La verità è vivere la libertà. Se la luna ti conduce nelle terre della tua anima, il drago ha il fuoco
di Pierfranco Bruni
di Pierfranco Bruni
Lungo la via del deserto c’è la linea del mare. Tra le maree delle dune che hanno la notte del silenzio c’è la luna che si lascia ascoltare seguendo il serpente che ha gli occhi pungenti e la lingua di fuoco.
Io cammino e cerco di non fermarmi ai divieti di sosta. Il tempo ha sempre stelle per i bugiardi, ma chi porta amore non avrà mai paura perché vive il suo cerchio e conosce gli angoli della piazza, pur giocando al gioco degli echi tra i rimbombi del cerchio.
Gli antichi viandanti seguivano la luna.
Dal suo spicchio alla mezza. E poi oltre la mezza sino a raggiungere la rotondità. Siamo nella geometria.
Anche la morte è una geometria.
Quando la luna scompare il cielo resta solo e le stelle danzano perché riescono ad essere più visibili.
Quando la luna campeggia, le stelle pur numerose sembrano soltanto puntini se riescono a mettersi in mostra, ma è la luna che domina, perché è semplicemente la luna.
Ma la luna sa accettare le sfide. Precipita nel mare. Sa convivere con il vento d’altura. Combatte con le fiamme e sa che bisogna combattere non tanto per vincere, ma per convincere che non ha senso guerreggiare.
Combattere la buona battaglia.
Una volta, tanti deserti fa, aveva un nemico. Si chiamava il Serpente. Poi, strisciando per i suoi luoghi, è riuscito a penetrare nel labirinto, e lì ha incontrato Arianna, ovvero una donna affascinante che camminava a piedi scalzi tra i rovi e tra le acque, e non si chiamava Arianna ma Alba di Sorgente.
Dopo, molto tempo tempo dopo venne chiamata Ari-Anna. Con la faretra e i capelli legati come una giovane donna Apache. Il serpente attraversò tutto il labirinto, ma non poteva restarci intrappolato. Cercò il sole. Ad aiutarlo fu la luna.
Che il dio del Sole sia con te, disse la luna.
Il serpente fu colpito da questa frase. Colpito non intrecciandosi nella spiegazione di una metafora, ma nel vero senso del sentiero che era diventato un argine di fiume che tira diritto verso il mare.
Il serpente cercò la strada per uscire dal labirinto e si trovò davanti ad un falò. Il falò che ardeva con la sabbia del deserto e con le radici delle rose bianche coltivate sino al giorno prima nel Palazzo della nobiltà.
Rimase per ore ad osservare il falò che toccava il vento delle croci che Paolo aveva fatto costruire oltre la luna che era diventata una mezza luna. Ma la luna, quella che aveva accompagnato il serpente lungo il suo viaggio nel labirinto, era sempre luminosa e invidiata dalle stelle.
Dovete sapere che le stelle sono state sempre invidiose della luna perché volevano diventare luna e sono rimaste sempre stelle, meravigliose, straordinarie, guaritrici di incubi e fatate come nelle favole d’Oriente e d’Occidente.
La luna è ben altra cosa e l’invidia non può essere guarita neppure dalle parole di Paolo, ma soltanto dalla saggezza della solitudine che solo i monaci del deserto conoscono quando lasciano la casa di terra e si avviano verso le case di vento o dagli sciamani che sanno leggere nel silenzio le parole troppo vissute e le vanità che hanno il sorriso della menzogna…
Io cammino e cerco di non fermarmi ai divieti di sosta. Il tempo ha sempre stelle per i bugiardi, ma chi porta amore non avrà mai paura perché vive il suo cerchio e conosce gli angoli della piazza, pur giocando al gioco degli echi tra i rimbombi del cerchio.
Gli antichi viandanti seguivano la luna.
Dal suo spicchio alla mezza. E poi oltre la mezza sino a raggiungere la rotondità. Siamo nella geometria.
