SIAMO ITACESI O TURCHI? OVVERO OLTRE LA MESOPOTAMIA... NELLE CIVILTÀ DISTRUTTE
DI PIERFRANCO BRUNI
La provocazione mi giunge in modo sottile da mio figlio Virgilio. Virgilio come il nonno. Le identità. Le religioni sono distanti mentre il mito cammina tra Itaca e Troia.
La Grecia e la Turchia. Oltre la Mesopotamia. Civiltà distrutte... : L'occidente greco e ortodosso. L'Oriente ottomano musulmano. Chi siamo stati? O chi siamo o cosa cerchiamo?
Siamo figli o eredi di Ulisse o di Enea? Ma Enea non ha radici latine. Troia è turca. I troiani vengono dalla Turchia. Un mondo Ottomano che si è intrecciato in un Mediterraneo che più volte ho definito inclusivo.
Ma inclusivo di cosa? L'ulissismo che è in noi è la lezione della teatralità e quindi della recita e quindi della finzione.
Perché non smettiamo mai di considerarci eredi di Ulisse quando invece a renderci latini, e perciò romani, è stato un erede di una città turca?
Mio figlio mi ha posto davanti ad una riflessione seria, molto seria. Mio figlio è il mio sangue e segue tutto ciò che faccio con silenzio, lo so e mi lancia delle raccomandazioni con il sorrisetto di un musiliano, e parla poco, molto poco e provocandomi mi sfida.
Come me non ha avuto una bella esperienza con i docenti liceali. Ignoranti e supponente i miei. Supponenti e figli della ignoranza i suoi. La criticità è fastidiosa ma per gli spiriti liberi è uno scavo di intelligenza. Non è di questo che voglio parlare anche se tutto si lega nella vita.
Dunque.
Di chi siamo eredi? Il problema è tutto qui. Se siamo eredi dell'isolano siamo portatori di inganno. Il Cavallo di Ulisse è frutto di una intelligenza che partorisce inganni. Inganno il suo studiare come non andare in guerra fingendosi folle.
La follia degli astuti è diventata con Ulisse la bugia degli stupidi. Se ci identifichiamo nella terra di Roma siamo un popolo partorito da Enea che proveniva però dalle fiamme di Troia.
La nostra identità, se tale vogliamo chiamarla, è nella Tradizione. Ovvero è nella Immagine di Enea che si porta la memoria sulle spalle e il futuro accanto tenendolo per mano. Una straordinaria metafora.
Ma insisto sul fatto che Enea non è romano ma Troiano: un dato di grande importanza.
Troia è città grandiosa nel mondo non arabo ma turco. Perché Ulisse, oltre la mitologia, non resta con Calipso? Perché, come inventeranno molto dopo, i precursori di Cristo e Paolo, (Pietro no, era troppo impegnato a rinnegare persino se stesso), ha bisogno che le scritture vengano compiute.
Possono compiersi soltanto se ritornerà alle radici? Ma Itaca è veramente una radice? Penso di sì. Mha! Ulisse lascia nella disperazione prima Circe poi la grandiosa Calipso... Leggiamo questo viaggio con la saggezza oltre la mitologia.
Enea fa di peggio. Didone è la tragedia che diventa suicidio e Cartagine, resta città mediterranea tunisina, distrutta da crolli e fuoco.
Enea attraversa il Mediterraneo, vive le stagioni degli amplessi con Didone e in nome sella profezia va verso una città che si chiamerà Roma.
Allora.
Per capirci un po' bisogna azzerare tutto. Dante porta Ulisse oltre le Colonne. Ma lo fa per anticonformismo. Dante è in grande fingitore. Pascoli gli offre la possibilità di amare Calipso e di viversi immortale. Rifiuta ma torna morto tra le braccia della sciamana.
Che destino... Ovvero che stregoneria, a volte chiamiamo ciò destino...
Noi siamo eredi dell'inganno e figli dell'imbroglio. Enea imbroglia le civiltà. Porta Troia in Occidente. Ulisse ama ritornare perché crede nella vendetta.
Al di là della leggenda o favola di Elena in una guerra tra Grecia e Troia noi con chi avremmo combattuto?
Elena era greca ma la ricordiamo come Elena di Troia... Poi il mondo giudaico cristiano ha fatto il resto...
Il discorso resta aperto... Aspetto, comunque, una nuova provocazione di mio figlio... che come me, quando ero io giovane, legge Brasillach... e osserva con il suo acume e la sua ironia il tempo e sa scavare nel Tempio delle vere Civiltà.
Non quelle raccontate dalla scuola, ma quelle che hanno costruito la grandezza dell'Umanità.
Certo il discorso si impone completamente aperto.
Forse l'unico che aveva capito in parte, nel tempo moderno, gli intrecci tra Occidente ed Oriente è stato quell' uomo, appeso a Piazzale Loreto per i piedi, che, con la allegoria della Spada dell'Islam, aveva cercato di impossessarsi, dico bene impossessarsi, delle civiltà dentro il Mediterraneo per creare la Civiltà come Tradizione delle Nazioni.
L'identità nasce dentro questi intrecci perché fino a quando non riusciremo ad afferrare questi aspetti di una storia non scritta non saremo in grado di far prevalere il diritto ad una appartenenza. Non esistono le storie condivise e neppure la stupidaggini di chi afferma che la storia siamo noi. Parole in libertà nella leggerezza del cretinismo dilagante...
