Lo sdoppiamento della Soprintendenza e la richiesta del Museo autonomo è una storia antica di almeno 25 anni documentata con Atti e discussioni
(editoriale dell'8 febbraio 2016)
di Pierfranco Bruni
Mettiamo in chiaro subito alcune cose perché credo che ignorare i fatti sia la peggiore visione del contendere. Mi meraviglia come non si possa conoscere la storia parlamentare e politica dello sdoppiamento della Soprintendenza e della utile autonomia del Museo. Di sdoppiamento della Soprintendenza archeologica se ne parla da oltre venticinque anni (cfr. i quotidiani e alcune riviste di archeologia alle quali ho dato anche io un mio contributo) con l’elemento essenziale di un concetto che era quello dello “sdoganamento” della tutela. La Riforma Franceschini nasce intelligentemente da una filosofia moderna del bene culturale.
Addirittura si parlò di tale problema durante il ministero Ronchey, (intorno al 1993) il quale fece un Ordinamento per aprire agli “esterni” un indotto per la vendita di guide e manuali all’interno dei Musei e annunciò ciò in un Convegno a Taranto nella Sala degli Ufficiali Marina Militare (la cosiddetta Legge Ronchey partiva da Taranto ma preannunciava altre modifiche nel ministero).
Successivamente , il primo atto da me compiuto da Assessore e Vice Presidente della Provincia fu quello di proclamare l’Anno della Magna Grecia chiedendo ufficialmente l’autonomia del Museo, portando come esempio addirittura il Museo Egizio di Torino. Ma Taranto si è mai chiesta perché facemmo il Magna Grecia Festival, con attività mitico – archeologiche originali e uniche al Castello di Taranto?
Perché volli fortemente i Convegni, con le relative pubblicazioni, su Carlo Belli (l’inventore vero dei Convegni della Magna Grecia, tutto documentato con lettere autografe da me pubblicate) e la possibile acquisizione del Fondo Belli con l’istituzione della Pinacoteca che le successive amministrazioni fecero naufragare? Perché volli, in prima nazionale, dopo un percorso a Napoli, la Mostra europea sul Futurismo, con Catalogo che resta unico, che andò successivamente a Bari e a Lecce (soltanto successivamente, sic!)? Perché ripresi il Premio, del grande Cosimo Fornaro, gli Ori di Taranto come evento nazionale di cui i maggiori quotidiani d’Italia parlarono?
Perché organizzammo la Mostra su De Chirico e la Metafisica con un intreccio tra arte contemporanea e presenza archeologica con la collaborazione del Museo che ebbe trentamila visitatori in dieci giorni e servizi su Rai Uno? Una Mostra di portata internazionale con un catalogo pubblicato dalla Rizzoli e la collaborazione della Galleria di Brera? Perché portammo avanti il Progetto della Civiltà Rupestre con un legame stretto con il Ministero el’Unesco?
Insomma, la progettualità non è fatta di chiacchiere, pur essendo nei giorni di Carnevale, ma di idee, di progettualità, di percorsi culturali. Perché ottenemmo il Diploma di Laurea in Beni culturali? E perché non venne curato adeguatamente dalle amministrazioni successive?
Credo che un po’ di storia non faccia male a nessuno, storia tutta documentata.
Allora. Sulla base di ciò, io chiesi al Ministro Veltroni e successivamente alla Melandri la possibilità dello sdoppiamento della Soprintendenza con la richiesta ufficiale dell’autonomia gestionale del Museo.
I miei interlocutori sono stati i ministri Veltroni e Melandri (siamo negli anni 1997 – 1999) nella prima fase e, successivamente, il ministro Buttiglione e il sottosegretario Bono e il ministro Rutelli.
Perché chiesi e chiedemmo l’autonomia del Museo? Perché si è sempre puntato alla valorizzazione e alla fruizione del Museo e con il Museo autonomo guardavamo a tutto il territorio (infatti istituimmo il D.U. Beni Culturali a Martina Franca e Grottaglie con collegamenti centrali a Taranto).
O la cultura è progettualità, ovvero Cultura come Progetto ed Economia, o diventa burocrazia.
