Sono le
famiglie a raccontare la memoria di un paese…
Chi era colui che aveva la tessera N. 1772348 – Fascio di combattimento con data 29 Ottobre 1932 diventato poi antifascista?
Zio Giovannino era partito per le Americhe. Ci sono state sempre partenze nelle famiglie del Sud. Voleva diventare americano…
E la guerra d’Africa era stata lo scenario di Zio Adolfo, il papà di Lidia e di Ermete, dove si era stanziato sino ai conflitti Eritrei del tempo moderno…
Da fascista, allora, si partiva e si rischiava di morire, ma con il Fascismo si conviveva distante dal paese e dentro le viscere del paese.
La mia famiglia era dentro il Fascismo. Orgogliosamente dentro il Fascismo e dentro quel Fascismo che non è stato mai rinnegato né dal nonno Alfredo né da mio padre…
Se ne può parlare senza timori perché ci sono storie che restano nella coerenza delle vite
Quante storie si sono consumate in anni stanchi che sono diventati lontani.
L’America e l’Africa. Restano viaggi e ritorni o soltanto memorie e partenze?
Il paese e chi vi ha abitato, ma le storie si scrivono con la disarmonia delle sensazioni e con il battito, a volte, dei risentimenti… o con la passione che distanzia la ragione e la fede…
Non mi ero mai soffermato a sufficienza su un libro che racconta la storia, ovvero quella microstoria, di San Lorenzo, eppure l’ho studiato attentamente, in anni passati... La leggerezza a volte ci rende fragili e non ci fa entrare nei dettagli…
Leggendolo e rileggendolo, soprattutto in questi mesi, ho capito, ancora una volta, come non devono essere scritti i libri di storia. E ciò mi duole…
Se mancano le storie delle famiglie che hanno fatto un paese un libro ha sempre dei tasselli non solo mancanti ma devianti…
Le famiglie fanno un paese…
Certe famiglie ancora di più.
Giungono all’improvviso i ricordi, quei ricordi che si fanno memoria…
Nel libro che ho studiato, chiosato, riletto non ci sono le storie della famiglie… Appunto…
Come è pensabile… I Marchianò, don Amleto, i Tursi, don Vittorio… i Longo nelle diverse ramificazioni di dinastie… i Bruni – Gaudinieri…
Ci sono ricordi che diventano memorie…
Le famiglie che sono state la centralità di una comunità…
Come è possibile raccontare le avventure di una comunità soltanto con le lotte per la terra? O si fa la storia o si fa altro…
Le famiglie sono anche le abitazioni… Quelle che una volta, in un piccolo paese, si chiamavano i Palazzi…
Già dimenticavo questa borghesia, questo mondo agrario nobile, questo stile di cucire un popolo con la terra e la terra con generazioni sono stati Fascisti e dentro il Fascismo, ma quanti di quelli che poi hanno rinnegato avevano la tessera del PNF anche in San Lorenzo…
Facciamo un giochetto con le carte che mi trovo?
La conta dei Fascisti diventati antifascisti?
Indovina indovinello…
Chi era colui che aveva la tessera Anno XVI E. F. N. 1772348 – Fascio di combattimento di San Lorenzo del Vallo con data 29 Ottobre 1932?
Tessera a firma del Segretario del Fascio di Combattimento del paese ...
Un “personaggio” diventato antifascista, comunista o socialista, al quale gli è stata dedicata anche una via per il suo antifascismo? Ma no?… Bugia…
Gioco con le carte, ma non è una scopa o uno scopone o un tresette…
Forse sì o forse no…
Gioco a recitare finzioni… Siamo in un teatro…
È un gioco, soltanto un gioco…
Chi ci cascherà avrà ragione o torto… o torto e ragione insieme…
Mio nonno si divertirebbe, ma mio padre si incazzerebbe anche se con orgoglio e onore e zio Gino mi direbbe: sono stati tutti fascisti in tempo di fascismi…
Zio Adolfo sorriderebbe divertito e zio Mariano mi direbbe: guaglò, vai a studiare…
Caro Zione, ho studiato e per questo mi permetto di tirare le carte e i documenti che riportano alla verità…
Ma la storia è “vulimu pani…”?