Il resto al prossimo PENSIERO pesante.
DI PIERFRANCO BRUNI
La provocazione mi giunge in modo sottile da mio figlio Virgilio. Virgilio come il nonno. Le identità. Le religioni sono distanti mentre il mito cammina tra Itaca e Troia.
La Grecia e la Turchia. Oltre la Mesopotamia. Civiltà distrutte... : L'occidente greco e ortodosso. L'Oriente ottomano musulmano. Chi siamo stati? O chi siamo o cosa cerchiamo?
Siamo figli o eredi di Ulisse o di Enea? Ma Enea non ha radici latine. Troia è turca. I troiani vengono dalla Turchia. Un mondo Ottomano che si è intrecciato in un Mediterraneo che più volte ho definito inclusivo.
Ma inclusivo di cosa? L'ulissismo che è in noi è la lezione della teatralità e quindi della recita e quindi della finzione.
Perché non smettiamo mai di considerarci eredi di Ulisse quando invece a renderci latini, e perciò romani, è stato un erede di una città turca?
Mio figlio mi ha posto davanti ad una riflessione seria, molto seria. Mio figlio è il mio sangue e segue tutto ciò che faccio con silenzio, lo so e mi lancia delle raccomandazioni con il sorrisetto di un musiliano, e parla poco, molto poco e provocandomi mi sfida.
Come me non ha avuto una bella esperienza con i docenti liceali. Ignoranti e supponente i miei. Supponenti e figli della ignoranza i suoi. La criticità è fastidiosa ma per gli spiriti liberi è uno scavo di intelligenza. Non è di questo che voglio parlare anche se tutto si lega nella vita.
Dunque.
Di chi siamo eredi? Il problema è tutto qui. Se siamo eredi dell'isolano siamo portatori di inganno. Il Cavallo di Ulisse è frutto di una intelligenza che partorisce inganni. Inganno il suo studiare come non andare in guerra fingendosi folle.
La follia degli astuti è diventata con Ulisse la bugia degli stupidi. Se ci identifichiamo nella terra di Roma siamo un popolo partorito da Enea che proveniva però dalle fiamme di Troia.
La nostra identità, se tale vogliamo chiamarla, è nella Tradizione. Ovvero è nella Immagine di Enea che si porta la memoria sulle spalle e il futuro accanto tenendolo per mano. Una straordinaria metafora.
Ma insisto sul fatto che Enea non è romano ma Troiano: un dato di grande importanza.
Troia è città grandiosa nel mondo non arabo ma turco. Perché Ulisse, oltre la mitologia, non resta con Calipso? Perché, come inventeranno molto dopo, i precursori di Cristo e Paolo, (Pietro no, era troppo impegnato a rinnegare persino se stesso), ha bisogno che le scritture vengano compiute.
Possono compiersi soltanto se ritornerà alle radici? Ma Itaca è veramente una radice? Penso di sì. Mha! Ulisse lascia nella disperazione prima Circe poi la grandiosa Calipso... Leggiamo questo viaggio con la saggezza oltre la mitologia.
Enea fa di peggio. Didone è la tragedia che diventa suicidio e Cartagine, resta città mediterranea tunisina, distrutta da crolli e fuoco.
Enea attraversa il Mediterraneo, vive le stagioni degli amplessi con Didone e in nome sella profezia va verso una città che si chiamerà Roma.
Allora.
Per capirci un po' bisogna azzerare tutto. Dante porta Ulisse oltre le Colonne. Ma lo fa per anticonformismo. Dante è in grande fingitore. Pascoli gli offre la possibilità di amare Calipso e di viversi immortale. Rifiuta ma torna morto tra le braccia della sciamana.
Che destino... Ovvero che stregoneria, a volte chiamiamo ciò destino...
Noi siamo eredi dell'inganno e figli dell'imbroglio. Enea imbroglia le civiltà. Porta Troia in Occidente. Ulisse ama ritornare perché crede nella vendetta.
Al di là della leggenda o favola di Elena in una guerra tra Grecia e Troia noi con chi avremmo combattuto?
Elena era greca ma la ricordiamo come Elena di Troia... Poi il mondo giudaico cristiano ha fatto il resto...
Il discorso resta aperto... Aspetto, comunque, una nuova provocazione di mio figlio... che come me, quando ero io giovane, legge Brasillach... e osserva con il suo acume e la sua ironia il tempo e sa scavare nel Tempio delle vere Civiltà.
Non quelle raccontate dalla scuola, ma quelle che hanno costruito la grandezza dell'Umanità.
Certo il discorso si impone completamente aperto.
Forse l'unico che aveva capito in parte, nel tempo moderno, gli intrecci tra Occidente ed Oriente è stato quell' uomo, appeso a Piazzale Loreto per i piedi, che, con la allegoria della Spada dell'Islam, aveva cercato di impossessarsi, dico bene impossessarsi, delle civiltà dentro il Mediterraneo per creare la Civiltà come Tradizione delle Nazioni.
L'identità nasce dentro questi intrecci perché fino a quando non riusciremo ad afferrare questi aspetti di una storia non scritta non saremo in grado di far prevalere il diritto ad una appartenenza. Non esistono le storie condivise e neppure la stupidaggini di chi afferma che la storia siamo noi. Parole in libertà nella leggerezza del cretinismo dilagante...
Il resto al prossimo PENSIERO pesante.