Anche la morte è una geometria.
Quando la luna scompare il cielo resta solo e le stelle danzano perché riescono ad essere più visibili.
Quando la luna campeggia, le stelle pur numerose sembrano soltanto puntini se riescono a mettersi in mostra, ma è la luna che domina, perché è semplicemente la luna.
Ma la luna sa accettare le sfide. Precipita nel mare. Sa convivere con il vento d’altura. Combatte con le fiamme e sa che bisogna combattere non tanto per vincere, ma per convincere che non ha senso guerreggiare.
Combattere la buona battaglia.
Una volta, tanti deserti fa, aveva un nemico. Si chiamava il Serpente. Poi, strisciando per i suoi luoghi, è riuscito a penetrare nel labirinto, e lì ha incontrato Arianna, ovvero una donna affascinante che camminava a piedi scalzi tra i rovi e tra le acque, e non si chiamava Arianna ma Alba di Sorgente.
Dopo, molto tempo tempo dopo venne chiamata Ari-Anna. Con la faretra e i capelli legati come una giovane donna Apache. Il serpente attraversò tutto il labirinto, ma non poteva restarci intrappolato. Cercò il sole. Ad aiutarlo fu la luna.
Che il dio del Sole sia con te, disse la luna.
Il serpente fu colpito da questa frase. Colpito non intrecciandosi nella spiegazione di una metafora, ma nel vero senso del sentiero che era diventato un argine di fiume che tira diritto verso il mare.
Il serpente cercò la strada per uscire dal labirinto e si trovò davanti ad un falò. Il falò che ardeva con la sabbia del deserto e con le radici delle rose bianche coltivate sino al giorno prima nel Palazzo della nobiltà.
Rimase per ore ad osservare il falò che toccava il vento delle croci che Paolo aveva fatto costruire oltre la luna che era diventata una mezza luna. Ma la luna, quella che aveva accompagnato il serpente lungo il suo viaggio nel labirinto, era sempre luminosa e invidiata dalle stelle.
Dovete sapere che le stelle sono state sempre invidiose della luna perché volevano diventare luna e sono rimaste sempre stelle, meravigliose, straordinarie, guaritrici di incubi e fatate come nelle favole d’Oriente e d’Occidente.
La luna è ben altra cosa e l’invidia non può essere guarita neppure dalle parole di Paolo, ma soltanto dalla saggezza della solitudine che solo i monaci del deserto conoscono quando lasciano la casa di terra e si avviano verso le case di vento o dagli sciamani che sanno leggere nel silenzio le parole troppo vissute e le vanità che hanno il sorriso della menzogna…
Comunque, dove eravamo rimasti?
Il serpente uscito dal labirinto ha incontrato un falò.
Respira così tanto da soffiare sul fuoco e inspira le fiamme. Ma no, il serpente bisogna guardarlo nello sguardo. Ed è allora che si trasforma in drago.
La luna ha sempre amoreggiato con il drago che è ha smentito di essere serpente.
I serpenti, come le stelle, sono invidiosi perché tutti volevano trasformarsi in drago, ma non è possibile. Persino San Giorgio si lanciò contro il drago. Ma oltre le simbologia il drago può vivere nella foresta, ama la solitudine e sa difendere.
Il drago albanese si contrappose ai musulmani chiamati Ottomani.
Omero non smette di raccontarmi i draghi della sua “Iliade”.
Ma la luna?
Certo, se il drago è il fuoco, ovvero la fiamma, la luna è la luce, la vibrante luce che non smette di illuminare le fiamme che toccano le stelle.
Si racconta che mentre le stelle sono invidiose la luna le ha sempre difese.
Si racconta che il serpente diventato drago per restituire alla luna il dono ricevuto ha sempre cercato di bruciare le stelle, ma inconsapevole che anche le stelle hanno un loro fuoco.