Soltanto?
I tempi mutano e le idee anche, ma la storia si fa con i documenti…
Mio padre continua a raccontarmi e mio Nonno Alfredo ha il riso di quella nobiltà che sembra dire: “Ma lascia perdere…Non ne vale la pena…Tanto siamo oltre i Gattopardi…”.
La storia di un paese si scrive non dimenticando che la verità ha un senso…
Ma mi lascio trascinare dai silenzi
Vorrei restare ad ascoltare la notte in uno scintillio di stelle cadenti. Sul promontorio del castello, a fianco a quell'asilo che è stato il mio asilo, e non esilio, e nel ricordo di suor Maria di cui ho smarrito immagine e somiglianza.
Suor Maria, la ricordo vagamente, che bella figura nell’immaginario…quanto bene ha fatto… Nei pomeriggi dialogava con mia madre, mentre leggeva una rivista che si chiamava “Così”, ed io ero sempre preso altrove mentre inventavo battaglie navali nel mio giardino…
Ci sono destini che contraddistinguono generazioni e pazienze che si lasciano ascoltare…
Zio Gino, in quelle volte che lo incontravo, mi chiedeva: “… Ma tu per chi voti…”. Ed io rispondevo: “Per la mia famiglia…”.
Con Zio Mariano non ho mai parlato di politica ma conoscevo il suo pensiero liberal-democratico…
Mi trovo davanti al mio computer a scrivere, a scrivere, a scrivere di un paese che recita, in un suono cadenzato, partenze e ritorni e poi un andare lento che mi porta chissà dove con negli occhi e nel cuore i cinque fratelli…
O che ci porta chissà dove.
Ma il mio sguardo resta puntato sempre sui volti dei cinque fratelli e di una famiglia che ha legato una antica borghesia ad una nobiltà antica…
San Lorenzo è un'àncora nel porto della mia coscienza. O forse è ancora quella eco della mia conchiglia che porto sempre con me. Non so.
Ci sarà altro tempo per rimettere a posto i ricordi?
Certamente sì, ma ho bisogno, con l’orgoglio della mia eredità, di incasellare le parole del nonno con l’inquieto stupore di un paese che sembra aver dimenticato… Chi sono le Iene o chi sono state le Iene e chi i Gattopardi?
Credo che un libro di spigolature storiche avrebbe dovuto sottolineare con precisione i dettagli e ricostruire il mosaico di una comunità…
Si va sempre oltre ed è come se ascoltassi mio nonno: “…e se tornassimo a trent’anni fa…”.
E questo me lo sussurrava negli anni Settanta ed io rispondevo: “…Nonno non possiamo ritornare né a trent’anni fa né a cinquant’anni fa…Perché siamo figli di un’altra epoca e nelle epoche ci sono trasformazioni…”.
Mi guardava e restava in silenzio.
Faceva un giro intorno a sé e spariva nelle sue stanze. Aveva ragione. Conosceva le radici del paese…
Sono convinto che la solitudine e il silenzio “pagano” meglio delle avventure…
Poi ci sono stati altri giorni, ma la storia non si cancella perché nel momento in cui stai per bruciarla arrivano i documenti che dichiararono un’altra storia…
Ed è sempre così…
È stato sempre così.
I cinque fratelli hanno raccontato storie diverse, nella loro generazione in un Secolo che li ha visti nascere tra i primi ventisei anni del Novecento… e mestieri diversi, ma la nobiltà dei cuori resta nell’eleganza che è stile, pur nei mutamenti e nei passaggi di epoche…
Mio nonno non ha mai rinnegato la sua appartenenza e le storie sono sempre intrecci di vite…
Tutto il resto è una lunga ironia, ma io resto ad ascoltare i cinque fratelli…
Chi era colui che aveva la tessera N. 1772348 – Fascio di combattimento con data 29 Ottobre 1932 diventato poi antifascista?
