Teodoro Fiordiluna
Audaci imprese non so cantar
di Pierfranco Bruni
Audaci imprese non so cantar
di Pierfranco Bruni
1. Fu un riandar tra nuvole nel perso ciel acquistando un lagrimar di parole
e la tua vista altrui veduta nella luna specchiata ha di mare gli occhi.
Oh gentile donna a guerreggiar non ci fa onore
e a morir d’amore è vacuità se la vita è un tratteggiar di avventure.
2. Il senno or perduto par nascosto nel cuore tuo
ma a scintillar le notti non hanno stelle
et io rappreso come cavallo fuggito
non ho dimora se l’amore tuo a me non è dovuto.
3. Il mar ha rumore di scaglie di dura pietra
dove le onde infrangon tristezze.
Non ho illusioni pie e speranze neppure
se lo sguardo tuo il mio non lo ha veduto.
4. A processar parole e diniego io non ho color di giorni
ma di giorni a rimembrar solitudini restano scavi e ferite.
D’amor ho raccolto la voce tua
per conservar il suono oltre la morte mia.
5. Imparar dagli dei è faccenda antica ma agli dei io rivolgo il pensar mio per te
allodola di un bel paese giocondo nella meraviglia di un silenzio vermiglio
nel mio cuore custodito da sera a mane.
Sulle tue labbra sillabe che io più non udrò.
6. Impetuose parole nel lascito del tempo
per la troppa fretta di un amor impaziente
che il cuor non rinfranca
per un gesto di disunita passione.
7. Il cavallier disarcionato non ha corse
e il freddo ha rattrappito anima e mani
per un perduto amor che ha bellezze stanche
per troppe pene nel greve peso di un esister.
8. Il soffiar dei venti volge poscia alla notte.
Donzelle danzan per spaziar il tempo.
Il tempo ha bianche le vele di lontananze superflue.
Amor la città del cuore tuo ha destini che io non ho.
9. Sonno d’Oriente silente nei silenzi.
A lavar il mare il pianto mai persuaso.
Sale di terra asciuga le membra.
Il volto rugato è nel triste gemere della solitudine.
10. Io straniero e naufrago sul legno in porto.
Giorni trascorsi come ventura in mare.
Correndo tra coste il mio levante infinito è smarrito.
Gente d’Enea e d’Ulisse a soffiar sulla mia bocca.
11. Ch’andar oltre il mare è ventura o sventura io non so.
Notti a rumoreggiar con lo cerchio.
Ah luna mio unico desir ma l’amore suo non guadagnai.
Audaci imprese io amai ma non cantai.
12. Chete le mie parole a Dio affannai.
Volsi il mio guardar altrove
e giunto presso il fuoco
gli occhi afflitti di baglior si persero.
e la tua vista altrui veduta nella luna specchiata ha di mare gli occhi.
Oh gentile donna a guerreggiar non ci fa onore
e a morir d’amore è vacuità se la vita è un tratteggiar di avventure.
2. Il senno or perduto par nascosto nel cuore tuo
ma a scintillar le notti non hanno stelle
et io rappreso come cavallo fuggito
non ho dimora se l’amore tuo a me non è dovuto.
3. Il mar ha rumore di scaglie di dura pietra
dove le onde infrangon tristezze.
Non ho illusioni pie e speranze neppure
se lo sguardo tuo il mio non lo ha veduto.
4. A processar parole e diniego io non ho color di giorni
ma di giorni a rimembrar solitudini restano scavi e ferite.
D’amor ho raccolto la voce tua
per conservar il suono oltre la morte mia.
5. Imparar dagli dei è faccenda antica ma agli dei io rivolgo il pensar mio per te
allodola di un bel paese giocondo nella meraviglia di un silenzio vermiglio
nel mio cuore custodito da sera a mane.
Sulle tue labbra sillabe che io più non udrò.