A metà degli anni Duemila fu presentato una proposta di Disegno di Legge, ai due rami del Parlamento, per la completa autonomia del Museo di Taranto. Su ciò si è molto discusso a Taranto con convegni e conferenze stampa. A presentarlo fu il senatore Semeraro e appoggiato da altri parlamentari. Contrari soltanto l’allora Soprintendente Giuseppe Andreassi, perché aveva ben capito che l’autonomia del Museo avrebbe portato allo sdoppiamento della Soprintendenza e soltanto con lui si aprì una dialettica ampia. La città dove era?
Il tutto è pubblicato anche negli Atti Parlamentari, ma ci sono anche paginate di quotidiani locali che documentano ciò. E allora, mi sembra proprio banale questa contestazione perché la discussione parte da molto lontano (il tutto, ripeto, ben documentato anche attraverso una forte discussione tra me ed Andreassi in un Convegno a Pulsano intorno al 1998 e nel corso della inaugurazione della nuova Mostra degli Ori con un convegno al San Domenico) ed ha sviluppato un ampio dibattito sul piano della dialettica.
Ne parlò anche il sottosegretario Bono inaugurando un convegno della Magna Grecia all’Hotel Delfino. Mi domando come mai sia potuto passare inosservato questo discutere. Non c’è una logica in queste contestazioni di questi giorni. Significa che la città ha dormito nel corso degli anni. Deve recuperare molta dialettica con la capacità di saper guardare al futuro. Perché la cultura si fa con la progettualità e non con le contestazioni a decreti già sottoscritti e consolidati con Atti parlamentari. Franceschini, intellettuale moderno, si proietta nella contemporaneità dei fatti.
Nei quattro anni che ho inaugurato il Convegno della Magna Grecia, come Vice presidente della Provincia di Taranto (1995 – 1999), ho sempre sottolineato la necessità dell’autonomia del Museo e lo sdoppiamento della Soprintendenza con i relativi passaggi parlamentari e giuridici. Il resto non è neppure cronaca, è sterile polemica in un tentativo di protagonismo senza alcun futuro. Qui si conclude il mio discutere.
(editoriale dell'8 febbraio 2016)
di Pierfranco Bruni
Mettiamo in chiaro subito alcune cose perché credo che ignorare i fatti sia la peggiore visione del contendere. Mi meraviglia come non si possa conoscere la storia parlamentare e politica dello sdoppiamento della Soprintendenza e della utile autonomia del Museo. Di sdoppiamento della Soprintendenza archeologica se ne parla da oltre venticinque anni (cfr. i quotidiani e alcune riviste di archeologia alle quali ho dato anche io un mio contributo) con l’elemento essenziale di un concetto che era quello dello “sdoganamento” della tutela. La Riforma Franceschini nasce intelligentemente da una filosofia moderna del bene culturale.
Addirittura si parlò di tale problema durante il ministero Ronchey, (intorno al 1993) il quale fece un Ordinamento per aprire agli “esterni” un indotto per la vendita di guide e manuali all’interno dei Musei e annunciò ciò in un Convegno a Taranto nella Sala degli Ufficiali Marina Militare (la cosiddetta Legge Ronchey partiva da Taranto ma preannunciava altre modifiche nel ministero).
Successivamente , il primo atto da me compiuto da Assessore e Vice Presidente della Provincia fu quello di proclamare l’Anno della Magna Grecia chiedendo ufficialmente l’autonomia del Museo, portando come esempio addirittura il Museo Egizio di Torino. Ma Taranto si è mai chiesta perché facemmo il Magna Grecia Festival, con attività mitico – archeologiche originali e uniche al Castello di Taranto?
Perché volli fortemente i Convegni, con le relative pubblicazioni, su Carlo Belli (l’inventore vero dei Convegni della Magna Grecia, tutto documentato con lettere autografe da me pubblicate) e la possibile acquisizione del Fondo Belli con l’istituzione della Pinacoteca che le successive amministrazioni fecero naufragare? Perché volli, in prima nazionale, dopo un percorso a Napoli, la Mostra europea sul Futurismo, con Catalogo che resta unico, che andò successivamente a Bari e a Lecce (soltanto successivamente, sic!)? Perché ripresi il Premio, del grande Cosimo Fornaro, gli Ori di Taranto come evento nazionale di cui i maggiori quotidiani d’Italia parlarono?