Zio Giovannino era partito per le Americhe. Ci sono state sempre partenze nelle famiglie del Sud. Voleva diventare americano…
E la guerra d’Africa era stata lo scenario di Zio Adolfo, il papà di Lidia e di Ermete, dove si era stanziato sino ai conflitti Eritrei del tempo moderno…
Da fascista, allora, si partiva e si rischiava di morire, ma con il Fascismo si conviveva distante dal paese e dentro le viscere del paese.
La mia famiglia era dentro il Fascismo. Orgogliosamente dentro il Fascismo e dentro quel Fascismo che non è stato mai rinnegato né dal nonno Alfredo né da mio padre…
Se ne può parlare senza timori perché ci sono storie che restano nella coerenza delle vite
Quante storie si sono consumate in anni stanchi che sono diventati lontani.
L’America e l’Africa. Restano viaggi e ritorni o soltanto memorie e partenze?
Il paese e chi vi ha abitato, ma le storie si scrivono con la disarmonia delle sensazioni e con il battito, a volte, dei risentimenti… o con la passione che distanzia la ragione e la fede…
Non mi ero mai soffermato a sufficienza su un libro che racconta la storia, ovvero quella microstoria, di San Lorenzo, eppure l’ho studiato attentamente, in anni passati... La leggerezza a volte ci rende fragili e non ci fa entrare nei dettagli…
Leggendolo e rileggendolo, soprattutto in questi mesi, ho capito, ancora una volta, come non devono essere scritti i libri di storia. E ciò mi duole…
Se mancano le storie delle famiglie che hanno fatto un paese un libro ha sempre dei tasselli non solo mancanti ma devianti…
Le famiglie fanno un paese…
Certe famiglie ancora di più.
Giungono all’improvviso i ricordi, quei ricordi che si fanno memoria…
Nel libro che ho studiato, chiosato, riletto non ci sono le storie della famiglie… Appunto…
Come è pensabile… I Marchianò, don Amleto, i Tursi, don Vittorio… i Longo nelle diverse ramificazioni di dinastie… i Bruni – Gaudinieri…
Ci sono ricordi che diventano memorie…
Le famiglie che sono state la centralità di una comunità…
Come è possibile raccontare le avventure di una comunità soltanto con le lotte per la terra? O si fa la storia o si fa altro…
Le famiglie sono anche le abitazioni… Quelle che una volta, in un piccolo paese, si chiamavano i Palazzi…
Già dimenticavo questa borghesia, questo mondo agrario nobile, questo stile di cucire un popolo con la terra e la terra con generazioni sono stati Fascisti e dentro il Fascismo, ma quanti di quelli che poi hanno rinnegato avevano la tessera del PNF anche in San Lorenzo…
Facciamo un giochetto con le carte che mi trovo?
La conta dei Fascisti diventati antifascisti?
Indovina indovinello…
Chi era colui che aveva la tessera Anno XVI E. F. N. 1772348 – Fascio di combattimento di San Lorenzo del Vallo con data 29 Ottobre 1932?
Tessera a firma del Segretario del Fascio di Combattimento del paese ...
Un “personaggio” diventato antifascista, comunista o socialista, al quale gli è stata dedicata anche una via per il suo antifascismo? Ma no?… Bugia…
Gioco con le carte, ma non è una scopa o uno scopone o un tresette…
Forse sì o forse no…
Gioco a recitare finzioni… Siamo in un teatro…
È un gioco, soltanto un gioco…
Chi ci cascherà avrà ragione o torto… o torto e ragione insieme…
Mio nonno si divertirebbe, ma mio padre si incazzerebbe anche se con orgoglio e onore e zio Gino mi direbbe: sono stati tutti fascisti in tempo di fascismi…
Zio Adolfo sorriderebbe divertito e zio Mariano mi direbbe: guaglò, vai a studiare…
Caro Zione, ho studiato e per questo mi permetto di tirare le carte e i documenti che riportano alla verità…
Ma la storia è “vulimu pani…”?
