eco, bensì con la loro presenza a ricordarci di non dimenticare.
Noi siamo stati greci, latini e arbereshe. Siamo Greci, Latini e Arbereshe.
Virgilio mi guarda, incredulo.
C’è stato un incontro di sguardi segreti tra lui e mio padre.
Micol mi osserva e comprende ciò che ormai mi sfugge. Ma nulla va dimenticato. E non si sfugge. Non bisogna mai fuggire. Bisogna avere il coraggio di restare sempre in trincea.
Ho ritrovato nei magazzini della mia casa di paese una divisa militare e degli stivaloni. Il colonnello Gaudinieri. Non sono soltanto un ricordo. Vanno oltre. I simboli ci parlano.
Come hanno lasciato il segno nelle generazioni che portano il nome di zio Mariano e zia Maria, di zio Adolfo e zia Teresa, di zio Gino e zia Adalgisa, di zio Pietro e zia Gabriella, di mamma Maria e papà Virgilio.
Tutto ha un senso. Credo che proprio questo avere un senso può dare un orizzonte ad una famiglia che è vissuta nel nome della nobiltà e della devozione.
Poi tutto il resto è sgretolamento…
Virgilio custodisce una scritta del nonno Virgilio nella quale si legge che non bisogna arrendersi mai…
Micol mi scrive quello che io non scrivo più…
I cinque fratelli non smettono di disegnare storie nel destino e destini che hanno storie antiche…
Il colonnello Agostino Gaudinieri segna le linea sulla mappa geografica… La sua divisa e i suoi stivaloni…