Perché organizzammo la Mostra su De Chirico e la Metafisica con un intreccio tra arte contemporanea e presenza archeologica con la collaborazione del Museo che ebbe trentamila visitatori in dieci giorni e servizi su Rai Uno? Una Mostra di portata internazionale con un catalogo pubblicato dalla Rizzoli e la collaborazione della Galleria di Brera? Perché portammo avanti il Progetto della Civiltà Rupestre con un legame stretto con il Ministero el’Unesco?
Insomma, la progettualità non è fatta di chiacchiere, pur essendo nei giorni di Carnevale, ma di idee, di progettualità, di percorsi culturali. Perché ottenemmo il Diploma di Laurea in Beni culturali? E perché non venne curato adeguatamente dalle amministrazioni successive?
Credo che un po’ di storia non faccia male a nessuno, storia tutta documentata.
Allora. Sulla base di ciò, io chiesi al Ministro Veltroni e successivamente alla Melandri la possibilità dello sdoppiamento della Soprintendenza con la richiesta ufficiale dell’autonomia gestionale del Museo.
I miei interlocutori sono stati i ministri Veltroni e Melandri (siamo negli anni 1997 – 1999) nella prima fase e, successivamente, il ministro Buttiglione e il sottosegretario Bono e il ministro Rutelli.
Perché chiesi e chiedemmo l’autonomia del Museo? Perché si è sempre puntato alla valorizzazione e alla fruizione del Museo e con il Museo autonomo guardavamo a tutto il territorio (infatti istituimmo il D.U. Beni Culturali a Martina Franca e Grottaglie con collegamenti centrali a Taranto).
O la cultura è progettualità, ovvero Cultura come Progetto ed Economia, o diventa burocrazia.
A metà degli anni Duemila fu presentato una proposta di Disegno di Legge, ai due rami del Parlamento, per la completa autonomia del Museo di Taranto. Su ciò si è molto discusso a Taranto con convegni e conferenze stampa. A presentarlo fu il senatore Semeraro e appoggiato da altri parlamentari. Contrari soltanto l’allora Soprintendente Giuseppe Andreassi, perché aveva ben capito che l’autonomia del Museo avrebbe portato allo sdoppiamento della Soprintendenza e soltanto con lui si aprì una dialettica ampia. La città dove era?
Il tutto è pubblicato anche negli Atti Parlamentari, ma ci sono anche paginate di quotidiani locali che documentano ciò. E allora, mi sembra proprio banale questa contestazione perché la discussione parte da molto lontano (il tutto, ripeto, ben documentato anche attraverso una forte discussione tra me ed Andreassi in un Convegno a Pulsano intorno al 1998 e nel corso della inaugurazione della nuova Mostra degli Ori con un convegno al San Domenico) ed ha sviluppato un ampio dibattito sul piano della dialettica.
Ne parlò anche il sottosegretario Bono inaugurando un convegno della Magna Grecia all’Hotel Delfino. Mi domando come mai sia potuto passare inosservato questo discutere. Non c’è una logica in queste contestazioni di questi giorni. Significa che la città ha dormito nel corso degli anni. Deve recuperare molta dialettica con la capacità di saper guardare al futuro. Perché la cultura si fa con la progettualità e non con le contestazioni a decreti già sottoscritti e consolidati con Atti parlamentari. Franceschini, intellettuale moderno, si proietta nella contemporaneità dei fatti.
Nei quattro anni che ho inaugurato il Convegno della Magna Grecia, come Vice presidente della Provincia di Taranto (1995 – 1999), ho sempre sottolineato la necessità dell’autonomia del Museo e lo sdoppiamento della Soprintendenza con i relativi passaggi parlamentari e giuridici. Il resto non è neppure cronaca, è sterile polemica in un tentativo di protagonismo senza alcun futuro. Qui si conclude il mio discutere.