Soltanto?
I tempi mutano e le idee anche, ma la storia si fa con i documenti…
Mio padre continua a raccontarmi e mio Nonno Alfredo ha il riso di quella nobiltà che sembra dire: “Ma lascia perdere…Non ne vale la pena…Tanto siamo oltre i Gattopardi…”.
La storia di un paese si scrive non dimenticando che la verità ha un senso…
Ma mi lascio trascinare dai silenzi
Vorrei restare ad ascoltare la notte in uno scintillio di stelle cadenti. Sul promontorio del castello, a fianco a quell'asilo che è stato il mio asilo, e non esilio, e nel ricordo di suor Maria di cui ho smarrito immagine e somiglianza.
Suor Maria, la ricordo vagamente, che bella figura nell’immaginario…quanto bene ha fatto… Nei pomeriggi dialogava con mia madre, mentre leggeva una rivista che si chiamava “Così”, ed io ero sempre preso altrove mentre inventavo battaglie navali nel mio giardino…
Ci sono destini che contraddistinguono generazioni e pazienze che si lasciano ascoltare…
Zio Gino, in quelle volte che lo incontravo, mi chiedeva: “… Ma tu per chi voti…”. Ed io rispondevo: “Per la mia famiglia…”.
Con Zio Mariano non ho mai parlato di politica ma conoscevo il suo pensiero liberal-democratico…
Mi trovo davanti al mio computer a scrivere, a scrivere, a scrivere di un paese che recita, in un suono cadenzato, partenze e ritorni e poi un andare lento che mi porta chissà dove con negli occhi e nel cuore i cinque fratelli…
O che ci porta chissà dove.
Ma il mio sguardo resta puntato sempre sui volti dei cinque fratelli e di una famiglia che ha legato una antica borghesia ad una nobiltà antica…
San Lorenzo è un'àncora nel porto della mia coscienza. O forse è ancora quella eco della mia conchiglia che porto sempre con me. Non so.
Ci sarà altro tempo per rimettere a posto i ricordi?
Certamente sì, ma ho bisogno, con l’orgoglio della mia eredità, di incasellare le parole del nonno con l’inquieto stupore di un paese che sembra aver dimenticato… Chi sono le Iene o chi sono state le Iene e chi i Gattopardi?
Credo che un libro di spigolature storiche avrebbe dovuto sottolineare con precisione i dettagli e ricostruire il mosaico di una comunità…
Si va sempre oltre ed è come se ascoltassi mio nonno: “…e se tornassimo a trent’anni fa…”.
E questo me lo sussurrava negli anni Settanta ed io rispondevo: “…Nonno non possiamo ritornare né a trent’anni fa né a cinquant’anni fa…Perché siamo figli di un’altra epoca e nelle epoche ci sono trasformazioni…”.
Mi guardava e restava in silenzio.
Faceva un giro intorno a sé e spariva nelle sue stanze. Aveva ragione. Conosceva le radici del paese…
Sono convinto che la solitudine e il silenzio “pagano” meglio delle avventure…
Poi ci sono stati altri giorni, ma la storia non si cancella perché nel momento in cui stai per bruciarla arrivano i documenti che dichiararono un’altra storia…
Ed è sempre così…
È stato sempre così.
I cinque fratelli hanno raccontato storie diverse, nella loro generazione in un Secolo che li ha visti nascere tra i primi ventisei anni del Novecento… e mestieri diversi, ma la nobiltà dei cuori resta nell’eleganza che è stile, pur nei mutamenti e nei passaggi di epoche…
Mio nonno non ha mai rinnegato la sua appartenenza e le storie sono sempre intrecci di vite…
Tutto il resto è una lunga ironia, ma io resto ad ascoltare i cinque fratelli…