Si racconta che camminando al limitare del mare e del deserto un giorno Ulisse incontrò la luna che dialogava con il drago e ascoltò queste parole. “Non avere timore delle onde che ti sfidano, non raggiungeranno mai il tuo splendore o le tue ombre. Tu sei il cammino perché accompagni anche chi non ha cammino”, disse il drago.
“Io non temo perché anche se a volte resto invisibile ho il tuo fuoco che mi illumina e mi fa penetrare il passato che la terra nasconde. So che la terra è madre e per sconfiggere l’invidia deve nascondere la realtà, anche se la verità resiste ad ogni colpo di lancia inferte nel costato”, disse la luna.
Ulisse ascoltò, ma non proferì alcuna parola.
Il drago era il fuoco. La luna la luce. … il viaggio è ancora immenso.
Il serpente uscito dal labirinto ha incontrato un falò.
Respira così tanto da soffiare sul fuoco e inspira le fiamme. Ma no, il serpente bisogna guardarlo nello sguardo. Ed è allora che si trasforma in drago.
La luna ha sempre amoreggiato con il drago che è ha smentito di essere serpente.
I serpenti, come le stelle, sono invidiosi perché tutti volevano trasformarsi in drago, ma non è possibile. Persino San Giorgio si lanciò contro il drago. Ma oltre le simbologia il drago può vivere nella foresta, ama la solitudine e sa difendere.
Il drago albanese si contrappose ai musulmani chiamati Ottomani.
Omero non smette di raccontarmi i draghi della sua “Iliade”.
Ma la luna?
Certo, se il drago è il fuoco, ovvero la fiamma, la luna è la luce, la vibrante luce che non smette di illuminare le fiamme che toccano le stelle.
Si racconta che mentre le stelle sono invidiose la luna le ha sempre difese.
Si racconta che il serpente diventato drago per restituire alla luna il dono ricevuto ha sempre cercato di bruciare le stelle, ma inconsapevole che anche le stelle hanno un loro fuoco.
Si racconta che camminando al limitare del mare e del deserto un giorno Ulisse incontrò la luna che dialogava con il drago e ascoltò queste parole. “Non avere timore delle onde che ti sfidano, non raggiungeranno mai il tuo splendore o le tue ombre. Tu sei il cammino perché accompagni anche chi non ha cammino”, disse il drago.
“Io non temo perché anche se a volte resto invisibile ho il tuo fuoco che mi illumina e mi fa penetrare il passato che la terra nasconde. So che la terra è madre e per sconfiggere l’invidia deve nascondere la realtà, anche se la verità resiste ad ogni colpo di lancia inferte nel costato”, disse la luna.
Ulisse ascoltò, ma non proferì alcuna parola.
Il drago era il fuoco. La luna la luce. … il viaggio è ancora immenso.
In un canto antico si recita:
“Se ancora hai le tenebre negli occhi
Le tenebre sono ombre nella tua anima.
Se il fuoco non ha asciugato il pianto delle tue menzogne
Cercati nel drago che hai sempre allontanato
E che ha nella luna l’immenso del tuo viaggio.
Non chiedere ai simboli di rivelarti il mistero
Perché il mistero è in te.
E se in te è il mistero
Offri in pegno al tuo cuore la luna che non vedi
Ma che ti ascolta.
Perché tra il fuoco e la luce
Non basta l’armonia
Ma la conquista.
Se la tua saggezza è il sapere della vita
Resta ad ascoltare.
Perché soltanto ascoltandoti
Ti conquisterai.
Se il drago è la fiamma che non hai cercato ma ti è dovuta
La luna è ciò che hai cercato e ti ha mostrato che soltanto attraversando il fuoco
Puoi raggiungere il mare.
Non dimenticare mai e perdona sempre.
Se la luna ti chiama ti aspetta.
Se il drago ti parla ti ascolta”.
Mi sono ricordato di questo canto perché nelle notti che vivo come se fossero albe non vedo più il buio.