6. Impetuose parole nel lascito del tempo
per la troppa fretta di un amor impaziente
che il cuor non rinfranca
per un gesto di disunita passione.
7. Il cavallier disarcionato non ha corse
e il freddo ha rattrappito anima e mani
per un perduto amor che ha bellezze stanche
per troppe pene nel greve peso di un esister.
8. Il soffiar dei venti volge poscia alla notte.
Donzelle danzan per spaziar il tempo.
Il tempo ha bianche le vele di lontananze superflue.
Amor la città del cuore tuo ha destini che io non ho.
9. Sonno d’Oriente silente nei silenzi.
A lavar il mare il pianto mai persuaso.
Sale di terra asciuga le membra.
Il volto rugato è nel triste gemere della solitudine.
10. Io straniero e naufrago sul legno in porto.
Giorni trascorsi come ventura in mare.
Correndo tra coste il mio levante infinito è smarrito.
Gente d’Enea e d’Ulisse a soffiar sulla mia bocca.
11. Ch’andar oltre il mare è ventura o sventura io non so.
Notti a rumoreggiar con lo cerchio.
Ah luna mio unico desir ma l’amore suo non guadagnai.
Audaci imprese io amai ma non cantai.
12. Chete le mie parole a Dio affannai.
Volsi il mio guardar altrove
e giunto presso il fuoco
gli occhi afflitti di baglior si persero.
13. Vidi bandiere d’aurora nascer nel vento di luce.
Non usai armi per amore e tanto so
che per amor armi non son solite.
A gittar ancore fui pronto ma il mare altro e altrove mi portò.
14. Audaci imprese lo cor mio ha gittato al mar
e amor che ti portavo nel vento fuggito.
Giammai tra mani e senno potrò custodir
il pianto tuo tradito dal mio fuggir.
15. Ad amoreggiar non fu lungo il tempo
se le parole tue abbiano in me lasciato lo scorticar del dolore
sul viaggiar delle miserie umane
che a nobilitate sorte non fu.
Angelica non dea ma novella amante di Medoro
che mai fuggì e speranza volle a disdegnar Orlando
che furioso d'amor folle
giunse a respirar lune e ciel.
Temporal di mare e cristiani e saraceni
di sangue dipinsero acque mai chete
nella leggenda che non fu d'Oriente
magia non assopita.
Orlando combatter di pugna in terra sacra non poté
per vincitor che non fu d'amor perso
e luce Angelica portò sino a fuggir
con l'amante suo sul sogno che si avverò.
Amoreggiar e armeggiar ma di cuore e di bocca
Angelica e Medoro si unirono.
… ma io l’audaci imprese che volli ascoltar
non ebbi fortuna a cantar.
Non usai armi per amore e tanto so
che per amor armi non son solite.
A gittar ancore fui pronto ma il mare altro e altrove mi portò.
14. Audaci imprese lo cor mio ha gittato al mar
e amor che ti portavo nel vento fuggito.
Giammai tra mani e senno potrò custodir
il pianto tuo tradito dal mio fuggir.
15. Ad amoreggiar non fu lungo il tempo
se le parole tue abbiano in me lasciato lo scorticar del dolore
sul viaggiar delle miserie umane
che a nobilitate sorte non fu.
Angelica non dea ma novella amante di Medoro
che mai fuggì e speranza volle a disdegnar Orlando
che furioso d'amor folle
giunse a respirar lune e ciel.
Temporal di mare e cristiani e saraceni
di sangue dipinsero acque mai chete
nella leggenda che non fu d'Oriente
magia non assopita.
Orlando combatter di pugna in terra sacra non poté
per vincitor che non fu d'amor perso
e luce Angelica portò sino a fuggir
con l'amante suo sul sogno che si avverò.
Amoreggiar e armeggiar ma di cuore e di bocca
Angelica e Medoro si unirono.
… ma io l’audaci imprese che volli ascoltar
non ebbi fortuna a cantar.