Ho capito che il buio può essere un’illusione di una geografia dell’esistenza.
Come la morte.
Io posso morire, anzi muoio per me stesso, ma l’apparenza o la scomparsa sono geografie del visibile e dell’invisibile.
Posso esserci e restare assente.
Posso non esserci ed essere presente.
Lo sciamano che incontro spesso, e mi parla con la pazienza che ha ormai smesso il mio passo, mi ha sussurrato:
“Se nelle notti non vedi la luna, non cercarla. Vuol dire che non hai bisogno profondamente della luna.
Se nel buio al quale non credi, una fiamma ti raggiunge vuol dire che il drago che temevi è molto più fedele di chi ha giurato fedeltà.
A proposito.
Non aspettarti fedeltà da chi ti sussurra di essere tuo compagno di combattimenti giurandoti la sua fedeltà.
Chi ti è fedele non dice mai. Resta impareggiabile e sa catturare il tuo respiro da un non respiro.
A volte ti lascia un sorriso negli occhi mentre tu sei vago.
A volte ti trova senza cercarti.
Ma tu sai.
Se la luna ti conduce nelle terre della tua anima. Il drago ha il fuoco. Sei infinitamente solo perché sei impeccabilmente in te.
Questa è la tua libertà.
Se la luna ti ascolta il drago ti vive e tu resti volutamente oltre la realtà”.
“Se ancora hai le tenebre negli occhi
Le tenebre sono ombre nella tua anima.
Se il fuoco non ha asciugato il pianto delle tue menzogne
Cercati nel drago che hai sempre allontanato
E che ha nella luna l’immenso del tuo viaggio.
Non chiedere ai simboli di rivelarti il mistero
Perché il mistero è in te.
E se in te è il mistero
Offri in pegno al tuo cuore la luna che non vedi
Ma che ti ascolta.
Perché tra il fuoco e la luce
Non basta l’armonia
Ma la conquista.
Se la tua saggezza è il sapere della vita
Resta ad ascoltare.
Perché soltanto ascoltandoti
Ti conquisterai.
Se il drago è la fiamma che non hai cercato ma ti è dovuta
La luna è ciò che hai cercato e ti ha mostrato che soltanto attraversando il fuoco
Puoi raggiungere il mare.
Non dimenticare mai e perdona sempre.
Se la luna ti chiama ti aspetta.
Se il drago ti parla ti ascolta”.
Mi sono ricordato di questo canto perché nelle notti che vivo come se fossero albe non vedo più il buio.
Ho capito che il buio può essere un’illusione di una geografia dell’esistenza.
Come la morte.
Io posso morire, anzi muoio per me stesso, ma l’apparenza o la scomparsa sono geografie del visibile e dell’invisibile.
Posso esserci e restare assente.
Posso non esserci ed essere presente.
Lo sciamano che incontro spesso, e mi parla con la pazienza che ha ormai smesso il mio passo, mi ha sussurrato:
“Se nelle notti non vedi la luna, non cercarla. Vuol dire che non hai bisogno profondamente della luna.
Se nel buio al quale non credi, una fiamma ti raggiunge vuol dire che il drago che temevi è molto più fedele di chi ha giurato fedeltà.
A proposito.
Non aspettarti fedeltà da chi ti sussurra di essere tuo compagno di combattimenti giurandoti la sua fedeltà.
Chi ti è fedele non dice mai. Resta impareggiabile e sa catturare il tuo respiro da un non respiro.
A volte ti lascia un sorriso negli occhi mentre tu sei vago.
A volte ti trova senza cercarti.
Ma tu sai.
Se la luna ti conduce nelle terre della tua anima. Il drago ha il fuoco. Sei infinitamente solo perché sei impeccabilmente in te.
Questa è la tua libertà.
Se la luna ti ascolta il drago ti vive e tu resti volutamente oltre la realtà”.